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sabato, Aprile 27, 2024

Zagor in mostra ad Ischia: intervista all’autore Enzo Troiano

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Anna Lamonaca |Venerdì 7 giugno, presso la Biblioteca Antoniana d’Ischia, Marco Ferrandino ha presentato al pubblico accorso numeroso l’autore-fumettista Enzo Troiano che ha incontrato curiosi ed appassionati esponendo il suo recente lavoro: le tavole di Maxi Zagor n°35 pubblicato per la Bonelli Editore. In occasione di quest’evento abbiamo incontrato il famoso fumettista e l’abbiamo intervistato parlando di fumetti e non solo:

Enzo, com’è andata la presentazione?

La presentazione si è svolta in maniera lineare e tranquilla, Zagor è un fumetto amato. Ho presentato vari lavori ad Ischia nel periodo invernale quando vi è stata maggiore affluenza di pubblico e di studenti, ma anche in questo periodo la sala si è riempita.

Alla presentazione è seguita una mostra:

Le tavole saranno esposte per tutto il mese di giugno in Biblioteca, questa è la 2° mostra che viene fatta sulle tavole di Zagor  dopo quella di Napoli.

Quando hai iniziato ad interessarti al fumetto?

Sin da piccolo disegnavo, ho manifestato questa passione per il fumetto, a 6 anni ritraevo Nick Carter, già negli anni ‘60 rappresentavo dei personaggi che vedevo in televisione infatti a quei tempi seguivo la trasmissione “Fumetti in TV” realizzata con 2 cartoni, uno semi-animato ed un altro a fotogrammi che era Nick Carter.

Nick Carter è stato il tuo personaggio preferito da sempre?

Sì, Nick Carter insieme ad Asterix sono quei personaggi che hanno contraddistinto la mia gioventù,  li ho nel cuore.

Questa passione è iniziata nell’infanzia, ma come si è concretizzata nel lavoro di fumettista?

Tra i 21-22 anni mi occupavo di tutt’altra cosa, lavoravo presso uno studio d’avvocato. Ho studiato ragioneria, nonostante mia madre mi avesse consigliato il liceo artistico, non ho voluto e poi mi sono accorto in ritardo che mi piaceva. Mia madre aveva la passione per l’arte come mio nonno che era un vero artista naif a tutto tondo, uno dei più bravi in Italia, oltre ad essere un grande chef, aveva capacità in molte cose, era un creativo. A 21 anni per una pratica di recupero crediti andai a Roma, a quell’epoca non esistevano i treni veloci, il viaggio durava quasi 3 ore, per intrattenermi comprai un fumetto, non sapevo che sarebbe diventato famoso: Dylan Dog. Pensavo che fosse ambientato nell’800, era la copertina degli “Uccisori numero 5”, m’affascinò. Nel treno incontrai un militare che mi disse che conosceva il disegnatore del fumetto: Claudio Castellini, uno dei più grandi fumettisti italiani. Ora è diventato un mio caro amico. Mi spiegò che i fumettisti dovevano fare dei concorsi e che in Italia si faceva a Prato. Castellini aveva vinto un concorso e poi l’aveva preso l’editore Bonelli. Quando tornai a casa cominciai a disegnare e mostrai i disegni a mia madre e mio nonno. Mio nonno disse:“Non possiamo valutarli noi, siamo la famiglia, dobbiamo mostrarli ad un artista esperto quale Mario Apuzzo un mio amico che vive a Maiori, è un pittore e scultore, deve essere lui a dirti che sei bravo, perché detto da noi non ha senso”. Andai, avevo 22-23 anni con i miei disegni sotto braccio, mi disse che erano belli, che dovevo  continuare, vedeva in me talento. Mio nonno si commosse. Il destino aveva segnato la mia strada nel fumetto.

Hai avuto difficoltà?

Ho avuto tante difficoltà, non ho mai abbandonato, sono caparbio. Castellini e i miei amici hanno iniziato a 16 anni a fare i concorsi di fumetto, mentre io tardi, ho dovuto recuperare per arrivare al loro livello, sia Castellini che Manara per me erano idoli allora ed oggi sono miei colleghi ed amici. Bisogna credere in sé stessi, quando mi dicevano: non sai disegnare, posa la matita, io non ho mai rinunciato.

Ti definisci un creativo?

No, mi pare troppo inflazionata come parola, mi definisco un sognatore. Quando disegno un fumetto sogno, lo immagino, passo giornate a sognare, prima di buttare giù un’idea. Essere fumettisti vuol dire essere sognatori perchè creiamo mondi.

Per quanto riguarda Zagor hai dovuto seguire una linea?

Nel disegnare Zagor ho dovuto seguire una sceneggiatura, muovermi in una gabbia ben precisa. Esistono disegnatori che pur essendo bravi hanno sempre bisogno di una guida. Io devo creare con la mia testa, ho disegnato Zagor, non so se lavorerò ancora per Bonelli, ma so che ho bisogno di realizzare dei miei personaggi. Attualmente sto collaborando con Giochi Uniti un famoso editore di giochi che mi permette di creare dei fumetti che poi diventeranno anche giochi.

Dai importanza al binomio fumetto-gioco?

Sì, a tutto ciò che si accosta al fumetto, alle storie, alla possibilità d’intrattenere i lettori in modo sano e culturale perché nei miei fumetti ho affrontato anche argomenti pesanti ad es: il potere occulto, le guerre ingiuste, i soldati bambino.

