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venerdì, Aprile 26, 2024

Rispetto per Gigi. Nell’inferno delle cremazioni di Roma anche il senatore ischitano Gigi Covatta.

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La moglie ha provato a chiedere aiuto al sindaco di Forio, Francesco Del Deo. Ma non ha potere…

IDA TROFA | Anche Gigi Covatta, il senatore foriano, precipita nella tragedia delle mancate cremazioni a Roma. La moglie ha chiesto aiuto al sindaco di Forio. Ma neppure Del Deo, con una promessa ordinanza, è riuscito nell’impresa. La burocrazia non consente interferenze: il comune di Roma ha già assegnato la salma. Il caos cimiteri a Roma è una vergogna nazionale e di un paese che non dà pace nemmeno ai morti. Riposare in pace non è permesso a causa di iter burocratici infiniti e le autorizzazioni per la cremazione dei defunti arrivano dopo mesi di attesa. Ha fatto parlare la denuncia sui social del deputato Pd, Romano, che attende da due mesi la sepoltura del figlio. Il grido di dolore di Romano, in realtà, mostra una realtà vergognosa che esiste da troppo tempo e coinvolge migliaia di famiglie in lutto. Ed in questo inferno è finito anche un ischitano illustre. Il racconto della vedova Nicla al Corriere della sera

Il dirigente del Psi è scomparso il 18 aprile e la vedova di Covatta in una breve intervista al “Corriere della Sera” racconta come il senatore temeva che gli succedesse.
«L’idea di rimanere con il corpo appeso non gli piaceva. Voleva farsi cremare. Giorni fa, guardando il tg, è inorridito davanti alle bare accumulate». Non sapeva ancora che quella sarebbe stata la sua sorte, Luigi Covatta, storico dirigente socialista scomparso a 77 anni. La moglie Nicla, vive un calvario simile a quello di Andrea Romano e ha provato a chiedere aiuto al sindaco di Forio, Francesco Del Deo. Forio è il comune natio del senatore e qui che voleva finire la sua vita e il suo eterno riposo.

Cosa è successo?
«Quando è morto, lo hanno portato al cimitero di Prima Porta, dove ci hanno detto che per la cremazione servono 15 giorni. Poi ci hanno richiamato e ci hanno detto che non c’era più posto. Lo hanno portato al Verano, dove i tempi per la cremazione sono a perdere. Ma sono diventati due mesi».

Ora giace in un deposito.
«Quando ho visto la foto delle bare sono andata nel panico. Volevo spostarlo altrove, ma quando il Comune prende in carico un corpo è sequestrato. Per il certificato di decesso passano molti giorni. All’Ama mi hanno detto che molti sono in malattia e in smart working, quindi tutto è rallentato. Per andare altrove serve un certificato di espatrio. Altri giorni. Il corpo rimane appeso. Ho chiesto aiuto».

A chi?
«Al sindaco di Forio d’Ischia, dove è nato. Lui mi ha detto: faccio un’ordinanza e me lo vengo a prendere. Ma nemmeno lui riesce. Anche Emanuele Macaluso è morto a gennaio e l’hanno tumulato solo l’altro giorno».

Come affronta questa situazione?
«Ripenso a quello che mi disse Luigi guardando la tv. Per lui la morte non esisteva. Ma era inquieto. Si era fatto l’idea di uno scontro tra Ama e Raggi, di dipendenti in malattia, di ricatti, mazzette. Mi dicono: mettiti l’anima in pace. Manco per niente. I morti devono avere degna sepoltura. Per loro e per chi rimane vivo. Mi è venuta in mente Antigone. E il carretto dei morti di peste del Manzoni».

Il fatto
All’interno dei cimiteri romani, come è dato apprendere dalle cronache capitoline, permangono intorno a due mila cadaveri in attesa che vengano cremati. Il motivo per cui si verifica questa sosta incredibile dei cadaveri è che nel comune di Roma, a differenza di tutti gli altri comuni italiani, l’autorizzazione alla cremazione ha un percorso burocratico particolarmente complesso. La norma italiana dispone che l’autorizzazione alla cremazione venga rilasciata direttamente dal comune, dall’ufficiale di Stato Civile. Nel comune di Roma invece di procedere presso l’ufficiale di Stato Civile, si procede presso il gestore del cimitero, cioè presso Ama. Anche questo avrebbe fatto fallire la missione di Francesco Del Deo di riportare ad Ischia il corpo di Covatta.

Il gestore del cimitero di Roma riceve la domanda, che viene analizzata e viene fatta l’istruttoria per risolvere tutti i problemi legati alla domanda. Una volta completata l’istruttoria, questa passa al comune. Il comune rianalizza la pratica, dopo di ché si concede l’autorizzazione. Questa autorizzazione ritorna al gestore del cimitero che comunica al richiedente l’ottenuta autorizzazione. Questo circolo vizioso dura oltre un mese e non conclude l’operazione, perché le ceneri della cremazione, come è emerso dalle dichiarazioni dell’onorevole Romano, invece di essere consegnate tempestivamente al diretto interessato per la loro collocazione all’interno del cimitero, non si sa come mai, attendono 20-30 giorni per essere riconsegnate.

La disorganizzazione e la malamministrazione non risparmia neanche i morti.
I depositi di cadaveri sono intollerabili perché costituiscono anche un problema di natura igienico-sanitaria oltre che morale ed umano. Mantenere in un deposito 800-900 cadaveri che sono sottoposti a processi decompositivi naturali costituisce un rischio di natura igienico-sanitaria particolarmente pesante. Non si può più attendere anche per le famiglie costrette al dramma nel dramma, costrette per mesi a rivivere oltre il lutto, le ansie per la sorte dei propri cari. Una vergogna pubblica, manifesta al punto da divenire indecente.

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