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venerdì, Aprile 26, 2024

Francesco Cellammare acclamato presidente degli avvocati

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Paolo Mosè | Con una maggioranza schiacciante sono state respinte le dimissioni del presidente dell’Assoforense Francesco Cellammare con la formula “finché la morte non vi separi”. Sono state respinte anche le dimissioni di tutti gli altri componenti del direttivo, anche se non è passata inosservata l’assenza di due dei quattro membri, gli avvocati Domenico Puca ed Elena Fortuna, che avevano preannunciato la irrevocabilità della decisione.

Non è stata un’assemblea passerella, a cui ha preso parte il presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli Tafuri, che è stato seduto affianco a Cellammare ed ha ascoltato con estrema attenzione tutti gli interventi. Un’assemblea anche per sancire una svolta sulla modifica dello statuto che allo stato impedisce la ricandidatura di un presidente dopo il suo mandato. Che secondo la statuizione dei padri fondatori sarebbe dovuto durare due anni. Abbondantemente superati. Richiamando emergenze su emergenze che fanno sì che non si modifichi mai e poi mai lo status quo. Un’assemblea dove ci sono state anche diverse polemiche, anche accese, e soprattutto capire quali dei presenti fossero iscritti all’associazione e quali no. E chi avrebbe potuto votare. Solo quelli in regola con il pagamento. Ma tutto è stato sorvolato con una corsa alquanto veloce per cercare di arrivare in tempi rapidi alle votazioni. Una scelta che comunque è stata presa con un numero di avvocati che non raggiungeva i 50. Avendo Cellammare 43 eletti che si sono espressi per il no alle dimissioni, per la fiducia incondizionata fino a che non si raggiungerà la stabilizzazione della sezione distaccata. Se ciò non avvenisse, Cellammare rimarrà in eterno a governare l’Associazione, ma non l’avvocatura. Una sottolineatura che è stata fatta dai contestatori più determinati: gli avvocati Alberto Barbieri e Gino Di Meglio. E il primo, all’atto della votazione, ha gridato più volte: «Vergogna, vergogna». Lanciando sciabolate verso quei colleghi che sono rimasti in silenzio senza esprimersi ed hanno immediatamente alzato la mano in segno di assenso alla guida dell’Associazione Forense.

IL NODO STABILIZZAZIONE

Una soluzione che in qualche modo trova la benedizione del consiglio dell’Ordine che lavora sottotraccia per cercare di mantenere unita l’intera categoria isolana. Evitando spaccature che non farebbero altro che nuocere alla categoria, che certamente non è troppo amata dalla cittadinanza. E si è cercato anche di far emergere che la problematica seria su cui si sarebbe dovuto dibattere non era Cellammare sì o Cellammare no, le sue dimissioni o riconfermare la fiducia. Altri avrebbero dovuto essere i temi su cui confrontarsi anche aspramente. In particolare sulla mancanza di dignità e di rispetto per l’avvocatura, diventata in questi anni un elemento sempre più marginale e non più rispettato come un tempo dai giudici. Perché gli stessi avvocati non avrebbero più quella reazione che un tempo si mostrava grazie alla personalità e al carisma di quei professionisti che rappresentavano la categoria.

Francesco Cellammare resta in sella ed esce più forte di prima. Anche ben sapendo che sotto le ceneri cova un fuocherello che viene alimentato anche da colleghi di un certo prestigio. E’ balzata all’attenzione un po’ di tutti l’assenza della mente strategica dell’avvocatura ischitana, quel Giampaolo Buono che per tanti anni ne è stato il presidente e con quel suo modo di fare riuscì a coinvolgere un gran numero di avvocati tra i più rappresentativi e che avevano maggiore anzianità. Ed erano sempre presenti nei numerosi incontri romani e napoletani, per cercare di salvare il salvabile. Quando si parlava che fosse imminente la decisione di chiudere la sezione distaccata di Ischia. Come era stato approvato dal Consiglio dei ministri del governo Monti, che in un sol colpo chiuse definitivamente tutte le sezioni distaccate presenti sul territorio nazionale, senza alcuna eccezione. E respingendo con determinazione tutte le pressioni provenienti dal territorio o da quei parlamentari che ritenevano ingiustificata ed ingiusta la soppressione dell’ufficio giudiziario nel collegio elettorale di questo o di quell’esponente di partito. Solo con l’avvento del governo Letta e la nomina a ministro della Giustizia della Cancellieri si giunse a salvare momentaneamente le sezioni distaccate delle isole d’Ischia, d’Elba e Lipari. Adottando il criterio della deroga. Ma solo dopo una dura battaglia dell’avvocatura, soprattutto ischitana guidata da Giampaolo Buono, che non abbassò la guardia e con determinazione giunse a convincere dapprima i rappresentanti della Commissione Giustizia delle due Camere e ad ottenere il via libera del governo. Proroga che poi è arrivata di conseguenza con l’attuale governo. Ma oggi si parla di stabilizzazione per porre una pietra tombale sulla permanenza dell’ufficio giudiziario nelle tre isole e ad estendere tale possibilità alle isole della Maddalena e di Capri. Ma questo è da raggiungere, se sussistono i presupposti. Ma una battaglia non si vince se all’interno di chi la porta avanti ci sono lacerazioni, contrapposizioni o quant’altro. E’ necessaria l’unità e per farlo ci deve essere uno capace di mediare, che sappia cucire le varie posizioni e smussare le polemiche. Non è possibile che si continui a intravedere che vi siano schieramenti che tendono a porre in essere colpi forensi per ribaltare chi è il massimo rappresentante.

Francesco Cellammare ha sprizzato gioia e soddisfazione a iosa. Ottenendo i favori e l’assenso in particolare di quell’avvocatura che professionalmente opera al Giudice di Pace. Lì è il suo zoccolo duro. E avendo un bacino del genere, resta tranquillo che nessuno lo smuoverà dal cavallo. Non a traino. Ma resta l’incognita Giampaolo Buono, che seppur presente nel palazzo di giustizia per dei processi civili, non si è fatto vedere nell’aula dell’assemblea ed è scomparso prima dell’inizio dei lavori. Ma certamente oggi come oggi Giampaolo Buono non è più così legato come un tempo a Cellammare, il suo ex delfino che alle ultime votazioni ha di fatto imposto, riuscendo a far convogliare la stragrande maggioranza dei votanti. Con questa defaillance si perde un punto di riferimento forte e il futuro potrebbe essere anche incerto, anche alla luce di quest’ultima importante vittoria per l’attuale presidente dell’Assoforense.

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