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giovedì, Maggio 16, 2024

Il compitino su Matteotti

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Caso Scurati: la cosa certa è che la censura è tollerata solo se a farla è la sinistra! Il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi: “In queste ore in cui si susseguono notizie inverosimili e ricostruzioni surreali, mi trovo costretto a intervenire per cercare di frenare l'ennesimo tentativo di aggressione nei confronti della Rai”.

ATTORI E SPETTATORI di ANNA FERMO | Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via”. “Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

Abbiamo estratto volutamente questi due capoversi dal monologo di Antonio Scurati oggetto della polemica di questi giorni che vede coinvolta la RAI e colpevolizzato il Governo su di una presunta censura che, attenendoci ai fatti, tale non si può considerare. «In un’Italia piena di problemi, anche oggi – scrive Giorgia Meloni – la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto. Buona lettura». La sinistra, smemorata, non ricorda mai che è stata lei, per anni, a imbavagliare. O quando ha assistito inerte alle continue censure ai danni della destra o di personaggi politici e intellettuali solo perché “di destra”. Or dunque, anche se lo sappiamo da sempre che la censura è mediaticamente tollerata solo se a farla è la sinistra, davvero in questo specifico caso, le ricostruzioni sembrano assurde. Va da se che Antonio Scurati, scrittore e giornalista, per la sinistra è oggi il pretesto giusto per attaccare ancora il Governo Meloni.

Non fosse altro perché Scurati è uno di quegli antifascisti del terzo millennio, pronto a recitare in qualsivoglia momento il classico monologo ricco di sospiri, critiche pretestuose e facili accostamenti tra il regime fascista e l’attuale forma di governo. Scurati ha ricevuto il benservito da viale Mazzini ed il motivo non è ancora chiaro. Il suo sproloquio parla di “eredi di quel fascismo”riferendosi a Giorgia Meloni, ai vincitori delle elezioni del 2022 quasi avessero fatto un colpo di stato per vincerle! Parla di pericolo fascista quando questo non esiste più da quasi un secolo. E’ come voler accusare la sinistra attuale degli atroci crimini del comunismo dei primi del novecento, dei disastri in URSS e delle migliaia di nefandezze di una storia che non ci appartiene.

Che noia. Non è un caso se la trasmissione della Bertone, la conduttrice che ha urlato allo scandalo prima di chiunque altro, alla fine, pur dando lettura del monologo di Scurati, abbia fatto un flop totale. Il monologo era da dedicarsi al 25 aprile e al centesimo anniversario dell’omicidio Matteotti, ma si è rivelato tutt’altro. Scurati scrive: “Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo. Questa, gentile presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?”. Dove sta la violenza se non ne suo j’accuse a Giorgia Meloni ed al suo governo democraticamente eletto? In questo lungo ultimo weekend è sembrato quasi che i retweet venissero spacciati come lotta partigiana sulle montagne, ed il senso del ridicolo è stato assoluto. Vedere la sinistra schiantarsi sempre negli stessi modi è diventato patetico.
Domenica mattina “Repubblica” ha dedicato in apertura addirittura quindici tra pezzi, video, ritratti, editoriali, retroscena, su Scurati, di Scurati, per Scurati, tra Scurati. Il Corriere è stato più moderato solo perché Scurati non è più editorialista suo. Non che nessuno se ne fosse mai accorto in questi mesi che fosse passato dal Corriere a Repubblica! Ad ogni modo, i fatti sono come li abbiamo accennati: Serena Bortone, conduttrice d’un programma da quattro per cento del sabato sera su Rai 3, chiede ad Antonio Scurati – premio Strega, bestsellerista, per carità , ma soprattutto professionista dell’antifascismo – un monologo da declamare in trasmissione. Lui scrive una paginetta di compitino su Matteotti, e qualcosa va storto.

