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Quel numero uno italiano. Il primo | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 05 giugno 2024

Per un appassionato di tennis come me, il fatto che oggi, col “Roland Garros” ancora non conclusosi, ci sia già il primo numero uno al mondo italiano, è tutt’altro che un’emozione da poco. Ma il problema non è che a diventarlo sia un italiano, bensì QUELL’italiano. E in quel modo.

Jannik Sinner è stato lì buono buono ad attendere e lavorare da quando aveva quattordici anni: ha fatto la sua gavetta, ha seguito i consigli di Riccardo Piatti che è stato bravissimo a scoprirlo e avvicinarlo al tennis che conta, lo ha sostituito quando ha ritenuto che non fosse più all’altezza di un salto di qualità che stentava a riguardarlo ogni qualvolta si confrontava in campo con i primi della classe, ha sopportato i commenti di chi, come me, lo aveva classificato come un ottimo giocatore ma non certo un fuoriclasse, ha messo su un team eccezionale che in brevissimo tempo lo ha portato ai vertici ATP. Ma soprattutto, pur scalando rapidamente la classifica mondiale fino alla prima piazza raggiunta ieri dopo il ritiro del Djoker da Parigi e rientrando di diritto già da tempo nel novero dei tennisti più pagati in assoluto, Jannik ha continuato a volare basso, preferendo di gran lunga quel low profile che nonostante tutto lo rende ancora molto simile al ragazzo della porta accanto.
Sì, un numero uno che fa di tutto per restare -per così dire- normale: quello che toglie l’ombrellone dalle mani della hostess per reggerlo cavallerescamente al suo posto, quello della battuta timida ma efficace tanto in italiano quanto in inglese, quello che al cambio di campo passa la busta col ghiaccio allo spettatore caduto in tribuna, quello che raggiunge il bambino che piange per non averlo potuto salutare da vicino, quello che palleggia col ragazzo in sedia a rotelle coronandone il sogno di una vita, quello che rifiuta una ghiotta “ospitata” al festival di Sanremo perché “la musica e il ballo non sono cosa mia e per questo, non avrebbe senso andarci”.

Ecco, Jannik Sinner è senza dubbio un italiano atipico e non solo perché altoatesino e, di conseguenza, con molta influenza teutonica nei suoi comportamenti. Ma oggi sono ancor più convinto che non poteva esserci italiano migliore di questo a regalarci per la prima volta la piazza d’onore del tennis mondiale. Jannik, col suo modo di essere, ci rappresenta tutti, specialmente oggi che ha imparato a tenere alta la bandiera della sua italianità, pur gestendo le sue fortune nella più prestigiosa e conveniente terra monegasca.
Ora siamo tutti con Te, Jannik, affinché questa bella favola che ci ha conquistato alla grande continui il più a lungo possibile. Già da Parigi.

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