fbpx
martedì, Aprile 30, 2024

Privatizzazione Cisi, Enzo non risponde e arriva la diffida diTrani, De Siano & Co

Gli ultimi articoli

Il nodo della privatizzazione del Cisi arriva sul tavolo del prefetto di Napoli. Con una diffida al sindaco di Ischia Enzo Ferrandino per non aver inserito la questione all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale del 26 e 27 aprile. L’iniziativa è dei consiglieri comunali Giustina Mattera, Antonio Mazzella, Domenico De Siano, Gianluca Trani, Ciro Cenatiempo e Antonello Sorrentino, del gruppo consiliare“Ischia Cambia” e “Forza Italia”.

Gli stessi che già nella seduta consiliare dello scorso 9 marzo avevano presentato una interrogazione ad Enzo proprio sulla scottante privatizzazione del Consorzio “pubblico”. Su cui evidentemente il sindaco d’Ischia non intende rispondere. Nella diffida indirizzata, oltre che al prefetto e al primo cittadino, anche al segretario generale e per conoscenza al presidente del Consiglio Comunale, i consiglieri evidenziano propria la mancata risposta a quella interrogazione. Riferendo che «dal verbale del Consiglio Comunale del 9 marzo 2018 si evince che il Sindaco dichiarava che entro il termine dei trenta giorni convocava un Consiglio Comunale ad hoc per l’argomento trattato dall’interrogazione; che alla data odierna sono trascorsi i trenta giorni e che nel prossimo Consiglio Comunale convocato per le date del 26 e 27.04.18 non è stato inserito l’argomento di cui sopra e quindi non vi è avuto riscontro all’interrogazione».

Una promessa da marinaio, quella di Enzo Ferrandino, che però i consiglieri del gruppo di centrodestra non intendono far passare sotto silenzio. L’operazione che porterà a privatizzare il Cisi, infatti, avrà risvolti che gli esponenti dell’opposizione e i cittadini contribuenti hanno diritto a vedere chiariti in ogni minimo dettaglio.

E nella diffida mettono con le spalle al muro il sindaco d’Ischia con i riferimenti normativi che lo obbligano a rispondere: «Considerato che il Decreto Legislativo n.267/2000 (TUEL), all’articolo 43, prevede, da una parte, il diritto dei consiglieri comunali di presentare interrogazioni e mozioni e di ottenere dagli uffici compe
tenti tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato e, dall’altra parte, l’obbligo per il Sindaco o gli assessori da esso delegati di rispondere entro trenta giorni alle interrogazioni ed ad ogni altra istanza di sindacato ispettivo presentata dai consiglieri». Ma non basta. Enzo ha violato anche gli stessi regolamenti del suo Comune: «Lo Statuto Comunale e il Regolamento del Consiglio Comunale confermano il suddetto termine di 30 giorni per fornire risposte alle interrogazioni e, in particolare, il Regolamento prevede che, in caso di richiesta di risposta in Consiglio, “la risposta è data, di norma nella prima adunanza del Consiglio che si tiene entro il termine di cui sopra. Nel caso in cui entro il termine predetto non si tengano adunanze del Consiglio, la risposta è data per iscritto. Se il consigliere interessato lo richiede, l’interrogazione e la risposta sono comunicate per riassunto al Consiglio, alla prima adunanza». Una ostinazione a tenere “secretato” il caso Cisi che potrebbe far incorrere Enzo nel reato di rifiuto od omissione di atti d’ufficio, come chiaramente evidenziano i consiglieri che fanno capo al sen. Domenico De Siano: «L’art. 328 c.p. (Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione) prevede che il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che entro 30 giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l’atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032. Tale richiesta deve essere redatta per in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa». Ribadendo infine il concetto che i cittadini hanno diritto di sapere cosa si sta tramando alle loro spalle: «La mancata risposta alle interrogazioni dei Consiglieri, oltre a costituire una compromissione del diritto dei consiglieri proponenti ad esercitare con pienezza, tempestività ed efficacia il proprio mandato consiliare, è da interpretare a tutti gli effetti come una mancata risposta alla cittadinanza tutta, poiché l’Amministrazione è tenuta a riscontrare tali istanze non solo per questioni di correttezza istituzionale ma per chiarire le linee di indirizzo del Governo cittadino ed orientare così al meglio le azioni dei consiglieri».

Di qui la diffida ad Enzo Ferrandino «a procedere, entro e non oltre ulteriori 7 (sette) giorni dall’inoltro della presente, a fornire risposta alla interrogazione sopra indicata, con l’avvertenza che, in mancanza, si procederà presso le competenti sedi amministrative e/o giudiziarie». Ovvero una denuncia appunto per rifiuto di atti d’ufficio. Ma nel contempo chiedono anche «che, ai sensi e per gli effetti del Regolamento del Consiglio Comunale, in ogni caso, in relazione alla interrogazione a risposta consiliare, si proceda comunque alla trattazione dell’argomento privatizzazione Cisi nella prima adunanza utile del Consiglio Comunale». Dunque nella prossima seduta del civico consesso la questione dovrà essere comunque affrontata. Vedremo come si regolerà il sindaco d’Ischia dopo essere stato messo alle strette per non aver mantenuto l’impegno assunto in Consiglio comunale

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos