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venerdì, Aprile 26, 2024

Ischia, un anno finito tra scappati (di casa), neofiti e minestre riscaldate

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La pochezza degli uomini è sempre rappresentata dalle proprie azioni. E in questi giorni, come avevamo anticipato da mesi, il vero volto dell’Ischia Calcio è venuto fuori.

Tra testa cadute e teste rimaste è stato imbarazzante assistere a questa fuga di massa dall’Ischia. Pino Taglialatela e Mario Lubrano hanno colto la palla al balzo del fallimento di Angelo Iervolino e hanno deciso di lasciare l’Ischia.

E come lo hanno fatto? Lo hanno fatto quando tutti hanno capito che erano rimasti nel cortile di Emanuele D’Abundo a “freschiare” e a “perdere il tempo”. Due anni, quasi, di perdite di tempo e di dolce far nulla mentre due neofiti, D’Abundo e Iervolino, gli mettevano le carte in mano e li lasciano a rivestire un ruolo senza contare.

Due belle statuine che oggi vengono esaltati dai media che D’Abundo non ritenuto validi e affidabili partner ma solo enti imprenditoriali che lucravano e trovano “sostanza” ai loro palinsesti grazie agli investimenti di D’Abundo.

Le parole di D’Abundo, rilasciate ieri in esclusiva a Il Dispari, sono state chiare: “i dirigenti dell’Ischia agivano di pancia” e si lasciavano influenzare dal singolo risultato e non, invece, da una visione più ampia.

Chiedersi chi andava da D’Abundo a chiedere la testa dell’allenatore dopo una sconfitta o un pareggio? Beh, questa circostanza di umori uterini poco simpatici al Presidente ci era stata raccontata più volte nei mesi scorsi e oggi diventa “certezza”.

Vogliamo rispondere alla domanda che ci siamo appena posti? Quanti dirigenti ha l’Ischia? Pochi, appunto.

Ma cerchiamo di capire meglio quello che è il futuro dell’Ischia. Come abbiamo scritto, infatti, il futuro dell’Ischia Calcio è ad un bivio: o il gruppo dei tifosi ritira il titolo e subentra nelle quote della SRL costituta da D’Abundo (come accade in ogni SRL di questo mondo!) o D’Abundo sceglie tra le 3 opzioni che ha sul tavolo.

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Gli altri due gruppi seduti al tavolo di D’Abundo ve li abbiamo già raccontato, ma oggi tutto è fermo a quello che faranno i tifosi del Rispoli. La modalità Agata, evolutasi in modalità mondosport ha dimostrato il suo inefficace sistema ma era tutto già scritto e già detto e già visto. E il futuro?

Il futuro parte dal grande “dono”, se vogliamo chiamarlo così, di Emanuele D’Abundo all’Ischia Calcio: un titolo di eccellenza e qualche anno di belle speranze. Un traguardo che nessun altro sull’isola è riuscito a conservare: né i vice presidenti sponsor con allenatore annesso come al Real Forio (ma il gioco dura fino all’anno prossimo, poi si vota e tutto cambia) né i rocchettari di Barano che hanno saputo collezionare figuracce, litigi, proteste e retrocessioni.

E i tifosi? Finito il tempo di Enrico Scotti, bisogna fare i conti con la realtà del titolo e con l’evidenza che servono soldi e imprenditori che contestualizzino gli investimenti in un’ottica di impresa. Sono finiti i cuori gialloblu e anche gli imprenditori ischitani (visto che sull’isola, orami, siamo diventati terra di conquista tra “lavanderie” varie e imprenditori che fiutano l’affare).

Chissà, forse, l’unica vera opzione possibile è quella di tornare da D’Abundo e mediare, con lui, la scelta del nuovo “traghettatore” con la rimodulazione delle quote societarie e l’ingresso nella SRL con una percentuale “relativa” al fine di avere voce in capitolo o, almeno, di restare al corrente (e non fare la fine del “direttore” che non sa del super acquisto).

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