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venerdì, Aprile 26, 2024

Luca Di Spigna, nu Piezz ‘e core

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«Da raccattapalle al “Mazzella” alla gara del San Paolo contro il Portici, quante emozioni! La vittoria della Coppa regionale e la promozione in D i momenti più belli»

Giovanni Sasso | La sempre più probabile interruzione dei campionati dilettantistici, potrebbe far felice uno dei calciatori isolani più stimati: Luca Di Spigna. Il centrocampista, 34 anni compiuti il mese scorso, prenderebbe tre piccioni con una fava: salvezza del Barano (squadra in cui milita attualmente), salvezza del Real Forio (la squadra del proprio paese) e promozione dell’Ischia (il club a cui è più legato, oltre ad aver vinto di più). Uno degli anni più tristi della storia contemporanea, calcisticamente parlando potrebbe produrre dei risvolti positivi. Il vecchio adagio “Non tutti i mali vengono per nuocere” calzerebbe a pennello. Luca, con la franchezza che lo contraddistingue – per tale motivo è ben voluto da tutti ed ha lasciato un bel ricordo dovunque abbia giocato – afferma che «sarebbe una bellissima notizia apprendere della promozione dell’Ischia, che ritornerebbe in una categoria più consona anche se sotto sotto spererei nel doppio salto. Ci sono tante società in difficoltà, anche in serie D. Dopo questo momento di crisi causata dalla pandemia, potrebbero aprirsi tanti scenari nuovi per l’Ischia. Speriamo bene…».

I colori gialloblù sono sempre nel cuore del “Piezz”. Perché è così che Di Spigna viene soprannominato da qualche anno. E non c’è bisogno di traduzione per comprenderne il significato. «In questi giorni di quarantena, mi sento con calciatori di varie categorie tramite la chat dell’associazione guidata da Antonio Trovato – spiega Di Spigna –. Si discute con Fava, Vitiello, Costagliola, Babù, Follera e tanti altri big del panorama campano. Con loro non mancano videochiamate in cui ci scambiamo pareri e opinioni. Da Trovato veniamo continuamente aggiornati, siamo a conoscenza delle situazioni delle varie società. C’è qualcuna che riesce ancora ad essere virtuosa e chi probabilmente getterà la spugna».

Luca Di Spigna è un ragazzo molto sensibile. Sicuramente il suo seppur minimo contributo per regolarizzare la posizione dei calciatori dilettanti, attraverso accordi economici equi, il suo impegno per la causa, sono rivolti alle nuove generazioni. «La realtà è triste ma ciò non toglie che come categoria cercheremo di far valere i nostri diritti, perché anche nelle categorie minori c’è chi vive di calcio, fa dei sacrifici, dedica molto tempo a questo sport come se fosse un lavoro vero e proprio. Sappiamo che alcune società hanno garantito tutte le mensilità ai propri tesserati, altre che sono venute meno, non elargendo i rimborsi che spettavano ai calciatori».

Al momento della sospensione dei campionati, il Barano avrebbe dovuto svolgere i play-out. Pensi che sarà salvezza “diretta” in caso di interruzione definitiva dei campionati?

«Sono convinto che il Barano avrebbe ottenuto comunque la permanenza nella categoria perché stava giocando bene. Eravamo in un ottimo periodo – sottolinea Di Spigna –. Confrontandomi con alcuni colleghi capitani, mi sono reso conto che in caso di interruzione dei campionati, la Lega Dilettanti potrebbe prendere le decisioni più giuste e allo stesso modo semplici. Nel nostro ambiente circolano da diversi giorni ipotesi secondo le quali la Lega Dilettanti potrebbe decretare la promozione delle prime e la retrocessione soltanto delle ultime. In questo caso Barano e Real Forio resterebbero in Eccellenza. In questa categoria, la prima salirebbe e poi seconda terza e forse anche quarta potrebbero essere inserite in una graduatoria per il ripescaggio».

E Ia “tua” Ischia? Se il Barano restasse in Eccellenza, potresti affrontarla nel prossimo campionato?

