Andare a caccia nei boschi di Ischia, al di là del piacere di fare una passeggiata con i cani e respirare aria pura, nella speranza sempre più flebile che il tuo ausiliare, da un momento all’altro si fermi e ti faccia vivere l’emozione indescrivibile del volo di una beccaccia dal sottobosco, rappresenta anche l’occasione di scoprire come inciviltà popolare, incapacità amministrativa e ottusità ambientalista si coniughino in perfect harmony (per dirla alla McCartney & Wonder).

Ditemi Voi: com’è possibile portare una carcassa di autovettura in pieno Fondo d’Oglio, o i resti di un’ApeCar all’Epomeo, senza che nessuno se ne accorga da anni a questa parte? O ancora, trovare sacchi pieni di spazzatura o cumuli di “sfraucatura” laddove solo pensare di portarceli fa rabbrividire per la faticaccia che comporta, ma che per qualcuno è più comodo che recarsi al compattatore o pagare un frantoio autorizzato?

A questo, ovviamente, si aggiunge la totale incuria in cui i boschi e le pinete della nostra Isola versano ormai da anni. La pulizia dei sentieri e la corretta canalizzazione delle acque da monte a valle non rappresentano solo un problema squisitamente estetico, bensì la principale forma di prevenzione per quei fenomeni idrogeologici che sulla nostra isola, negli ultimi tredici anni, hanno già provocato ben cinque morti e danni al territorio di ingente portata. Buoni propositi spesso sbandierati ma che restano da sempre nel cassetto di qualcuno, in attesa che ci scappi il morto. Ancora una volta.

Nel paese della pachidermica burocrazia imperante, è molto più comodo lasciare che la Forestale continui a latitare, le Giunte e i Consigli Regionali (al pari di quelli comunali) continuino a pensare ad altro e le associazioni ambientaliste si preoccupino di perseguitare i cacciatori cattivoni, assimilandoli ad una minoranza di bracconieri che ben si conoscono (specie ad Ischia) ma che nessun “solone verde” si azzarda a denunciare o cogliere sul fatto.