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Salatista e non salutista. Però… | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 12 luglio 2023

E’ circa un mesetto che ho scelto di seguire una dieta alimentare alquanto rigorosa (circa 1000 calorie al giorno) per divertirmi di più nelle mie modeste avventure tennistiche e avevo già preso atto, essendo la prima volta che mi capita di questi tempi, che il periodo estivo può risultare più favorevole per sostenere questo genere di sacrificio.

Sì, è anche vero che da una parte le tentazioni dell’estate sono tantissime, tra bibite fresche, gelati e occasioni conviviali che ci portano a restare a tavola o comunque a contatto col cibo in modo decisamente più frequente. Ma quando il caldo si rende particolarmente asfissiante come sta accadendo in questi primi giorni di luglio, almeno a pranzo la voglia di mangiare lascia il posto a sane bevute d’acqua fresca e a un consumo prevalente di frutta e ortaggi di stagione, piuttosto che lasciarsi andare col classico primo, caldo o freddo che sia.

Va detto che le nostre abitudini alimentari, sebbene la dieta mediterranea sia di fatto la più sana e gustosa che ci sia, andrebbero notevolmente modificate in chiave salutista, tenendo conto anche e principalmente della necessità mai troppo ricorrente di attività fisica nel corso della giornata di ciascuno di noi. Ma personalmente, non essendo un fumatore o un consumatore di caffè e men che meno un appassionato di dolci o, ancora, uno dal superalcolico inevitabile ma solo un convinto “salatista” come amo definirmi, posso comprendere le difficoltà di chiunque debba, spesso forzatamente, stravolgere il proprio modo di mangiare rinunciando sistematicamente a quel che più gli piace. Perché poi, alla fine, è sempre così: quando ti obbligano a privarti di qualcosa, quel qualcosa rappresenta sistematicamente ciò per cui vai matto.

Io resterò per sempre un salatista e, probabilmente, non diventerò mai un salutista e men che meno lo smilzo che non sono mai stato più di tanto. Però quando è il corpo a chiamarti lanciando un segnale di disagio, bisogna avere la capacità di ascoltare quel campanello d’allarme e mettere alla prova la propria maturità frammista alla giusta dose di spirito di sacrificio. E questo non solo per il vecchio claim di successo “prevenire è meglio che curare”, ma perché volersi bene un tantino di più non guasta mai. A tutte le età.

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