«A parere mio, se avesse proseguito la stagione, l’Ischia il campionato lo avrebbe “stracciato”. Tuttavia sarebbe un grande onore e un immenso piacere affrontare l’Ischia nella categoria maggiore. Anche se all’Ischia auguro di militare in categorie anche superiori all’Eccellenza, che secondo me gli sta stretta. Con la maglia gialloblù ho trascorso gli anni più belli».

Ti ricordiamo quando sgambettavi al “Calise” con gli Esordienti del Torrione. Poi quella vecchia volpe di “Pesarola” Sasso intuì le tue capacità e passasti al Campagnano.

«Ho iniziato col Torrione, poi sono passato al Campagnano ma a quindici anni ero già dell’Ischia. Ricordo che facevo il raccattapalle al “Mazzella”. Poi su quel campo ci ho giocato con la maglia gialloblù. Come dimenticare la partita del “San Paolo” contro il Portici! Avremmo giocato nello stadio del Napoli, nello stadio di Maradona… La notte non riuscivo a dormire, ero in camera con Ciro Impagliazzo. Mancava per infortunio Gigi Caputo, mister Mandragora doveva scegliere tra me e Ciro Saurino. Alla fine giocò Ciro, ma l’emozione è rimasta tantissima. Tanti i tifosi isolani in tribuna, l’incitamento era percepito nonostante la grandezza della struttura. Andare in un palcoscenico del genere non capita tutti i giorni…».

Parliamo della triste attualità. Come stai trascorrendo questa quarantena che si avvia a terminare?

«E’ una situazione che non mi sarei mai aspettato di vivere. E’ incredibile. In altri tempi ci saremmo incontrati di persona… Approfitto dello spazio che ho all’esterno della casa per fare un po’ di movimento, una corsetta. E’ importante avere anche la mente impegnata. Non mancano i contatti con i familiari e con gli amici. Spero che al più presto tutto torni alla normalità».

Per un “pallonaro” incallito come te, quanto è mancato il calcio in questi quasi due mesi?

«Il calcio manca tantissimo così come il rapporto con le persone. Solitamente di questi tempi stavamo impegnati nell’attività lavorativa, con i campionati alle spalle. Purtroppo per colpa di questo virus, dobbiamo pensare alla salute. Il calcio manca tantissimo. Manca lo spogliatoio, la concentrazione per le partite, la battutina con i compagni…».

Esordio da baby con la maglia dell’Ischia, stagione 2001/2002.

«Una emozione che non si può descrivere. Visti i miei trascorsi da raccattapalle, non vedevo l’ora di coronare il mio sogno! Era la partita contro il Succivo, su un campo fangoso. Durante la notte pensavo al debutto e non chiusi occhio. Mi ricordo che il giovedì precedente, Mandragora mi chiamò dalla Juniores e mi allenai con la prima squadra. Scognamiglio (difensore centrale, ndr) in uno scontro quasi mi ruppe il naso. Anche se sanguinante, ritornai in campo e completai l’allenamento. Mandragora mi ricorda spesso quell’episodio. Infatti la domenica mi premiò, facendomi giocare».

Di Spigna si mette in evidenza nell’Ischia era Goveani (2003/04). Una stagione agrodolce.

«La vittoria della Coppa regionale a Palma Campania, con mister “Carosello” Migliaccio, con quella marea di tifosi in tribuna, non si può dimenticare. Ho conservato gelosamente la maglietta di quella finale contro il Gragnano. Sono tutt’ora in contatto col presidente Goveani, una persona eccezionale che costruì una squadra fortissima: Troianiello, Babuscia, Incitti, Cutolo, Caliano… Ripeto, mi dispiace tanto non aver vinto l’anno prima la gara che era un vero e proprio spareggio contro il Portici al “San Paolo”».

Quella 2005/06 una stagione fantastica, una bella lotta con l’Internapoli. Poi la grande festa al triplice fischio a S.Anastasia ma soprattutto sull’isola.

«In quell’annata giocai tutte le partite. Il trionfo a S.Anastasia ci faceva voltare pagina dopo otto anni in Eccellenza. Che grande giornata! Il rientro a Ischia fu commovente. Avevo tanti amici che giravano dei video, tifosi che ci abbracciavano, anzi erano a dir poco travolgenti. Una volta che il portellone della nave si abbassò, ad un certo punto mi ritrovai senza giubbino, senza borsa… Una bolgia! Arrivammo allo stadio “Mazzella” per la grande festa. Mi vengono ancora i brividi…».

