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domenica, Maggio 19, 2024

Pianura e Napoli United spingono per la ripartenza

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Sui social “pallonari”, ormai non si parla d’altro.

Cosa deciderà dopodomani il consiglio federale relativamente alla ripresa del campionato di Eccellenza? Tra chi spinge per la ripartenza e chi da settimane ha ordinato il “rompete le righe”, c’è una differenza di pensiero abissale.

Un dato: soltanto 8 società su 43 del comitato Emilia Romagna hanno risposto all’“appello”, disposte a riprendere la via del campo. Una conferma che il deliberato dell’ultimo consiglio direttivo della LND è sempre valido. Una Lega Dilettanti che ha chiesto ai rispettivi comitati regionali di approntare dei format per la ripresa da presentare nella seduta di venerdì. Chi preferirà restare a casa, non dovrebbe rischiare la retrocessione. Il condizionale è d’obbligo perché le linee guida generali dovranno darle venerdì le varie componenti della FIGC riunite in videocall. Il consiglio federale dovrà autorizzare innanzitutto la modifica della norma relativa al cambiamento del format del campionato in corso d’opera. I vari comitati stanno formulando delle proposte, noi su queste colonne abbiamo ribadito nei giorni scorsi che la soluzione migliore è quella adottata da altre federazioni, ovvero dividere i gironi in sottogironi. In questo modo, le 42 campane sarebbero suddivise in sei gironi da sette club ciascuno. Ma quanti di questi si ripresenteranno ai nastri partenza? Su una chat di un portale calcistico campano, in seguito ad un botta e risposta sull’opportunità di far ripartire l’Eccellenza in considerazione che si potrebbe andare incontro ad una terza ondata della pandemia, il presidente del Pianura Di Costanzo ha risposto: «Il problema è che ognuno pensa a sé. E non pensa al prossimo. Se noi abbiamo programmato in anticipo e facendo carico degli impegni non vedo il motivo di non incominciare, oppure devo pensare che chi non vuole incominciare e perché non ha le basi per farlo. Saluti a tutti e spero di incominciare quanto prima per poi parlarvi da vicino e sul campo». Il massimo dirigente della società napoletana conclude scrivendo tutto maiuscolo «noi siamo pronti per andare in Serie D». Così, a scanso di equivoci o cattive interpretazioni.

Dal canto suo, il presidente del Napoli United, Gargiulo, continua la sua battaglia per la ripartenza. «L’augurio è che si possa ripartire, stiamo cercando in tutti i modi di far sì che si possa tornare realmente in campo con le dovute precauzioni, magari applicando lo stesso protocollo valido per la Serie D – commenta Gargiulo –. Negli ultimi giorni sono stati fatti passi importanti, ora attendiamo con grande tensione il prossimo Consiglio Federale di venerdì 5 marzo dove si discuterà della ripartenza e delle modalità per effettuarla in sicurezza. Ad oggi c’è ancora qualche nodo da sciogliere, soprattutto dal punto di vista della copertura economica con lo stanziamento di fondi per l’applicazione del protocollo. Io mi auguro che per una volta le lotte politiche restino fuori dalla questione, questa vicenda a mio avviso è viziata da interessi politici delle istituzioni, dalla FIGC alla LND passando per il Governo. La speranza è che si pensi soprattutto agli oltre 15mila atleti che vogliono tornare in campo e che lavorano in questo settore, tra l’altro fa rabbia vedere che AICS, UISP e tante altre Federazioni hanno già ripreso le proprie attività, campionati amatoriali che hanno immediatamente chiesto al CONI l’autorizzazione in virtù della rilevanza nazionale delle competizioni, sono stati più veloci della FIGC e sono tornati in campo, mentre noi da quattro mesi non abbiamo ricevuto indicazioni e ci auguriamo che venerdì si faccia chiarezza. In ogni caso non ci fermeremo, anche se la FIGC dovesse decidere di dichiarare conclusa la stagione proveremo a far valere i nostri diritti». Gargiulo non ha tutti i torti quando fa l’esempio dei campionati di enti di promozione sportiva così come sottolinea la mancanza di soldi da trasferire ai club, oltre alle lotte politiche all’interno della Federazione».

Il patron del Napoli United ribadisce che è «innanzitutto parto dall’interesse della Napoli United che ha già fatto investimenti rilevanti, e che in caso di stop definitivo andrebbero sprecati, poi c’è l’interesse di tutti i calciatori e gli addetti ai lavori che vivono di questo. Inoltre è mia opinione che il campo di calcio non sia un luogo più pericoloso di quanto possono essere oggi piazza, strade e luoghi di ritrovo dei giovani».

S.M.

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