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sabato, Aprile 27, 2024

Schilardi: «Tutto fermo? E’ colpa dei comuni e dei nuovi assunti»

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Ida Trofa | L’attacco di Schilardi: è tutta colpa dei comuni! Ritardi e omissioni, gli assunti sismici, il potenziamento degli organici è un fallimento, così come l’ordinanza sui “danni lievi”, la numero3.
A Casamicciola 12 assunzioni, 12 flop: atti non prodotti e procedure a rilento. Il commissario per la ricostruzione stigmatizza la lentezza e l’inettitudine degli Enti Locali annunciando che non sarà versato un euro dalla contabilità speciale per la ricostruzione in loro favore persistendo ancora le inadempienze.

“Se gli atti non arrivano le assunzioni che abbiamo garantito e consentito non saranno pagate. Perché, effettivamente, come ha sottolineato la stampa ci sono dei ritardi e non è che per colpa loro dobbiamo essere coinvolti tutti, venendo ritenuti corresponsabili delle omissioni che inevitabilmente si ripercuotono sulla popolazione” ha tuonato l’ex Prefetto intervenuto nell’ambito di “ISCHIA SICURA”, l’iniziativa prevista dal protocollo d’intesa tra il Comune di Casamicciola e l’Ordine degli ingegneri della provincia di Napoli (con il supporto operativo dell’Associazione Ingegneri Ischia) per favorire le attività di formazione professionale degli ingegneri ischitani che ora devono affrontare le fasi di ricostruzione post-sisma, a seguito del terremoto che ha colpito l’Isola Verde il 21 agosto 2017.
Per Schilardi è chiaro “soldi pubblici non saranno sperperati. Siamo su Chiese e scuole. I danni lievi sono stati un flop. Dopo la microzonazione, a ottobre ci sarà un’ordinanza per la ricostruzione pesante”.
Siamo ancora nel libro dei sogni e dello scarica barile.

Confessioni tra istituzioni: Schilardi incontra Lagnese. Sarà CEI VS MIBACT

Schilardi in uno ha tratteggiato la realtà dei fatti, la realtà di una gestione amministrativa degli Enti Locali pessima, incapace di essere produttiva, concerta e credibile, sottolinenando il fallimento di alcune iniziative, quali l’ordinanza per la ricostruzione ed i danni lievi ed un terremoto impantanato sulla ricostruzione pubblica, con le Chiese e le scuole, anch’esse in ogni caso bloccate.
Il commissario nel corso della mattinata ischitana ha infatti incontrato il Vescovo Monsignor Pietro Lagnese per programmare una sorta di ricostruzione dei luoghi di culto dopo la messa in sicurezza curata con il delegato Giuseppe Grimaldi.
Nessuna novità, ma la volontà di portarle almeno allo status quo ante. Insomma ripristinare le agibilità ante sisma (Ing. Luigi Monti docet). Una sorta di riparazione che non tiene conto degli interventi programmati ma solo dei danni, della normativa vigente e degli interventi possibili. E’ già stato fatto con “l’operazione ritorno a casa” voluta dai sindaci nel settembre 2017.
Teatro dell’incontro istituzionale il palazzo vescovile di Ischia Ponte. Lagnese è diviso tra l’affidarsi al MIBACT (altra istituzione sanguisuga catapultata sulle macerie dell’ennesimo terremoto) e gli uffici della CEI.
Al termine del summit ecclesiale è stato stabilito che dovrà essere il Vescovo a dare risposte al commissario sulla volontà di lavorare con il Mibact o fare in modo che la curia agisca direttamente attraverso gli uffici specializzati della CEI come è accaduto nel Centro Italia

Danni lievi flop. A ottobre i danni pesanti. Microzonazione permettendo


Schilardi ha tratteggiato come al solito le cose fatte e quel che si farà. Siamo ancora nel futuribile. Nel farlo, però, il Consigliere di Stato ha parlato del flop danni lievi: “Non ha avuto il riscontro sperato, le istanze non arrivano o almeno arrivano in numero esiguo ed insufficiente”
Parla di piano stralcio per la ricostruzione dopo aver fatto un giro per il rione di basso alla Marina e dopo aver incontrato il Vescovo e di una ipotetica ordinanza per la ricostruzione pesante che sarà varata ad ottobre a conclusione, si spera delle indagini di microzonazione (altra presa per i fondelli).
Solo dopo l’estate, acquisti gli esiti della microzonazione di terzo livello, Schilardi emanerà l’ordinanza afferente l’edilizia privata e le opportunità di indennizzo e ricostruzione.