Come si fa a parlare di certi temi ostici nel mondo del fumetto?

Il segreto sta nel fatto che so come farlo, realizzo fumetti di fantascienza che hanno delle storie ben precise, con dei personaggi molto accattivanti e sottotraccia inserisco questi elementi di riflessione per il lettore. Ho creato un fumetto “Corea 2945” un successo nazionale,  in 10 anni ha avuto 3 edizioni da 3 editori diversi, non è cosa di tutti i giorni, è un fumetto che leggi d’un fiato con un grande ritmo, ma sottotraccia t’accorgi che tratta tematiche come il traffico di rifiuti tossici e le multinazionali.

Hai una ritualità nel realizzare i fumetti?

Una volta si, adesso non ho tempo, sono una macchina abituata all’esercizio in positivo, creo, penso, è una droga, oltre a Zagor sto realizzando, 2 fumetti con Giochi Uniti. Un conto è fare fumetto, altro è realizzare giochi, mi sono state fatte molte richieste d’illustrazioni, una per un una mostra ad ottobre, inoltre collaboro con un sito che realizza il “Campionato Dei Sogni PES” per far rivivere gli anni ’80 attraverso le moviole. Ho cominciato sul Mattino come vignettista, caricaturista e poi sono diventato fumettista. Ho avuto l’intelligenza di girare l’Italia facendo presentazioni anche in posti piccolissimi oltre a quelli grandi. Sono stato persino a Parigi, dalla più importante galleria fino a Pollenatrocchia a presentare i miei lavori.

Qual è il più bel complimento che hanno fatto sui tuoi fumetti e la peggiore critica?

La critica più stupida fu quella di un editore che vedendo i miei lavori criticò come mettevo insieme il grottesco e il realismo che a lui dava fastidio, credo che chiunque si rapporta al lavoro degli altri, deve mettere da parte il suo gusto personale. Potrei dirne tanti, di gente importante, quelli di Liberatore, di Manara ecc. Una volta Liberatore non voleva vedere i miei disegni perché impegnato, poi ha aperto il mio portfolio e ha lasciato i suoi impegni per dire che erano bellissimi, ma il complimento più bello l’ho avuto da un signore anziano, un collezionista che venne a Lucca, gli feci un disegno live e lui mi disse: “Ho disegni di Buscema, Liberatore e Manara ecc, ma bello come il tuo non me l’ha fatto mai nessuno”. Altro complimento che mi ha onorato è del fondatore di Lucca Comics Claude Moliterni che ha creato a Angouleme il più grande esperto di fumetti al mondo, mi ha scritto una prefazione su un fumetto che quando la lessi e mia moglie lo telefonò e gli disse: “sembra che vi abbiamo pagato”. Mi accostò addirittura ad Hanifa, disse che avevo segnato la mia epoca come questo grande disegnatore e lui rispose: “Io non dico quello che non penso.”

A quale dei tuoi lavori ti senti più legato?

Engaso 0.220, era il quartiere di una città che si trovava su Marte, fu il 1° fumetto seriale, vennero fatti solo 9 numeri da disegnatori diversi, realizzato a Napoli da una casa editrice la Micro Antares, ora non esiste più, è un ricordo a cui sono molto legato perché ero giovanissimo 28/29 anni ero agli inizi e vi erano ragazzi che sono diventati grandi professionisti per esempio i Gemelli Cestaro che fanno Tex, il dottor Giuseppe Ricciardi di Durango e molti sceneggiatori bravi della Bonello, Antonio Cuomo in Francia si occupa di cinema e del sito movieplayer.it. Il più bello forse come disegni e risultato è stato Omega il 1°fumetto realizzato con Giochi Uniti.

Chi sono i tuoi punti di riferimento?

Paolo Serpieri il disegnatore di Asterix, John Buscema della Mrvel, Frezzato e Castellini. Amo i disegnatori giapponesi di cartoni animati e manga per esempio Akira di Otomo e Miyazaki Nausicaa o Satoski con Millennium Actress, Tokio Godfathers, gli anime giapponesi come Ken il Guerriero. Sogno di fare una grafic novel di Ken il Guerriero e con un editore vorremo prendere dei diritti ed ho anche la storia in mente e stiamo studiando come fare.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Blood Lytium, verrà venduto all’interno della scatola del gioco a  Lucca, una storia di 44 pag a colori. Ho usato la tecnica dei pastelli perché l’ho dovuto disegnare in poco tempo. Sto creando al Pc i disegni del gioco. A metà luglio lavorerò ad un fumetto nuovo per Giochi Uniti di cui non posso dire nulla per contratto, hanno i diritti di una cosa importante, dovrò disegnare il fumetto, sperano di venderlo in America. Ho firmato un contratto per 4 anni con Giochi Uniti. Non so se la Bonelli mi chiamerà ancora, non avrei tempo. Per Zagor ho dovuto contenere il mio tipo di disegno, perché loro hanno un disegno standard, invece creare da zero è la possibilità che mi dà Giochi Uniti. Serpieri vide le mie tavole in bianco e nero e poi quelle a colori e disse: “Questo è il vero Enzo Troiano che fa le cose a colori singolari, particolari”. Un onore detto da lui che è un maestro.

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