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sabato, Aprile 27, 2024

Bancarotta “Pegaso”, il pm chiede l’assoluzione per Pietro Russo

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L’attuale presidente dell’Ascom provinciale di Napoli e all’epoca dei fatti presidente della società “Pegaso”, Pietro Russo, ha scelto il rito abbreviato per le ipotesi che lo riguardano in ordine alle accuse di bancarotta fraudolenta dell’azienda che è finita a gambe all’aria. Per le consistenti esposizioni debitorie accumulate durante un arco di tempo abbastanza ampio. Dall’inizio del 2000 e fino a quando non sono stati depositati i libri della società in tribunale. Una scelta per togliersi il fardello di un’accusa pesante, lui che rappresenta di fatto l’organizzazione più importante delle attività commerciali presenti nel capoluogo campano e provincia. Il pubblico ministero Francesco Raffaele, lo stesso che ha coordinato le indagini, nel discutere la posizione del Russo dinanzi al giudice dell’udienza preliminare Miranda, ha concluso con una richiesta di assoluzione per l’imputato. Una conclusione che non tutti si aspettavano, avendo questo stesso pubblico ministero coordinato le attività della Guardia di Finanza e quindi conoscitore di ogni particolare. Una discussione che non si è fermata solo alla posizione del Russo, ma è proseguita nell’analisi delle altre posizioni di quegli imputati che hanno scelto il rito ordinario. E anche alla fine di questo discorso il magistrato inquirente ha voluto escludere qualche capo, chiedendo il proscioglimento e il rinvio a giudizio per tutte le altre ipotesi nei confronti di Francesco Paolo Monti, Salvatore Serpico, Enzo Ferrandino, Oscar Rumolo, Antonio Siciliano, Michele Migliaccio e Domenico Miragliuolo.

Un’udienza camerale costellata da una certezza che la vicenda “Pegaso” si possa risolvere definitivamente se non per tutti, per la stragrande maggioranza degli imputati. Senza passare per il vaglio dibattimentale come richiesto dall’accusa. In virtù delle ultime giurisprudenze della Suprema Corte di Cassazione e della norma del giugno scorso approvata dal legislatore, che delinea meglio le responsabilità di coloro che svolgono un ruolo nell’ambito di queste società, chiedendo di specificare quale è il dolo che emergerebbe nei comportamenti dei singoli soggetti.

Nella requisitoria per l’imputato Pietro Russo il sostituto procuratore Raffaele ha iniziato il suo intervento puntando il dito accusatorio «nei confronti del Comune di Forio per le gravissime responsabilità che ha avuto nei confronti della società “Pegaso” e che l’ha condotta al fallimento» concludendo che «il ruolo del Russo è delimitato nei quindici mesi della sua presidenza e non siamo in quell’alveo che conduce inevitabilmente ad un costante e inarrestabile decesso della società. Il Monti, invece, nella sua qualità di amministratore si sarebbe dovuto opporre alla cessione del ramo d’azienda. Di fronte a soci, nella maggioranza il Comune di Forio, che avevano approvato questa scelta. Così come i membri del collegio sindacale erano consapevoli che nel bilancio fossero state realizzate delle irregolarità. Ritornando al Russo, oltre ad avere un punto ben preciso della responsabilità avuta all’interno della “Pegaso”, abbiamo un altro dato certo: ha approvato di fatto due bilanci. Questi ultimi non sono altro che un corto circuito che si manifesterà nel 2007. Questo dimostra che da parte del Russo non c’è stato dolo e per questo ne chiedo l’assoluzione perché il fatto non sussiste il capoverso di cui all’art. 530».

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