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domenica, Aprile 28, 2024

La passione non si compra. Neppure in Arabia | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 20 gennaio 2024

Nei giorni scorsi, come ho già avuto modo di ricordare, l’allenatore della Lazio Maurizio Sarri ha criticato la decisione di disputare la SuperCup di Lega in Arabia per quelli che, a suo giudizio, sono solo risvolti economici a favore del calcio italiano. Successivamente, come riportato da Eurosport, Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha approfittato della conferenza stampa a Riyadh alla vigilia dell’inizio della competizione per rispondere al tecnico della Lazio. “Come Serie A siamo soddisfatti di poter giocare la quarta edizione della Supercoppa italiana qua in Arabia Saudita. Siamo arrivati qui per primi e la formula è nuova, guardiamo con grande interesse a questo tipo di formula e presenta sullo scenario internazionale le quattro squadre che si sono più distinte nel corso dell’ultima stagione”, ponendo in evidenza il concetto di sviluppo e diffusione in uno dei paesi dove la crescita enorme del calcio è sotto gli occhi di tutti e che, a giudizio di De Siervo, “è qui che bisogna ripartire, è uno dei palcoscenici più importanti.”

Se il problema è quello di esportare un modello, beh, posso anche essere d’accordo con De Siervo ma anche con Sarri, visto l’ottimo ritorno economico che sia la FIGC sia le quattro squadre partecipanti percepiranno. Quanto al concetto di sviluppo e diffusione nel sistema arabo, in tutta onestà, lo scenario dello stadio di Riyad semivuoto durante la semifinale tra Napoli e Fiorentina la dice lunga sull’interesse che sia la manifestazione sia il calcio italiano abbiano riscosso in terra saudita e di certo fa il paio con la fuga repentina da lì di tanti talenti del pallone nonostante i loro ingaggi da nababbi. 

Personalmente mi è sembrato di assistere a quelle situazioni spettrali di quando, nel corso del più rigido inverno russo di qualche anno fa, erano solo pochi irriducibili a resistere al freddo polare delle gradinate in gare dal terreno interamente bianco di neve e dall’utilizzo di un pallone rosso per renderlo sufficientemente visibile. E questa situazione sembra ancor più paradossale dell’ultimo mondiale, quando -come ricordiamo tutti- se non fosse stato per i tifosi accorsi da ogni parte del mondo a sostenere le proprie nazionali, non sarebbe bastata neppure la claque ben pagata dagli emiri a far risparmiare una solenne figuraccia che invece, questa volta, è emersa in tutta la sua forza a dimostrare che la passione, quella vera, non si compra certo a suon di quattrini.

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