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venerdì, Aprile 26, 2024

Napoli e la periferia di Romolo Bianco: il viaggio di “iodipiù” tocca Modena e Napoli

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Una lunga estate in giro per lo Stivale per raccontare una periferia anonima e per nulla spettacolare, contrapposta alle logiche drammaticamente esaltanti delle narrazioni del celebre “Gomorra”. Prosegue il viaggio di “iodipiù” (88 pp., 10 euro), il primo romanzo di Romolo Bianco, classe 1983, uscito il 9 giugno per Tullio Pironti Editore: giovedì 7 luglio il tour dello scrittore napoletano tocca, alle 21, il Borgo Medievale di Savignano, a Modena. A introdurre Bianco sarà il giornalista Marco Pederzoli de “La Gazzetta di Modena” (info 347 4142000 – 349 5598175).

Venerdì 8 luglio, con inizio alle 19:30, Bianco sarà invece alla Mooks Mondadori di Piazza Vanvitelli, a Napoli, per presentare “iodipiù” insieme con lo scrittore Angelo Petrella e con le letture dell’attore Massimo Masiello.

Lontano dai cliché della Napoli problematica, emergono il malinconico malessere di una quotidianità silenziosa, che guarda il mondo dal buco della serratura o, per dirla con Peppe Lanzetta, autore della prefazione, “un fiume disperato eppure vitale, un fiume di tenerezze mai riposte, di amori contrastati, di trasgressioni all’amatriciana, di polpette da ingurgitare aspettando un sonno salvifico eppure assassino”.

Nella periferia orientale di Napoli, prende forma l’esistenza di una famiglia piccolo borghese, una come tante. Don Mario, che vende tappeti al mercato: si alza che fuori è notte e all’alba è già in giro, polvere e sudore, mille pensieri e altrettanti caffè. Marito e padre assente, tutto silenzio e rughe, che incrocerà gli occhi di Berta, trans della Ferrovia. Una figura non spettacolarizzata, lontana dalla caricaturizzazione imperante: un ragazzo che ha paura di amare. Il loro è un incontro casuale ma non banale, di quelli in grado di modificare il corso delle cose. Anche nell’immobilismo del dietro le quinte della vita. Don Mario a casa però ha Lucia che lo aspetta; l’ha messa incinta che era una studentessa, quella ragazza che sognava l’aristocrazia napoletana, e che poi un giorno si è risvegliata che viveva a Casoria e aveva due figlie già grandi. Marta, l’orgoglio di mammà, è una brillante laureanda in Medicina; Anna, invece, la scuola l’ha lasciata anzitempo, e adesso sogna solo di sposare il suo Lino, uno senza arte né parte, null’altro da offrire se non il suo cuore e il suo amore.
Anna piange spesso, tra pile di piatti da lavare e fornelli da sgrassare, quindi stira, mette in ordine e rassetta, in un giorno che è sempre uguale. Fino a quando una scoperta non arriverà a capovolgere un mondo fatto di colori sbiaditi – grigio a perdita d’occhio, grigio senza soluzione di continuità – e odori tristi – quello acre degli pneumatici che ardono ai margini delle statali, accanto al puzzo di piscio dei vicoli. A far da sfondo la calura insopportabile di certe estati a Napoli, il sapore metallico di notti lunghissime in cui tutto può accadere, e inconsapevoli burattini dal destino già segnato, cui non è concesso un altro giro di giostra.
Con una lingua sporca e ricca a un tempo, scritto come un film, iodipiù è un esordio destinato a far parlare di sé. Perché – come scrive Peppe Lanzetta – Romolo Bianco, figlio dell’hinterland napoletano, muove i suoi personaggi con una delicatezza che sembra farli uscire dalla pagina, eppure essi stessi forse sono già sepolti sotto la cenere e i lapilli dei “Vesuvi” della vita.

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