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venerdì, Aprile 26, 2024

Alessandro Condurro: «L’Evi è una società sana, un vero gioiello»

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Il liquidatore spiega la “ricetta” che ha salvato l’azienda isolana. «La soluzione era semplice: il Cisi doveva rinunciare al credito nei confronti dell’Evi. E non c’è alcun danno erariale, perché questo credito lo ha trasformato in una posta di patrimonio netto che servirà per ripianare le perdite e ricostituire il capitale»

L’atto notarile sottoscritto venerdì 30 dicembre segna un’altra data importante nella storia dell’Evi. Trascorsi 60 giorni, sarà ufficiale l’uscita dalla liquidazione. Abbiamo chiesto al liquidatore Alessandro Condurro i passaggi con i quali si è arrivati a questo risultato atteso da troppo tempo.

– Finalmente siamo riusciti ad uscire da questa liquidazione infinita, durata dal 2008 ad oggi, una delle più lunghe d’Italia…
«Assolutamente sì. Era dal 2008 che l’Evi era messa in liquidazione. Io sono subentrato un anno fa, più o meno, e abbiamo compiuto il primo passo per uscirne. Con l’atto di oggi (venerdì, ndr) abbiamo revocato lo stato di liquidazione, ma ai fini della pubblicazione alla Camera di Commercio, gli effetti dell’uscita dalla liquidazione saranno efficaci fra 60 giorni. Praticamente oggi si trascrive alla Camera di Commercio l’atto e in questi 60 giorni di tempo nessun creditore deve opporsi. Una volta che, trascorsi i 60 giorni, nessun creditore si sarà opposto, l’Evi di fatto e ufficialmente uscirà dalla liquidazione. Però già aver compiuto il primo passo è una cosa assolutamente importante. Non ricordo ci fossero molti creditori e diciamo che si tratta semplicemente di una formalità, però purtroppo sono quelle formalità burocratiche che vanno perfezionate».

IL NODO BILANCIO

– Lei è arrivato dopo un periodo di rapporti abbastanza tormentati tra i sindaci e chi gestiva l’azienda, ha messo mano a questo bilancio e un po’ ha sconfessato quelle che erano state le “cure” che in qualche modo erano state prescritte da chi prima gestiva l’Evi…
«Lei fa riferimento al bilancio 2020, ma in effetti praticamente il bilancio, come sa, deve seguire dei criteri prudenziali. Il bilancio presentato dal precedente liquidatore veniva redatto in un momento storico nel quale si facevano delle previsioni. Avendo messo io mano al bilancio circa un anno dopo, praticamente nel momento in cui sono arrivato, chiaramente non ero più nell’area delle previsioni, ma si ragionava su dati di fatto già concreti. E quindi ho potuto apportare quegli aggiustamenti che ovviamente il dottor Ghirelli non avrebbe potuto fare, ma non per sua negligenza. Erano le circostanze a far sì che lui non potesse sapere quello che poi è successo di lì a un anno e che io invece ho potuto fare poi praticamente con dati di fatto più concreti. Quindi, più che altro non si è trattato di sconfessare da parte mia, ma sono stati gli eventi che poi hanno sconfessato di fatto delle previsioni».

