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martedì, Aprile 30, 2024

Turismo. Sciarelli: “Ischia, riparti con sicurezza e gentilezza”

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Dopo l’incontro con gli studenti abbiamo incontrato il prof Mauro Sciarelli, docente del corso di economia aziendale all’Università di Napoli Federico II.

– Prof. Sciarelli, i ragazzi del Telese provano a rispondere al quesito “cosa vuole il turista dopo il Covid”. Dopo la sua interessante discussione sulla validità ancora delle DMO, cosa chiede realmente il turista dopo il Covid?

«Cosa cerca il turista? Un po’ di sicurezza, sicuramente. Perché in questo momento l’incertezza è molto forte. Sicurezza in termini di procedure e quindi delle strutture che siano pronte sotto il profilo della salute, che siano accoglienti. Il periodo del Covid è stato pesante per tutti anche sotto il fattore psicologico, quindi io credo che il turista voglia essere coccolato, voglia una maggiore attenzione, ancora di più rispetto a quello che già normalmente avrebbe voluto. Per cui un solo servizio, ma attenzione, attenzione a quelle che sono le esigenze individuali.

Accogliere e affrontare con gentilezza il rapporto con il cliente, con il turista. Devono farlo le strutture ricettive, ma parlo in generale di tutte le strutture che entrano nel complesso sistema turismo. Oggi, dunque, dobbiamo trovare questo elemento di vantaggio. E questo sicuramente significa flessibilità, perché il turista è ancora molto incerto di quello che succede. Cerca la possibilità di non essere bloccato dalle prenotazioni, di vedere dall’altra parte delle strutture che sono in grado di cogliere questa esigenza. La possibilità di spostare senza avere gli aggravi di costo.

Non credo che sia tanto un problema, di prezzi o di tariffe, perché è un momento diciamo di difficoltà e tutti vogliamo evadere da questo momento.

La grossa ripresa che c’è stata nel 2020 e nell’estate 2021 ha dimostrato che la gente non ce la faceva più a stare chiusa dentro casa e voleva ricominciare a viaggiare per sentirsi serena. Oggi c’è un po’ più di incertezza a valle di quest’ultima ondata della variante Omicron. Però, diciamo, le aspettative sono quelle più rosee.

C’è una domanda di un turismo consapevole, forse anche più sostenibile sotto tanti profili, ma poi dove dall’altra parte ci si attende una maggiore attenzione a quelli che sono gli aspetti, anche psicologici».

– Da addetto ai lavori, che idea si è fatto di Ischia?

«Ischia ha un valore enorme che deriva dal fatto che ha insieme, una serie di fattori di attrattiva che la caratterizzano intensamente anche dalle altre isole. Sicuramente il mare, ha un territorio molto bello, che non è soltanto quello marino ma anche quello di montagna. Importanti sono le terme. Oggi il turista vuole essere coccolato, tiene molto al benessere, alla salute. Il turismo termale è stato sempre in fortissima crescita e secondo me in questo momento ancora di più perché la gente vuole sentirsi ora la capacità di sfruttare, mettere insieme questi fattori. In maniera completa, coordinata, efficace e magari mettendo insieme tanti soggetti. Oggi si opera in maniera forse poco coordinata, parlo in particolare delle Istituzioni, perché chiaramente quando c’è un territorio dove sotto il profilo amministrativo ci sono tanti comuni che magari agiscono anche diversamente tra di loro, è un problema. Con la DMO c’è una opportunità enorme, secondo me anche una forte possibilità di cercare di destagionalizzare la domanda turistica, perché un turismo termale è un turismo che permette di poter allungare almeno un po’ di più il periodo delle vacanze».

– Chi ha studiato DMO qualche anno fa e arriva ad oggi, si trova il mondo un po’ rivoluzionato. L’accoppiata social come ha rivoluzionato il turismo e il turista?

«Il turista oggi è attento a quello che si dice in rete, alla reputazione, anche troppo. Non abbiamo gli influencer, ma abbiamo le recensioni e sotto questo profilo chi opera all’interno del turismo è molto attento a gestire correttamente le relazioni con i social. Perché? Perché chiaramente è una Bad reputation che è legata a una recensione fatta male. Fatta male anche perché superficiale, eccetera, che non viene gestita bene e può creare grossi problemi per questo settore. Quindi i social sono diventati importanti e dall’altra parte ci sono i social media manager che diventano importanti all’interno, nel marketing delle imprese turistiche e questo è fondamentale, cioè saper gestire correttamente.

Le relazioni con il cliente per quanto riguarda le recensioni, le relazioni con il mondo social per quanto riguarda le informazioni della comunicazione. E’ questo canale, che una volta non esisteva, che chiaramente può fortemente influenzare la domanda. Tutti ormai siamo fortemente, diciamo, soggetti a quello che ci dicono gli altri. Chi più chi meno, e quindi in questo senso i social hanno presa. Questo può essere un bene, ma anche un male, perché l’affidabilità dell’informazione sulla rete non è sempre così garantita. Lo sappiamo bene, no? Sotto questo profilo ci vuole anche una maggiore maturità da parte di chi frequenta i social e di chi è presente sui social nel poter selezionare le informazioni in maniera un po’ più adeguata».

– Ultima domanda. In passato qualche DMO ha avuto diciamo una fine non allegra…

«La DMO è sempre un’azienda, molto spesso una partecipata, soldi pubblici, soldi privati. Entriamo in un altro ragionamento che è poi quello della politica, della gestione della sostenibilità, come spiegavo prima ai ragazzi. Ci fu una ricerca qualche anno fa su una serie di destinazioni che avevano delle caratteristiche diverse. Interamente PMI, cioè alcuni casi erano interamente private; in altri casi erano pubbliche-private che venivano dal basso, in altri casi erano pubblico-privato che però sono state fortemente coordinate da un intervento di carattere “pubblico” con le municipalità. Il caso di Barcellona è un caso tipico, dove però c’è una fortissima, diciamo presenza privata degli operatori che sono stati in grado di mettersi insieme alla municipalità e agli altri soggetti, diciamo istituzionali, per lanciare all’epoca il turismo dopo le Olimpiadi del 92. Da quel momento quell’organismo, un consorzio, ha funzionato molto meglio nel senso di capacità di organizzare, costruire, mantenere, anzi fare molto di più anche dopo l’evento. Ora non sempre questo succede. Purtroppo dipende molto dai casi. In alcuni casi i sistemi locali di sviluppo turistico sono, diciamo definiti sulla Carta interministeriale, piuttosto che coinvolgere correttamente quelli che sono i soggetti privati che sono invece molte volte fondamentali per favorire lo sviluppo sistemico di questo settore».

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