Quando l’Ischia vinse il campionato, Troiano confermò molti giocatori. Il preparatore De Maio come lavoro estivo da svolgere vi diede anche l’attività ciclistica. La società non dava segnali, i tempi si allungarono, forse avresti fatto prima a disputare il Giro d’Italia…

«Ci fu consegnato un programma molto preciso, una tabella da seguire scrupolosamente. Si vedeva che c’era tanta professionalità. Mi ricordo ancora quando mi beccasti a Casamicciola per farmi la foto. Mi impegnavo, ci tenevo molto a debuttare in quarta serie, per continuare a indossare i colori gialloblù che tanto amo. In effetti macinai molti chilometri, quasi quasi ci facevo un pensierino…».

L’infortunio nella stagione 2008/09 condizionò non poco il futuro nell’Ischia.

«Purtroppo non riuscii a superare bene quell’infortunio alla caviglia. In quel periodo ho sofferto tanto. Andai in prestito al Forio».

Da foriano non potevi non indossare la maglia del tuo paese. Cosa si prova?

«Giocare con la squadra del mio paese, insieme a miei amici, è stata comunque un’emozione. Non nascondo che aver giocato con la maglietta del Forio rappresenta per me un motivo di soddisfazione. Sono pur sempre un ragazzo cresciuto a Forio. Sono foriano doc e spero che il Forio faccia sempre bene».

Hai anche militato in altre squadre. Questa stagione sei ritornato a Barano, dove avevi già giocato dieci anni fa, contribuendo alla salvezza degli aquilotti.

«Il primo anno arrivai a Barano di mister Iovine, proveniente dal Procida. Conquistammo una salvezza insperata, battendo il Lacco Ameno nello spareggio. Ricordo la mia discesa per cinquanta metri palla al piede e l’assist per Enrico Di Meglio che quasi allo scadere segnò a porta vuota. Fu il gol-partita. Facemmo una bellissima rincorsa, conclusasi con un piccolo miracolo. Diedi un dispiacere a mister Impagliazzo? Ricordo che quel Lacco era una buona squadra, non era facile vincere. In questa stagione sono stato chiamato da mister Gagliotti che ringrazio, poi è subentrato Gianni Di Meglio che ha dato un gioco alla squadra. Peccato perché talvolta ci è mancata un po’ di cattiveria, molte partite potevano finire diversamente».

Avresti voluto vincere qualcosa in più, militare nei professionisti, o ti ritieni soddisfatto della tua carriera?

«Un piccolo rammarico c’è. Avrei voluto giocare a livelli professionistici. Sono comunque soddisfatto di quello che ho fatto. Accetto la realtà. Considerato il valore di tanti calciatori con cui ho giocato, anche contro, che hanno poi militato in Lega Pro, beh, è logico che resta un pizzico di rimpianto. Ecco, la dico tutta: peccato non aver giocato in Lega Pro con la maglia dell’Ischia!».

Qual è l’esperienza che non avresti fatto?

«In qualsiasi società ho militato, sono stato trattato bene. Come uomo prima ancora che come giocatore, come persona leale e onesta. Questo per me era importante. Un pizzico di delusione nella breve parentesi procidana con Citarelli allenatore. Il direttore Crisano mi voleva a tutti i costi ma giocavo poco e andai via a dicembre».

L’allenatore con cui hai avuto un rapporto migliore?

«Non c’è una domanda di riserva? Mamma mia… Sfogliando l’album dei ricordi, dico Enzo Troiano. Mi ha dato sempre fiducia, mi ha fatto giocare sempre da titolare e alla fine ci siamo tolti anche una grande soddisfazione. Ma non dimentico Ninni Corda, che mi ha trasmesso tanto. Mi avrebbe voluto con lui anche in Sardegna, in categorie importanti. Un allenatore che mi stimava. Ma il mio pallino era sempre quello…». Un “pallino” con due colori: giallo e blu!

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