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martedì, Maggio 7, 2024

Clementina e il Castello | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 26 aprile 2024

Ritengo di aver sempre avuto un ottimo rapporto con Clementina Petroni e non solo per aver rispettato il cane per il padrone, visti i rapporti di affetto, stima e neppure troppo lontana parentela per parte di madre con i compianti Antonio e Gabriele. Ho sempre cercato di darle ascolto, restando disponibile a raccogliere e valutare con pazienza le sue veementi rimostranze verso il mondo intero; ma anche a criticarla allorquando, all’epoca dei famosi ricorsi amministrativi, si ostinava a transitare sfacciatamente in auto nel bel mezzo dell’isola pedonale per andare a parcheggiare “sotto casa” (alias, “sotto ‘u Castiello”). 

Clementina vive da sempre con estrema passione il suo ruolo di “castellana” dell’itinerario di Levante ed è quindi comprensibile che sia sempre attentissima a ciò che riguarda il “Castello”; ma è chiaro che al perenne contrasto con gli eredi di Gabriele Mattera da tempo si aggiunge, a mo’ di buon peso, la condizione di “esodata” dalle stanze dei bottoni, a cui ha accesso solo il figlio Giovanni, che in modo giusto o sbagliato che sia agisce da proprietario secondo la sua testa.

Questa considerazione era doverosa per chiarire che nulla avevo e nulla ho in particolare contro Clementina. Tuttavia ritengo che ancora una volta ella si sia lasciata prendere la mano oltre il dovuto pur di cercare un po’ di visibilità per il suo eterno rancore. E’ vero: parlando con Karin e Nicola Mattera a fine agosto scorso, mi fecero intendere che forse qualcosa stava cambiando nelle intenzioni di Giovanni Mattera (figlio di Clementina e Antonio) rispetto alla destinazione di quel che resta del Nausicaa e del Castillo; e anche la semplice speranza che quello schiaffo alla nostra storia e al nostro paesaggio potesse finalmente terminare mi diede immensa gioia. Che colpa ne avrei io se mi fosse stata detta una bugia? Nessuna. Proprio come nessuna colpa avrebbe Clementina qualora si scoprisse che il figlio Giovanni, se invece mi fosse stata detta la verità, avesse raggiunto un accordo con il cugino e ancora una volta senza interpellare sua madre. Avrebbe forse fatto meglio, Clementina, piuttosto che tentare invano di smontare le mie modeste opinioni, a provare a chiedersi una buona volta come mai le riesca così difficile andare d’accordo col prossimo.

Concludo: non sono un proprietario del Castello Aragonese ma lo sento mio come e più di un familiare e godo quando ascolto i magnificat dei turisti che lo hanno visitato. Perciò spero vivamente -ribadisco- che certe diatribe lascino il campo a proposte serie affinché l’isola intera, Clementina compresa, possa celebrare adeguatamente, da qui a poco meno di due anni, il suo simbolo per antonomasia.

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