Per noi italiani sarà un’intensa domenica nella “perfida Albione” (a proposito: la definizione originaria non fu di Mussolini), perlomeno per quelli che amano seguire tennis e calcio. E se nel Bel Paese la rivalità con i britannici, seppur frammista alla storica ammirazione per il loro gioco spumeggiante, è particolarmente sentita, sappiate che in Scozia non scherzano affatto, al punto da dedicare a Roberto Mancini l’ultima copertina de “The National”, definendolo la loro “final hope” contro un insopportabile successo dei rivali di sempre.

Anch’io seguirò, ovviamente, entrambi gli eventi e lo farò con il medesimo spirito, sebbene sulla carta le speranze di Matteo Berrettini paiono diverse rispetto a quelle della nostra Nazionale di calcio. Il primo incontra un autentico mostro sacro, una macchina da vittorie che non guarda in faccia a nessuno e che ha ancora il dente avvelenato contro i londinesi che da sempre hanno proteso il loro cuore verso Roger Federer. Djokovic è atleta algido, con una capacità mentale in grado di fargli trovare la sua comfort zone anche quando è sotto di due set su cinque, ribaltando una partita spesso apparentemente impossibile da vincere; e come se non bastasse, oggi Nole punta al Grand Slam, mancandogli solo Wimbledon e New York per compiere l’impresa nel 2021. Ma il nostro eroe romano stavolta affronterà la sfida con una maturità diversa e, soprattutto, con lo spirito di quella “partita della vita” che non capita certo tutti i giorni e, talvolta, difficilmente si ripete. Quindi, almeno per ora, illudiamoci che Matteo se la giocherà alla grande, con la grinta e l’entusiasmo a cui ci ha abituati. E magari con qualche errore in meno da fondo campo.

Quanto all’Italia di Mancini, credo ci siano tutte le condizioni per affrontare l’Inghilterra nel migliore dei modi e uscire a testa altissima da Wembley, comunque andrà, oltre le superstizioni e i timori di giocarsi la finale nelle acque del nemico.

Forza Italia!