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mercoledì, Maggio 15, 2024

L’intervista. Salvatore Campilongo: “Ho scritto una parte della storia dell’Ischia Calcio”

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Oggi sulla panchina del Saovia incontrerà il Real Forio: “Serve una vittoria per salvarci. La missione non è impossibile”. Dall’anno dei record in gialloblu (86 punti e scudetto) ad una riflessione sul calcio di oggi: “I calciatori di oggi che giocano in serie D, credo che venti anni fa non si potessero nemmeno mettere le scarpette ai piedi.

Ritorna sull’isola, nelle vesti di allenatore, dopo esattamente undici anni. Salvatore Campilongo, l’allenatore dell’Ischia dei record in Serie D (alcuni del Girone H sono tuttora imbattuti), guiderà il Savoia oggi pomeriggio nel delicato match-salvezza del “Calise” di Forio. Alla vigilia della gara, abbiamo intervistato il carismatico allenatore napoletano che ha scritto una pagina importante del calcio isolano.

Mister Campilongo. Una sfida impossibile delle altre, quella del Savoia in Eccellenza.
“Impossibile? No, è una bella sfida, una sfida importante perché vogliamo consolidare e perché vogliamo fare bene quello che stiamo facendo. Siamo a 30 punti e sappiamo che non ci basta. Dobbiamo fare ancora qualche punto per essere aritmeticamente salvi e sappiamo dell’importanza della partita di sabato così come siamo a conoscenza dell’avversaria che andremo ad affrontare. Una squadra forte che, secondo me, ha sicuramente sbagliato qualcosa e oggi si ritrova in fondo alla classifica. Però c’è da dire che è sempre una squadra strutturata per fare un campionato importante e non si spiega come una squadra che arriva seconda in finale di Coppa Italia oggi abbia solo 27 punti. Il Real Forio è una squadra forte”.

Questo è stato sicuramente un campionato d’Eccellenza falsato in qualche modo dagli eventi Casoria, Aversa e Mariglianese. Diciamo pure che il vostro cammino, in qualche modo, è stato intaccato da queste vicende?
“Sicuramente è stato un campionato strano. Si era partiti che era un campionato di Eccellenza che poteva ambire, sicuramente, ad essere paragonato ad un campionato di serie D di alto livello. Perché ci sono squadre attrezzate come Pompei, Acerra, Puteolana, Nola, Afragolese. Sono squadre che sono partite per disputare un campionato importante e di alta classifica. Nel corso della stagione siano successe tante cose come il ritiro del Casoria e dell’Aversa. È successo quello che non doveva succedere e adesso ci sono tante squadre che si trovano a lottare per la salvezza quando invece ambivano ad altre posizioni di classifica”.

Il tuo arrivo al Savoia ha portato quattro risultati utili consecutivi. Una bella partenza.
“Diciamo che su sei partite, cinque sono andate bene. Abbiamo messo insieme due vittorie e tre pareggi e abbiamo perso l’unica partita a Pompei dove non meritavamo nemmeno di perdere perché ci è stato fischiato un rigore contro inesistente, poi abbiamo pareggiato all’ottantottesimo con un gol regolarissimo e non c’era il fuorigioco che ci ha bloccato sul 2-1. In pratica la partita l’avevamo pareggiata anche se questo non toglie meriti al Pompei che comunque è una grande squadra. Per noi l’importante era fare una partita a viso aperto, giocare alla grande e alla pari con il Pompei e questo è merito dei ragazzi. Da quando sono venuto mi hanno seguito, hanno subito accettato il nuovo corso, hanno creduto nel mio credo di giocare a calcio. Il Savoia è una squadra bella da vedere. Sotto tutti i giovani, una squadra che non si risparmia. Come mister sono contento”.

Sabato sarai ovviamente a Forio, però tu vieni a Ischia. Il cuore batte sempre un po’ di gialloblù?
“Ho grande ammirazione per quello che quest’anno ha fatto e sta facendo l’Ischia e lo dico da uno che ha fatto la storia di questa squadra – spiega Campilongo -. E dico la verità se sostengo di aver fatto un po’ la storia di questa maglia. Quando leggo delle vicende dell’Ischia sono sempre contento. Oggi sono contento perché l’Ischia ha fatto un buonissimo campionato ed Enrico Buonocore insieme a Pino Taglialatela hanno fatto un grandissimo lavoro con una squadra così giovane, con pochi over e con pochi soldi. È stato veramente fatto un lavoro notevole, sono contento per loro”.

