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martedì, Aprile 30, 2024

Danni da sequestro portuale a Lacco Ameno, ora servono i titoli del “depuratore”

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il comune aveva richiesto il dissequestro. ieri il sopralluogo per la decisione

Leggere la parola “depuratore” a Lacco Ameno come sull’isola in generale è il comando unico per attivare un link verso l’ignoto e verso la confusione. Tuttavia, però, dobbiamo restare con i piedi ben piantati per terra (anche se si parla di mare…) e provare a capire gli sviluppi che si stanno vivendo per il famoso sequestro del porto richiesto, ottenuto e confermato dal pubblico ministero Giulio Vanacore.

Facciamo un piccolo passo in dietro. Come sapere nelle settimane scorse il Pubblico Ministero ha ricevuto autorizzazione dal GIP al fine di sequestrare in maniera cautelare il porto di Lacco Ameno. Una misura che nasce nel procedimento penale a carico di Giuseppe Perella e della sua Marina di Capitello scral.
Una misura che il Tribunale di Napoli in funzione di riesame ha confermato e che, tuttavia, comprende anche una porzione che non rientra nella concessione (complicato oggetto del contendere) affidata con il famoso project financing.
Questa porzione è quella dove insistono i locali in cui sono state allocate negli anni sia le pompe sia i serbatoi dell’EVI e che servono, tra l’altro, anche alla gestione idraulica dell’Alveo La Rita. Una di quelle emergenze più gravi e più impellenti che l’intera collettività dell’isola aspetta di vedere, finalmente, risolta.

Prima che il Riesame si esprimesse sul ricorso presentato da Perrella, il comune di Lacco Ameno aveva presentato un’istanza di dissequestro dell’area motivandone, appunto, sia la non concessione a Perrella di quella zona, sia la cruciale importanza dei locali e delle strumentazioni allocate all’interno che, tra l’altro, fanno parte dell’elenco delle opere da realizzare autorizzate del Commissario Legnini.
E’ lo stesso Commissario che con l’ultima ordinanza emessa mette prende atto della nota trasmessa in data 16/02/2024 dalla EVI S.p.A. e acquisita dalla Struttura Commissariale al prot. n. 355E/CD/ISCHIA contenente la richiesta di riattivazione del derivatore reflui sul terminale alveo La Rita (dissabbiamento e disostruzione) nel comune di Lacco Ameno al fine di ripristinare la funzionalità idraulica dell’alveo”. Una richiesta che, è evidente, oggi diventa difficile da portare avanti proprio in virtù del sequestro applicato all’area.

In seguito alla richiesta di dissequestro avanzata dal Comune di Lacco Ameno, ieri mattina si è svolto un sopralluogo a cui hanno partecipato il sindaco di Lacco Ameno accompagnato da un agente di polizia municipale (e non dal comandante Monti tenuto in disparte per le note vicende legate alla progressione verticale e alle potenziali azioni penali ancora coperte da segreto), l’ufficio tecnico comunale e gli uomini della Capitaneria di Porto di Ischia.

Il sopralluogo, propedeutico ad illustrare al pubblico ministero la reale fotografia della richiesta di dissequestro, si è concluso con un momentaneo nulla di fatto. Stando a quanto Il Dispari ha ricostruito, nelle prossime ore il dirigente D’Andrea dovrà inoltrare una dettaglia nota sia sulla natura degli interventi che deve realizzare l’EVI ma, soprattutto, dovrà dimostrare che quel locale sia legittimo sotto tutti i punti di vista. E qui iniziano i dolori di pancia che, tra l’altro, non sono mai stati nascosti da chi conosce bene le vicende lacchesi.
In molti, infatti, ricordano come anche l’apposizione delle strisce blu su quel suolo sia stato un azzardo fino ad ora consentito o, meglio, mai contestato. Sembrerebbe, ma il condizionale è d’obbligo, che tutta la zona ricada ancora nella titolarità del demanio. Una questione spinosa quasi come quella del Capricho di Casamicciola. Ora il bandolo della matassa è nelle mani di Vincenzo D’Andrea. Sarà lui a dover scartabellare negli atti del comune e risalire ai progetti realizzati con i fondi di “Italia 90”. La speranza è che sia tutto in regola. Cosa che, diciamocelo, con riesce a collimare con la storia di Lacco Ameno.

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