– Ci aiuti a far chiarezza su questo famoso debito credito Evi-Cisi, alla fine come si è chiarita questa vicenda?
«Nel momento in cui sono arrivato, il primo giorno ho messo mano al bilancio, l’ho analizzato. Ho visto la perdita, ho visto il credito che il Cisi vantava nei confronti dell’Evi e immediatamente ho indicato la soluzione più facile: scusate, ma perché il Cisi non rinuncia a questo credito così da rientrare in bonis e usciamo dalla liquidazione? Era la cosa più facile. Questo credito vantato, deciso nei confronti dell’Evi era un credito risalente al 2008, anzi addirittura a prima. Era una sorta di avviamento del Cisi verso l’Evi. Quindi parliamo della costituzione dell’Evi, credo sia stata nei primi anni del 2000, ed era un credito che è sempre rimasto lì. Diciamo fondamentalmente una sorta di avviamento che il Cisi aveva dato all’Evi e che era rimasto. Ma era praticamente inesigibile, perché in sostanza era come dire sono io che pago a me stesso. Quindi a questo punto ho detto: scusate, ma quale soluzione migliore per non rinunciare ai soldi che io devo a me stesso, far rientrare in bonis la società? Non voglio entrare in dinamiche relative a periodi nei quali io non c’ero, posso certamente farmene un’idea, però quello che ho trovato nel momento in cui sono arrivato è stata la ferma volontà dei sindaci di uscire dalla liquidazione. Li ho trovati molto collaborativi, quindi fortunatamente in pratica si erano creati tutti i presupposti per poter conseguire questo risultato e infatti nel momento in cui ho chiesto loro di fare questa posta contabile, questo giroconto, hanno risposto tranquillamente in maniera positiva, perché non c’è nessun problema».

LA DISPONIBILITA’ DEI SINDACI

– In questi casi a far paura è la responsabilità del danno erariale, questi spettri che si agitano: danno erariale, abuso d’ufficio, nel caso specifico…
«Nel caso specifico ovviamente non si pone, perché in effetti è un credito che io ho con me stesso. Non si trattava di un debito nei confronti dell’erario piuttosto che di qualche altro soggetto esterno. In parole povere, è una questione assolutamente interna, né tanto meno si va a fare una sopravvenienza che per legge è perseguibile in caso di crack. Inoltre, sostanzialmente, il Cisi non ha rinunciato al credito, lo ha trasformato in una posta di patrimonio netto. E in effetti servirà per ripianare le perdite e quindi poter ricostituire il capitale, cosa che avverrà appunto fra 60 giorni. Da quello che ho potuto vedere dagli studi che ho fatto anche con i consulenti dell’Evi, non ce n’è assolutamente danno per nessuno. In caso contrario, saremmo stati noi i primi a fermarci. Ripeto, era una soluzione abbastanza semplice. Serviva soltanto appunto la volontà del Cisi, che ora c’è. Magari fino a qualche anno fa, non so perché, forse non c’era, però dal momento in cui sono subentrato come liquidatore ho trovato immediatamente la massima disponibilità da parte dei sei sindaci per poter lavorare insieme alla soluzione di questo problema perfetto».

FUTURO ROSEO

– Quale sarà il futuro dell’Evi?
«Le spiego: immediatamente, oggi stesso, partirà una raccomandata, una Pec alla Regione Campania, con la quale noi chiederemo la legittimazione a poter a poter gestire le risorse idriche all’interno dell’isola, in modo tale da poter uscire da quello che è l’ente unico che stanno costituendo nel distretto di Napoli Nord. Ma per questa richiesta di legittimazione era necessario appunto uscire dallo stato di liquidazione dell’azienda. Oggi chiederemo la legittimazione a poter operare sull’isola, come Evi. Dopodichè, una volta trascorsi i 60 giorni, faremo la ricapitalizzazione, quindi ripareremo le perdite e porteremo il capitale sociale di nuovo al minimo della Spa. A quel punto credo che si costituirà un CdA e io teoricamente avrò finito quello che era il mio compito e mi farebbe piacere lasciare, diciamo, un gioiellino. Perché poi in effetti l’Evi è una società sana, nonostante sia stata in liquidazione tutti questi anni è fondamentalmente una società sana che si autofinanzia. E dunquepotrà tranquillamente in seguito accedere anche a fondi europei, a finanziamenti per poter realizzare tante opere all’interno dell’isola, per poter gestire le risorse idriche, realizzare i depuratori e addirittura gli impianti fognari. E’ è una società destinata a crescere perché, ribadisco, è fondamentalmente una società sana. Ha un organigramma assolutamente valido, ci sono tantissimi collaboratori validi all’interno degli uffici. Ho trovato veramente un ambiente professionale, un gruppo di lavoro forte, bravo e competente. Quando fra due o tre mesi il mio compito sarà terminato lascerò una società sana, un gioiello in mano a chi sa come gestirla».

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