Manco un condono

Intanto i comuni, a 6 mesi e più dall’entrata in vigore del DL 109 non hanno ancora posto al vaglio le pratiche di condono. Ciò a differenza di quanto dispone la stessa norma per la ricostruzione e da quanto il governo ci chiede per pensare, o almeno illuderci di poter ricostruire. “I comuni – recita la normina ischitana – avevano 6 mesi dall’entrata in vigore della legge per chiudere con una decisione tutti i procedimenti di esame delle istanze di condono ancora irrisolti”.

I numeri del disastro

Si sono grattati la pancia e alimentato i soliti favori sotto banco pensando di poter affrontare senza idee ne visioni la programmazione di una ricostruzione che non c’è.
Con un dato complessivo di 13.946 istanze pendenti nel solo minicratere è un lusso che la popolazione non può permettersi.
E’ l’articolo 25 per la “Definizione delle procedure di condono” che hanno voluto i sindaci e che i sindaci stessi non sanno gestire se non per produrre condoni nuovo e falsi (basta scorrere gli albi pretori di Casamicciola e Lacco Amen nell’ultimo mese per rendersene conto). Infatti, l’art 25 non significa di per sé, come sostenuto da alcuni, che sia presente un condono. Si parla di “definizione delle procedure” che, come vi abbiamo detto e ridetto, riguardano condoni precedenti. 3.506 nel comune di Casamicciola Terme, 1.910 a Lacco Ameno e 8.530 in quel di Forio. Sono questi i numeri di un disastro chiamato condono, sul quale, a tutti i costi, si è voluto fondare la gestione e la soluzione del sisma Ischia.

Piani stralcio di ricostruzione e mini zone aggredibili

“Abbiamo effettuato un piccolo giro per il paese e ci siamo resi conto che c’è l’opportunità di pensare a più piani stralcio per la ricostruzione. Partendo dalle aree dove è più semplice pensare ad una ricostruzione, zone aggredibili più facilmente. Partire dunque prima rispetto ad altre zone che lo sono meno e dove la presenza di più immobili danneggiati vicini ed appartenenti a soggetti diversi richiederebbe certamente di consorziarsi” queste le parole nuove, rispetto ai 18 mesi precedenti dell’ex Prefetto che ipotizza possibilità di intervento e/o pianificazione di ricostruzione. Il problema, però, resta uno ed anche grave: siamo nelle mani di sindaci incapaci di farlo. Saranno loro a dover curare la ricostruzione. E’ previsto, ma non attuato.
“Serve un ordine mentale per lavorare e per aiutarci ad ipotizzare la ricostruzione. Alla microzonazione in atto deve essere accompagna anche la valutazione delle pratiche di condono edilizio perché sono fondamentale per legittimare gli immobili ed accedere ai contributi. Bisogna lavorare con ragionevolezza. Cominciamo dalle pratiche dov’è più facile intervenire con un primo stralcio per la ricostruzione pesante. Quella per i danni lievi e leggeri non sta dando i risultati sperati. Poteva esserci una risposta forse migliore allo stato non possiamo dire che abbia avuto i risultati. Andava fatta ed è stata fatta ma le istanze non arrivano o se arrivano sono in numero ridotto. Anche nell’abito del potenziamento dell’organico davanti al perdurare di inerzie (per il commissario gli assunti con i fondi del terremoto sono incompetenti, ndr) faremo in modo che il danaro pubblico non sia buttato dalla finestra. Chiederemo la sostituzione o il mancato finanziamento se le pratiche necessarie al terremoto non arrivano. Chiederemo conto ai comuni dei ritardi. Non siamo disposti a tollerare ritardi che si ripercuotono su tutti. Gli organi tecnici sono fondamentali. Per la ricostruzione pesante serve una conoscenza tecnica specifica. Mi meraviglia che i cittadini mi pongano domande tecniche amministrative e contabili che non dovrebbe! E’ strano, o meglio non è normale che un cittadino le voglia risolvere da solo. Così, proprio per affrontare questa difficoltà che riguarda la ricostruzione pesante, in autunno intendiamo partire con gli schemi previsti sia nel decreto legge, sia nell’Italia Centrale. Serve fare proselitismo ed informazione tra la gente. Rispetto ad altri terremoto se non siamo alla pari, siamo poco poco più avanti. (praticamente siamo in macerie, ndr). Dovremo inoltre pensare alla delocalizzazione che è prevista e che si può fare con un progetto più invasivo. Ad esempio ci ha detto il sindaco Giacomo Pascale che a Lacco Ameno è possibile”.

