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Quale Napoli ci aspetta? | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 18 giugno 2023

La corrente sessione di calciomercato rappresenterà, stavolta più di sempre, le reali intenzioni della proprietà della SSC Napoli rispetto al ruolo di squadra neo-campione d’Italia. Tranquilli, non sto certo ripetendo quel che ho detto lo scorso anno e anche due anni fa, anche perché noi lo scudetto l’abbiamo appena vinto. Ma il fatto che il presidente e padrone del Napoli abbia detto a chiare lettere di aver aperto un ciclo e che, dopo avergli dato del pazzo quando nello scorso ritiro affermò di puntare al titolo italiano, si sarebbe aspettato lo stesso nel dichiarare -come ha dichiarato- di puntare a vincere la Champions League, rappresenta un importante punto di partenza per una valutazione completamente diversa.

Lo scudetto ha portato tanti soldi, così come la qualificazione in Champions da prima classificata e al pari di tante altre entrate impreviste che la società è stata in grado di ottenere attraverso scelte di marketing piuttosto serie ed oculate. Un salto di qualità come quello invocato da AdL, partendo Spalletti, avrebbe offerto due strade: investire su un allenatore super titolato come Guardiola o Zidane e, di conseguenza, attenuare vicendevolmente il contraccolpo di cessioni importanti con l’ingaggio di un leader indiscutibile del genere, oppure accontentarsi di una mezza figura mantenendo pressoché inalterata la rosa, anzi, integrandola in alcuni reparti carenti nei ricambi.

L’ingaggio di Rudi Garcia in panchina dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) rappresentare la seconda ipotesi, tenuto conto che al momento solo Kim Min-Jae sembra in concreto odore di partenza, per giunta a fronte del pagamento di una clausola rescissoria praticamente irrinunciabile che consentirebbe di sostituirlo più o meno ad occhi chiusi. Ma se così non fosse, cioè che De Laurentiis opterebbe per cedere, ad esempio, anche alle sirene di Monaco di Baviera o Parigi per vendere Osimhen a cifre stellari e realizzare così due plusvalenze vere e da favola, cosa ci aspetterebbe? Cominciare tutto daccapo e riprendere a soffrire per ritrovare chissà quando il bandolo della matassa, anziché avere tutte le carte in regola per confermarci meritevoli sia in Italia che in Europa?

Pazientiamo, amici: i tempi delle risposte sono prossimi. E stavolta, un po’ di ottimismo ad “Aureliuccio” (per dirla in stile del mio amico Mario Pascarella) glielo dobbiamo! Ma appena un po’.

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