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venerdì, Maggio 17, 2024

Per svelare i misteri sulle stragi questo governo dovrebbe aprire davvero l’armadio della vergogna

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Gianni Vuoso | Trentacinque anni fa la strage del Rapido 904, dove perse la vita anche Federica Taglialatela e suo padre Gioacchino, insieme ad altre quindici vittime.

Stamattina, appuntamento alle 12.15 presso la Stazione Centrale di Napoli per la cerimonia commemorativa, introdotta dalla Fanfara del 10° Reggimento Carabinieri Campania. Ma come scrive Rosaria Manzo, Presidente dell’Associazione tra i familiari delle Vittime del Rapido 904, “l’attività della associazione, a prescindere dall’iter giudiziario, è sempre stata animata dal convincimento che occorre disseminare il valore della memoria, soprattutto tra i più giovani e a maggior ragione tra coloro che nel 1984 non erano ancora nati. Una bella e significativa risposta in tal senso l’abbiamo ricevuta da un gruppo di studenti del Liceo Bérard di Aosta, i quali, domenica 22 dicembre, alle ore 18, a Napoli, nel quartiere Forcella, presso la Biblioteca “A Porte Aperte”, intitolata ad Annalisa Durante, uccisa a soli 14 anni durante una sparatoria tra clan rivali, hanno messo in scena la trasposizione teatrale del libro “Mi ricordo. Rapido 904. Frammenti di Vita”, realizzato dagli stessi studenti del Liceo Bérard a partire dalla testimonianza di Lina D’Aniello, una sopravvissuta alla strage del 23 dicembre 1984.”

Quindi, due momenti significativi e di grande commozione. Ma già la scorsa settimana, al Polifunzionale di Ischia, il 14 e il 15 dicembre la compagnia teatrale “Collettivo Barberia” ha messo in scena “Rapido 904”, un lavoro firmato da Corrado Visone che, insieme a Valentina Lucilla Di Genio, ha riscosso un grande e commosso successo di pubblico. La memoria va difesa. E’ una lampada che deve rimanere accesa perché certi misfatti non debbano ripetersi. Infatti, proprio Rosaria Manzo ha scritto:

 “Quel terribile 23 dicembre di 35 anni fa, come è noto, si verificò una delle pagine più buie della storia della Repubblica, un intreccio tra terrorismo e criminalità organizzata che cagionò, all’interno della Grande Galleria dell’Appennino, 16 morti e 267 feriti. In tutti questi anni abbiamo cercato ostinatamente di portare avanti la memoria di tutte le vittime della strage, ma anche e soprattutto siamo stati animati da un forte e sacrosanto desiderio di giustizia. Giustizia che non abbiamo ancora ottenuto e di cui forse mai beneficeremo, visto che il processo relativo alla strage si è estinto con la morte del boss Totò Riina, imputato in qualità di mandante. L’attività della nostra associazione, a prescindere dall’iter giudiziario, è sempre stata animata dal convincimento che occorre disseminare il valore della memoria, soprattutto tra i più giovani e a maggior ragione tra coloro che nel 1984 non erano ancora nati.”  

Un impegno collettivo che cresce di anno in anno, per ricordare un periodo atroce che parte dal 12 dicembre 1969, cinquanta anni fa, con la Strage di Piazza Fontana che ha registrato le ingerenze americane, le responsabilità dei servizi segreti italiani, colpevoli silenzi e l’ignobile inerzia di governi che non hanno ancora voluto svelare gli inaccettabili misteri che avvolgono quei misfatti.

Stamattina, a Napoli bisogna anche  ricordare i 17 morti della Banca dell’Agricoltura e Giuseppe Pinelli, la diciottesima vittima volata dalla finestra del commissariato, bisogna sollecitare il presidente Mattarella ad esigere, dopo colpevoli silenzi e complici inadempienze, che almeno questo governo apra davvero il famoso armadio della vergogna per fare chiarezza e dire la verità, soprattutto ai giovani.

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