Schilardi è spietato: “Se il personale non lavorerà non lo pagheremo! Mettiamo le pile al giocattolo per ripartire. Potete cambiare anche 50 commissari, ma se non lavorate non cambierà niente”
Il commissario è stato lapalissiano parlando di un flop lungo 9 mesi, quasi un aborto “Se il personale non lavorerà non lo pagheremo! L’aumento del personale è stato autorizzato in funzione dei danni e delle famiglie che hanno subito i danni. Sono quattro pratiche e non mi dite che sono tante. Devono imbastire quattro non una enormità dunque devono lavorare e basta, essere concreti e risolvere i problemi andare avanti e dare i risultati. La componete tecnica è fondamentale. Ai sindaci dico andate avanti con le pratiche e collaborare con le istituzioni. I sindaci lo sanno, abbiamo fatto diversi incontri con la Soprintendenza sul problema del condono. Una norma c’è ed è una norma di favore. Non gettiamola alle ortiche. Ci sono aree dove si può lavorare e magari costruiremo 50. Poi in aree dove non ci sia un danno forte, farò un piano stralcio. Non ricostruiremo tutto, ma almeno cominciamo da una parte. Indipendentemente dall’abusivo c’è una quota di legittimo che può essere finanziati. Una quota che deve partire”

Li avete voluti ora dateceli

Il decreto Genova prevede che le istanze di condono ancora pendenti da tre precedenti leggi (del 1985, 1994 e 2003), e relative agli edifici danneggiati dal sisma del 2017, debbano essere risolte entro 6 mesi e, soprattutto, che vengano risolte applicando le disposizioni della legge del 1985.
I commi successivi dell’articolo 25 stabiliscono alcune limitazioni – ad esempio il contributo alla ricostruzione “comunque non spetta per la parte relativa ad eventuali aumenti di volume oggetto del condono” – e un termine di 6 mesi dall’entrata in vigore della legge per chiudere con una decisione tutti i procedimenti di esame delle istanze di condono ancora irrisolti.
Un gap incolmabile una incertezza pesante per chi aspetta di sapere di che morte morire, di sapere quale il suo futuro. Un gap che aumenta grazie all’inerzia palpabile e letale di chi ci (dis)amministra.
Li avete voluti, ora dateceli, abbiamo già fatto troppa indigestione di merda mediatica per attendere oltre.
Senza idee senza un piano senza una via di fuga, invece siamo persi nel nulla cosmico di una politica inetta ed incapace. Questa è la ricostruzione degli ossimori dove gli opposti coesistono. Schilardi afferma, i sindaci negano e nessuno dei due ha ragione. E se questo avviene è perché né il Commissario né i sindaci hanno una visone d’insieme. Siamo Brutti, sporchi e cattivi! E’ uno dato di fatto e lo anche per chi era stato chiamato a sedere sulla poltrona più calda del Cratere.

Un mese e 4 giorni e nessuno sa che fine ha fatto lo “Stato d’Emergenza“


Schilardi non è certo immune da colpe. Con la ricostruzione al palo, Ischia è rimasta anche senza lo Stato di Emergenza. Un mese e 4 giorni dalla cessazione contro legem che ci toglie fondi e sostegno e non sappiamo ancora lo “Stato d’Emergenza” e i 20 milioni di euro della Contabilità Grimaldi che fine abbiano fatto.
Non c’è ancora il trasferimento o il passaggio che Cinquestelle e protezione civile si sono inventati. E’ tutto bloccato. Perdiamo ancora tempo e risorse. C’è l’intesa con la Regione, ma non con il MEF. Saltata l’Ordinanza di trasferimento tra enti individuati Opes Legis il terremoto di Ischia aspetta, ma nessuno se ne fotte. Sindaci in testa.
Si tenta di trovare il modo di contravvenire alla norma per traferire fondi ed interventi al Commissario per la ricostruzione, piuttosto che alla Regione Campania settore Lavori Pubblici. Così, come prevede la legge con la fine, non traumatica, ma consequenziale di uno stato di emergenza. La nostra invece è stata tout court, senza capo né coda, senza rispetto della legge.
Nessun portavoce istituzionale e politico sin qui è stata in grado di rappresentare la storia di questo paese, interessi legittimi di chi ha subito il danno da difendere. Nessuno in grado di rappresentare l’isola nelle sedi opportune. Purtroppo Ischia continuerà a pagare a caro prezzo questo pressappochismo e questa incapacità istituzionale.

www.ildispari.it

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