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venerdì, Maggio 3, 2024

Piccola pasticceria napoletana: storia di una tradizione secolare

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La piccola pasticceria napoletana ha origini molto antiche ed è ricca di dolci tipici per ogni festività e non solo. Una vera e propria arte e tradizione partenopea che arriva in tutta Italia. 

Abbiamo ad esempio la pastiera che evoca la gioia della Pasqua, oppure gli struffoli tipici del Natale, esattamente come le chiacchiere riportate al Carnevale e ancora la zeppola a San Giuseppe, il giorno della festa del Papà. le sfogliatelle frolle e ricce,  che hanno dato vita a tutto questo e il babà che ricorda un ottimo scambio interculturale con la Francia.

Pasticceria Napoli: i dolci della tradizione

L’arte pasticcera a Napoli non è affatto recente, ci sono dolci che risalgono veramente ad epoche antiche e non parliamo nemmeno degli anni del Rinascimento, tutti questi è possibile trovarli presso www.pasticcerialarocca.it e deliziarsi insieme alla famiglia.

Molti non sanno che il dolce più antico della nostra tradizione sono gli struffoli.  Le origini risalirebbero addirittura alla Palepoli greca, piccole palline venivano fritte e poi cosparse di miele, si chiamavano struggolos.  Poi sono diventati i dolci tipici del Natale e anche del Carnevale in alcune parti d’Italia.

Parlando del Carnevale non si può fare a meno di nominare le chiacchiere, la loro ricetta venne descritta per la prima volta da Apicio nel suo ricettario, ma la preparazione risale all’antica Roma. Erano chiamate “fritcilia” perché fritte nel grasso di maiale e prodotte in grande quantità in occasione dei Saturnali per resistere durante il periodo che nella tradizione cristiana equivale alla Quaresima.

Un dolce tipico della tradizione è senz’altro il babà, l’invenzione è da attribuire a Stanislao Leszczynski, nel secolo XVIII secolo,  all’inizio si chiama Alì Babà per richiamare il romanzo Mille e una notte.

Piccola pasticceria napoletana: la tradizione

La sfogliatella riccia e frolla sono senz’altro i dolci tipici della tradizione napoletana assieme al babà. La ricetta è tipicamente campana. La prima sfogliatella nasce nel XVIII secolo nel conservatorio di Santa Rosa da Lima, a Salerno, era avanzata nella cucina del convento un po’ di pasta di semola; invece di buttarla, fu aggiunta frutta secca, zucchero e limoncello, ottenendo un ripieno. La prima si chiamò sfogliatella di Santa Rosa, mentre nel 1819, Pasquale Pintauro, un  ristoratore napoletano, trasformò i locali della sua celebre trattoria in via Toledo in una raffinata pasticceria e creò la sfogliatella riccia e frolla.

Cartucce napoletane: piccola pasticceria

Le cartucce napoletane sono dei dolcetti di pasta di mandorle tipici della piccola pasticceria e pure  la pasta di mandorle veniva fatta in convento, esattamente a San Gregorio Armeno.

Le origini di questo dolce sono tuttora incerte ma si sa che prima venivano chiamati babanielli perché somiglianti a piccoli babà e soffici e di buon sapore come questo.

Il nome cartucce deriva dalla forma, apparentemente simile alle cartucce di un fucile. Sono quelli più vintage della storia della pasticceria napoletana. Hanno una forma cilindrica e sono avvolte in una carta da forno e hanno appunto il sapore delle mandorle.

Non sono bagnati con nessun tipo di liquore e sono considerati i dolcetti estivi per eccellenza perché il loro impasto riesce a rimanere soffice e soprattutto non essendo bagnati con liquori o vino hanno un ottima conservazione.

Roccocò napoletani piccola pasticceria

Anche i roccocò sono un tipico dolce natalizio che abbonda sulle tavole napoletane insieme a struffoli, pastiera e tanto altro. Le origini risalgono  al  Real Convento della Maddalena di Napoli, dove furono le monache a creare per prime questo dolce.  Il nome deriverebbe dal termine francese “rocaille” per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. Per tradizione le famiglie napoletane li preparano l’8 dicembre e li mangiano fino a Natale.

Prepararli però non è semplice, perciò li comprano già in Pasticceria. I roccocò devono essere croccanti ma non duri all’esterno e morbidi all’interno. Decisiva è la cottura: se si sbaglia, infatti, si potrebbero ottenere biscotti molto duri e quindi immangiabili soprattutto per chi non ha un’ottima dentatura.

Un altro biscotto tipico della tradizione è il biscotto all’amarena o al cioccolato, fatto da un pasticciere napoletano con gli scarti della frolla, anch’esso è uno dei preferito dai napoletani, da gustare a colazione o la domenica dopo pranzo.

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