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sabato, Aprile 27, 2024

Frana di Casamicciola, intervento del prof. Ortolani

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Paolo Mosè | Nel processo per l’alluvione di Casamicciola avvenuta il 10 novembre del 2009 e che causò la morte di una ragazza di 14 anni e decine di feriti, è stato sentito in aula il prof. Franco Ortolani, docente universitario ed attuale senatore della Repubblica per il gruppo dei 5 Stelle. Esperto nello studio di fenomeni “naturali” che si sono verificati un po’ in tutta Italia e ciò che si è consumato diversi anni fa a Casamicciola, fu motivo di attenzione del prof. Ortolani, che ha spiegato: «Sono stato sui luoghi dopo la frana e fu una mia iniziativa personale per studiare il fenomeno e successivamente ritornai con i miei studenti. Una curiosità perché era un evento particolare, se si può dire imprevedibile. Stesso sopralluogo lo feci quando si verificò il distacco di parte del Monte Vezzi a Ischia. Questi sono episodi che si verificano allorquando si realizza una potenza della stessa frana ed un volume di massa che precipita a valle e quando questo ha raggiunto l’alveo è diventato insufficiente per assorbire questa enorme massa. Successivamente, e mi riferisco all’anno scorso, ritornai nuovamente sull’isola d’Ischia e la mia attenzione si soffermò nuovamente su quella stessa collina e verificai che emergono elementi di pericolosità che ho immediatamente avvertito i sindaci».
E tornando a ciò che accadde quel 10 novembre, il prof. Ortolani ha precisato che è un «evento naturale e che ha sprigionato una velocità di decine e decine di chilometri. Un evento del genere può essere evitato eliminando detriti e ciò che può essere trascinato a valle, affinché l’acqua da sola possa scorrere liberamente senza portarsi dietro ciò che può arrecare maggiori rischi e defluire tranquillamente. E’ chiaro che per mettere in sicurezza un’area del genere è necessario un intervento di grossa portata per un territorio che è soggetto per la sua conformazione ad eventi del genere».
Il difensore del Comune di Casamicciola quale responsabile civile, l’avv. Luca Migliaccio, ha soffermato la sua attenzione sulla intensità delle precipitazioni, che furono abbastanza copiose prima dell’evento drammatico. Ed il professore-testimone ha aggiunto che la copiosità delle piogge ha reso possibile un evento di tale portata.
In difesa degli altri imputati, l’avv. Genni Tortora ha focalizzato l’attenzione del tribunale sugli interventi per porre in sicurezza una simile zona particolarmente rischiosa. Il prof. Ortolani ha comunque sottolineato di «non sapere quali sono stati gli interventi per la messa in sicurezza, ma comunque per farlo ci vorrebbero centinaia e centinaia di milioni di euro per garantire la sicurezza sul versante di Casamicciola».
Poi c’è un altro aspetto altrettanto significativo che è dimostrato documentalmente e che lo stesso teste ha confermato, che Piazza Bagni non era stata individuata dal Comprensorio di bacino come zona di pericolo e che lo è stata solo dopo le sollecitazioni del prof Ortolani con una correzione del 2010. E cioè dopo l’alluvione di Casamicciola.
Questo processo si può definire concluso con la perizia, con la nomina del consulente da parte del tribunale che ha dato incarico al geologo Roberto Landolfi, che sulla documentazione acquisita a suo tempo sia da parte del pubblico ministero e della polizia giudiziaria che della stessa difesa, dovrà stabilire quali sono state le cause della “frana” con conseguente trascinamento di tutto ciò che ha trovato durante il suo percorso. Tant’è che il tribunale ha chiesto di svolgere indagini tecniche sulle cause che hanno determinato la frana del 10 novembre del 2009; accertare la possibilità che tale fenomeno potesse essere evitato realizzando delle opere pubbliche a protezione dell’alveo e a chi competeva eseguire tali opere. Un bel quesito, senza dubbio, che spetta al consulente geologo. Entro sessanta giorni dovrà chiarire se sussistono penali responsabilità o meno in capo agli ex sindaci di Casamicciola Vincenzo D’Ambrosio e Giosi Ferrandino, l’allora responsabile dell’Ufficio tecnico Silvano Arcamone ed il tecnico Simone Verde, che all’epoca ricopriva la carica di responsabile del procedimento dei lavori per la riqualificazione dell’area soprastante il comune di Casamicciola, Piazza Bagni. I quali sono stati tratti a giudizio per i reati di disastro colposo e omicidio colposo. Per una situazione che si è consumata otto anni e mezzo fa. Le testimonianze che finora sono state acquisite non hanno chiarito del tutto il tribunale, che a conclusione dell’udienza ha specificato che questa perizia del geologo Landolfi è determinante per la decisione finale.
E più in particolare per capire se la condotta degli imputati possa aver “influito” sulla causa della morte della quattordicenne. Tale da indurre il magistrato inquirente all’epoca a formalizzare l’accusa di omicidio colposo: «Perché per colpa, consistita in negligenza, imprudenza e imperizia ciascuno nella rispettiva qualità indicata alla contestazione precedente, e con le condotte omissive ivi descritte, cagionavano la morte di De Felice Anna; in particolare la De Felice trovatasi sulla pubblica via, al verificarsi dell’evento franoso, veniva investita e trascinata dal fiume di fango fino al mare, trovandovi ivi la morte».
Mentre l’accusa di disastro colposo è molto più articolata e si sofferma sugli atti amministrativi prodotti, in particolare sul rifacimento di Piazza Bagni che secondo l’accusa avrebbe di fatto impedito il regolare deflusso della massa d’acqua proveniente dalla collina sovrastante. E la stessa accusa a ritenere che gli alvei sarebbero stati in parte eliminati o comunque resi insufficienti ad affrontare momenti emergenziali. Circostanza, invece, respinta dai difensori richiamando proprio le delibere del Comune di Casamicciola che si riferivano ai lavori di Piazza Bagni, che non interessavano affatto ciò che il pubblico ministero ha adombrato nel richiedere il rinvio a giudizio di ex sindaci e tecnici che si sono occupati di quei lavori.

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