Andrea Malaguti, direttore della Stampa, ha ricordato che Talleyrand raccomandava: surtout, pas trop de zèle. In effetti, un buon motto per sintetizzare queste due giornate di resistenza immaginaria, ma per ragioni diverse da quelle per cui lo evoca Malaguti.
Fatto sta, come è stato sapientemente osservato, “all’autrice e conduttrice di “Chesarà…” viene comunicato l’annullamento della prevista ospitata scuratiana, e lei fa ciò che hanno fatto tutti i Santoro del mondo in questi venticinque anni del format «Censura, puntesclamativo»: invece di risolvere la questione, arma un casino garantendosi un posto fisso nel martirologio (posto già prenotato mesi fa, quando percependosi eroica disse in trasmissione d’essere fiera d’essere antifascista, e il Twitter di Pavlov la acclamò come fosse stata una staffetta partigiana e non una conduttrice fin lì invisibile che aveva trovato il modo di diventare, scusate la parola, virale)”.

Breve inciso. Domenica Il manifesto riportava come non fosse “la prima volta che la Bortone fa scrivere un monologo e la Rai le risponde «col cazzo»: sarebbe già accaduto mesi fa con Nadia Terranova, che aveva scritto un monologo mai andato in onda sugli studenti manganellati dalla polizia”. Nessuno suppongo ricordi indignazione dei social e dei giornali! Sarà perché Terranova non è l’autore di M, un vero e proprio trattato antifascista?
C’è davvero una questione di soldi, a margine della questione Scurati? Davvero sono quei 1800 euro il motivo della discordia? Il problema è stato il compenso per il compitino su Matteotti ?
Repubblica sabato pubblica una foto d’una schermata Rai in cui si dice che l’ospitata di Scurati è annullata per «motivi editoriali». Ieri è intervenuto il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi: “In queste ore in cui si susseguono notizie inverosimili e ricostruzioni surreali, mi trovo costretto a intervenire per cercare di frenare l’ennesimo tentativo di aggressione nei confronti della Rai. È in atto un’istruttoria per verificare se ci siano stati errori relativi alla mancata partecipazione dello scrittore Scurati alla trasmissione ‘Che sara” di Serena Bortone, partecipazione che era prevista nel comunicato stampa ufficiale uscito la sera prima della puntata in questione”. “Il senso di responsabilità richiederebbe di attendere il termine dell’istruttoria prima di lasciarsi andare a commenti o conclusioni che rischiano di risultare meri polveroni mediatici, come altre volte in passato”. “Mi preme sottolineare – precisa Rossi – che il direttore generale di Corporate non ha alcuna competenza sugli aspetti editoriali (dentro i quali ricade anche la scelta degli ospiti nelle trasmissioni). Nello stesso tempo, sono obbligato a ricordare che la narrazione di una Rai che censura e’ del tutto priva di fondamento. Oggi il palinsesto e la programmazione del servizio pubblico dimostrano pluralismo, varietà di punti di vista, di visioni e culture, finalizzate a garantire la maggior eterogeneità di racconti possibile”.

E’assurdo, ma è andata proprio così: l’inevitabile protagonista del sabato pomeriggio è stato l’effetto Barbra Streisand di quando cerchi di occultare qualcosa e finisci per moltiplicare l’attenzione. Scurati ha finito per dare il testo del suo monologo ai giornali, quelli ovviamente lo hanno pubblicato, le staffette partigiane lo hanno twittato come «Linkiamolo tutti, facciamogli vedere che non si può silenziare l’antifascismo», sempre nei toni sobri che hanno le generazioni che non hanno mai avuto a che fare con una dittatura e quindi si concedono il lusso di vederne di immaginarie ovunque. Il risultato è che il monologo è arrivato anche al Polo Nord. Ecco, il compitino, riassumibile in «Matteotti ucciso, Meloni fascista», che sarebbe scomparso, morto d’irrilevanza, in un programma televisivo di cui normalmente non s’accorge nessuno, è diventato virale, trasmesso a reti unificate.

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