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mercoledì, Maggio 15, 2024

L’isola d’Ischia e la realtà diminuita | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 01 dicembre 2023

Pochi giorni fa leggevo un post su Facebook in cui qualcuno (realmente non ricordo l’autore, non lo faccio per snobismo), pubblicava il programma delle manifestazioni natalizie del Comune di Forio, invocando un senso di unità tra i nostri sei Comuni sulla base del concetto che Forio è pur sempre parte di Ischia, intendendo in questo modo che i vantaggi derivanti da un buon calendario eventi avrà comunque una ricaduta positiva sull’intera Isola.
Plaudo convinto a quest’affermazione, ma al tempo stesso mi rendo conto, che piaccia o no, del fatto che rappresenti una “realtà diminuita”.

Nell’epoca della “realtà aumentata”, il sentimento comune radicato nella nostra comunità isolana è da sempre marcatamente divisivo e campanilistico. Tutto ciò che dovrebbe unire in virtù del comune interesse ricalca invece un’atavica logica egoistica che ci rende pronti a scontrarci su qualsiasi piano. E allorquando si ragiona su quello politico-territoriale, è innanzitutto la cosiddetta “classe dirigente” a dettare, nella maggior parte dei casi, i tempi e i modi per rinfocolare questo senso di divisione e il distinguo del proprio “paesello” rispetto agli altri cinque, trovando ovviamente terreno fertile nell’acriticità, nel senso di gregge e, perché no, nell’ignoranza che alberga dalle nostre parti.

Comune Unico? Ovviamente sì, per quel che mi riguarda. Ma al pari di quando si ventila -giusto per fare un esempio- la speranza di un’amministrazione alternativa a quella disastrosa di Enzo Ferrandino a Ischia, non basta proporre il cambiamento ai cittadini-elettori: o si ha la -vana- speranza di educarlo e guidarlo in tale processo, oppure l’unica strada è quella dell’imposizione, facendoglielo piovere addosso nella convinzione di compiere, attraverso il proprio mandato ad amministrare la cosa pubblica, la scelta più giusta per tutti e decidendo così per loro.

Non sono tra quelli che sostengono lo stereotipo di “democrazia malata”, ci mancherebbe; ma quando, ad esempio, ritorno in Italia da un soggiorno all’estero e dopo aver -magari- assaporato un po’ di educazione e civiltà ritrovo la strafottenza, il disamore e l’egoismo del nostro contesto sociale, comincio a convincermi sempre di più che un governante, a qualsiasi livello, dovrebbe avere a disposizione la facoltà di diventare dispotico quel tanto che basta a farsi rispettare e a ottenere il giusto rispetto per quel che è di tutti.

Chissà che, un giorno, non si riesca ad “aumentare” anche la nostra, di realtà…

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