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venerdì, Aprile 26, 2024

Storie di mare raccontate da chi le ha vissute: dall’incontro al Museo Etnografico del Mare arriva un grido di allarme

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Elena Mazzella | Sipario alzato al Museo del Mare: in scena tre grandi attori, protagonisti delle loro vite: i pescatori Francesco Di Meglio (‘a topa), Franco Di Meglio (‘Ndriana) e Pierino Lauro.  

Tre grandi testimonianze che ci arrivano nel presente direttamente da chi il passato l’ha scritto.

Volti come libri aperti, occhi che incarnano quell’immenso mare che hanno amato, amano e rispettano, mani possenti e rassicuranti che passano un testimone prezioso: il loro mestiere di pescatore.

Un tempo chi possedeva le reti, possedeva un patrimonio: erano di canapa, filata a mano con passione e dovizia dalle mogli dei pescatori. Ed erano sempre le mogli a prendersi cura di questo patrimonio rattoppandolo e conservandolo.

Consapevoli di aver vissuto altri tempi e soprattutto di aver attraversato un passaggio epocale nel quale non si rispecchiano, si fanno portavoce di un mestiere che loro malgrado sta scomparendo.

Un mestiere difficile, duro, che comporta sacrifici, rinunce, patimenti, al punto che nessun padre pescatore augurava al proprio figlio, come recita un vecchio detto:“ U’ piscatore dicev al figlio: fatte capitano e magna jalline” (Un pescatore diceva al figlio: datti da fare per diventare importante, e ti farai una posizione).

Noi, spettatori del presente, avidi e assetati di sapere, siamo stati letteralmente rapiti dai loro volti, dai loro gesti, dalla loro foga. Con un linguaggio semplice, diretto e accorato, ci hanno trasmesso tutta la loro energia, il loro amore e la loro esperienza.

 L’univoco messaggio che è risonato nel tempio al mare dedicato è quello di rispetto e amore: se il mare non si impara a rispettarlo, amarlo (non a chiacchiere), temerlo, ascoltarlo, allora è meglio starne lontani.

Circondati da reti, retini, oggetti e arnesi da pesca, i tre storici pescatori ischitani, che ancora amano uscire a pesca perché senza il mare non possono stare, si è parlato di stagioni della pesca (prima si usciva tutto l’anno a pesca, in inverno e primavera si pescava pesce azzurro, in autunno toccava ai tonnetti, a Natale era tempo del marruffo che, come un magico scrigno si riempiva di meraviglie quali saraghi, spigole cernie, orate), di reti, delle varie specie dei pesci che si trovano nel nostro mare e dei delfini, che hanno scelto il nostro bacino come casa. In particolare Pierino Lauro ci racconta, con occhi lucidi, della volta in cui un delfino si è avvicinato alla sua barca. Non appena si è accorto che il tursiope aveva la bocca bloccata da una rete, non ha esitato a tagliarla per liberarlo. In tutta risposta il delfino ha affiancato per miglia e miglia l’imbarcazione di Pierino, come attestazione di gratitudine. Il messaggio è chiaro: la natura va amata e rispettata, perché l’inquinamento che imperversa finisce per ritorcersi contro di noi.

Sono loro, i pescatori, ad essere spettatori in prima fila di uno scempio ambientale che, per opera dell’uomo, sta distruggendo la flora e la fauna da molti anni a questa parte. Anni addietro si usciva a pesca fiduciosi di tornare con un ricco pescato ma soprattutto sano: oggi si esce a pesca consapevoli di tornare con scarso pescato di qualità discutibile e con grosse quantità di plastica nelle reti.

Il loro è un grido di allarme a cuore aperto che ci arriva come la sferzata di uno schiaffo: il mare è meno pescoso perché più inquinato. E, come sottolinea Francesco (‘a topa), non è solo colpa della plastica: c’è il cloro, c’è il cemento, ci sono gli sversamenti a mare, ci sono i ripascimenti. Tutte azioni negative che hanno contribuito a distruggere un ecosistema perfetto che loro, poveri pescatori, hanno sempre rispettato e considerato come un dono prezioso della natura, alla quale hanno donato l’anima.

Un’anima nobile, la loro, perché come tutti i pescatori, sono abituati a non avere niente: sono abituati ad avere il mare!

Dopo questo primo riuscitissimo appuntamento animato da Laura Mattera Iacono dedicato al mare, alla pesca, alle reti e ai pescatori, Luciano di Meglio, ideatore del Museo Etnografico del Mare, anticipa già che questo è solo l’inizio di una lunga serie di incontri: il prossimo appuntamento sarà dedicato alle tonnare dell’isola di Ischia, antichissimo sistema di pesca che probabilmente fu tramandato a noi dai siciliani.

Lo scopo di questi incontri è quello di preservare la nostra storia e le nostre radici attraverso le testimonianze dei protagonisti di antichi mestieri: l’arte della pesca, il richiamo del mare, si avverte dentro, non si può insegnare.

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