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Genitori, figli e il tempo giusto | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 20 giugno 2023

In un’intervista al Corriere della Sera, il noto psichiatra Paolo Crepet ha espresso un concetto tutt’altro che complicato da recepire, se non per chi si rifiuta di ammetterne la verità e l’attualità. 

“Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene.”

Ci sarebbero da scrivere fiumi di parole e non solo dopo l’episodio dell’omicidio stradale romano ai danni del piccolo Manuel per il quale è stato chiesto a Crepet il suo parere. L’autorevolezza dei genitori, ai quali ai miei tempi ci si rivolgeva sempre con deferenza e rispetto incondizionati, era il valore fondante e riconosciuto della loro stessa autorità, ma oggi è messa in crisi da un eccesso di confidenza che quasi sempre, salvo i casi di famiglie realmente solide e con un ottimo lavoro di gruppo alle spalle che possono permettersi certe deroghe, porta fino alla delegittimazione delle figure paterne e materne e, a volte, al totale capovolgimento dei ruoli decisionali.

A prescindere dal fatto che i figli siano ancora minorenni o già maggiorenni, ci sono padri e madri che vivono nel terrore di non compiacere i propri figli per non inimicarseli. E questo genere di comportamento, col tempo, porta inevitabilmente alla ricerca di nuovi modelli tutt’altro che in linea con l’impronta mai troppo difesa della propria tradizione e solidità familiare.

Non mi ritengo certo un genitore modello, ma credo che dopo ventidue anni di paternità sia riuscito a far sì che nel rapporto con i miei due figli, certamente non privo di scontri nel tempo, qualcosa di buono sia stato ottenuto anche grazie a quegli stessi scontri e a qualche pur soffertissimo “no”, nella consapevolezza che per ognuno di noi ci sia un tempo giusto per ogni cosa.

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