Non ci sarà tempo di salutarli perché giocate quasi in contemporanea. Qual è, però, il ricordo più bello della tua esperienza con l’Ischia?
“Sono stato due anni sull’isola e sono stato benissimo. Diciamo che il secondo anno un po’ meno per tante vicissitudini. Però il primo anno… Il primo anno penso che abbiamo fatto qualcosa di straordinario con una squadra che ha fatto 86 punti, miglior difesa del campionato, che vince il campionato con due mesi di anticipo e vince anche lo scudetto. Abbiamo riportato di nuovo il calcio professionistico sull’isola. Abbiamo disputato un campionato strepitoso, vinto dappertutto. La maglia gialloblù è stata veramente onorata e rispettata. Naturalmente questo anche grazie al presidente Carlino che ci ha permesso di vivere quelle due stagioni straordinarie”.

Senza voler fare troppi viaggi nel passato, però, qual è stata la parentesi più brutta che ha vissuto Campilongo?
“Lo dico con grande franchezza e schiettezza, quello che è successo l’anno dopo. È stata una cosa che non meritavo. Perché, poi, alla fine ho sempre cercato di essere un professionista e voi lo sapete. In certe situazioni si sono create delle cose, magari anche dei disguidi, parole riportate che non mi sono piaciute e questo ha fatto degenerare anche un po’ tutto l’insieme. Il rapporto che c’era, però, è acqua passata ormai da molti anni. Alla fine, sono i numeri che parlano e che non possono essere smentiti”

Ha già fatto delle previsioni su questo campionato di Eccellenza?
“Onestamente credo poco ai play off. Credo che Acerrana e Pompei faranno prima e seconda. Uno vince il campionato e l’altra farà i play off anche perché le squadre che stanno dietro, se vogliono aggrapparsi agli spareggi, ad esempio, il Nola deve vincere tutte e quattro le partite e sperare poi che le altre non facciano lo stesso. Secondo me è un po’ difficile, ma voglio dire che tutto può succedere. Alla fine, si vedrà. Il campionato, secondo me, si deciderà con la partita più importante della stagione, ovvero con Acerrana-Pompei: sarà fondamentale per tutte e due. Sarà una bella storia”.

E il tuo Savoia? Quali sono le prospettive?
“Abbiamo 30 punti e speriamo in queste tre partite dove affronteremo Real Forio, Puteolana e Afragolese: proveremo a racimolare perlomeno una vittoria che ci permetterà di salvarci. Anche se spero in queste tre partite di fare di più. Noi ce le giocheremo tutte perché la squadra gioca bene a calcio, ha creato la sua mentalità, gioca dappertutto. Si va a giocarle per vincere, poi è sempre il campo il giudice supremo a determinare il risultato. Lo spero e ci credo. E se ci credo io che ho 30 punti, penso ci possano credere anche chi ne ha 27 o 28 di punti”.

Ultima domanda. Come è cambiato il calcio in questi anni?
“E’ una vita che sto nel calcio sia da giocatore che da allenatore. Credo che oggi come oggi purtroppo è cambiato il valore dei calciatori. I calciatori di oggi che giocano in serie D, credo che venti anni fa non si potessero nemmeno mettere le scarpette ai piedi. I valori sono scesi tantissimo perché credo che non ci siano più ragazzi di strada. Quei ragazzi che giocavano “in mezzo alla via” dalla mattina alla sera e avevano un bagaglio personale di esperienza fatto di “strada”. Oggi, questi ragazzini sono tutti costruiti nelle scuole calcio e pensano a tante altre cose. Prima si pensava solo al calcio. Si pensava solo al calcio, andare a prendere la borsa.

Si tornava a casa, si pulivano le scarpette e si pensava già al giorno dopo a quello che si doveva fare. Oggi, invece, quando un ragazzo torna a casa, ha mille modi per distrarsi. Ha Instagram, chat, Netflix, Facebook e tante di quelle cose che purtroppo lo portano a essere meno attaccato a questi valori. Noi non eravamo così, noi avevamo altri valori e questo ha fatto in modo che, purtroppo, i valori tecnici sono scaduti. Gli allenatori delle scuole calcio badano a fare risultato e non pensano a costruire il ragazzo con le fondamenta che sono alla base. Penso ad uno stop orientato, a come si colpisce di testa, come si calcia, queste cose non esistono più. Oggi – conclude Campilongo – si cerca il risultato e questo non va bene. Si pensa a fare la tattica con in campo ragazzini di dieci anni…”

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