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martedì, Aprile 30, 2024

Oltre al CASO ci resta il DANNO

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Il pericolo lazzaretto, la follia della prevenzione con i porti chiusi, la sanità che non funziona, l’ospedale che non è pronto e la difficoltà di trasporto hanno dimostrato, nei fatti, che le motivazioni che avevano addotte dai sindaci erano fallaci e inutili. Motivazioni che non hanno retto neanche all’evidenza del contagio. Neanche il caso positivo di coronavirus potrà giustificare il danno creato il 23 febbraio. Danno che, lo ricordiamo, avrà ripercussioni ben più profonde del coronavirus in sé per sé.

Gaetano Di Meglio | Il passo tra “si poteva evitare” e “preferisco rischiare” è brevissimo. Dipende da qual è l’argomento. Se si parla con i cittadini e con chi non ha nessun processo in corso, il Coronavirus è da evitare. Se, invece, hai un processo con un’altra persona, allora, si può rischiare e non si deve rinviare: è questa la paranoia di molti ischitani.
Una sorta di difesa, con il germe razzista che si riduce a ragionamenti del tipo “se ne stava a casa sua” o, peggio, “tutto questo per un turista da 20 euro al giorno”. E poi, uno tsunami contro il Prefetto Valentini, un osanna per i sindaci che avevano provato a limitare questo sbarco e una psicosi collettiva tutta ischitana.

La storia, però, ci racconta che Ischia resta famosa nel mondo, e in Italia, per aver firmato un atto giudicato da tutta Italia come razzista e annullato dal Prefetto di Napoli in un ora, perché scritto male, fondato sul nulla, dettato dalla imperizia di cattivi amministratori e contro le decisioni assunte dal governo in merito al Coronavirus.
Ma sia chiaro, prima del caso positivo al Coronavirus, ovvero un 77enne a cui rimproveriamo di aver messo a repentaglio la salute di molti ma che non ha nessuna colpa ad essersi ammalato, come tutti gli ammalati, abbiamo distrutto tutto quello che c’era da distruggere.
Dopo sette giorni di allarme ingiustificato abbiamo disdetto tutto quello che c’era da disdire, abbiamo cancellato tutto quello che c’era da cancellare, abbiamo distrutto tutta l’economia dell’isola di questi periodi, proprio come tutta l’Italia. E dall’altro ieri sera, come un mantra, è tornato in voga il claim “i sindaci avevano fatto bene”.
Cosa avevano fatto bene? Se avessero fatto così bene, beh, allora non avremmo avuto i sette giorni della follia. Non avremmo avuto il video virale contro i turisti del nord, non ci saremmo ritrovati ad essere insultati da tutti i cittadini della Lombardia e del Veneto.
Non si capisce cosa avrebbero fatto bene i sindaci. Avevano provato a chiudere frontiere ischitane, provato a spaccare l’Italia al fine di limitare l’arrivo del virus.
Avevano scritto un’ordinanza sbagliata che loro stessi non hanno più richiamato e che, dopo 8 giorni, è stata resa inefficace per decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Abbiamo scavato un fosso tra noi e parte dell’Italia così profondo che sarà difficile riempirlo.

Il caso che abbiamo avuto, invece, è passato proprio come uno dei 3088 casi italiani. Non c’è notizia che gira, non c’è notizia che indigna. Non c’è nulla di grave, tranne la malattia che ha infettato il nostro ospite.
E così, in meno di una giornata, abbiamo scoperto che il caso ischitano di coronavirus non ha neanche lo stesso valore, di quelli di Palermo, Savona, Finale Ligure, Alassio e di Tenerife. Tutte località turistiche, frequentate da cittadini della Lombardia e del Veneto che hanno avuto il loro caso di coronavirus e la loro lunga lista di turisti in quarantena. Eppure, nessuna di queste ha sparato contro tutti i lombardi e contro tutti i veneti, o firmato documenti contro una larga parte della popolazione che se ne è risentita.
Il pericolo lazzaretto, la follia della prevenzione con i porti chiusi, la sanità che non funziona, l’ospedale che non è pronto e la difficoltà di trasporto hanno dimostrato, nei fatti, che le motivazioni che avevano addotte i sindaci erano fallaci e inutili. Motivazioni che non hanno retto neanche all’evidenza del contagio. Neanche il caso positivo di coronavirus potrà giustificare il danno creato il 23 febbraio. Danno che, lo ricordiamo, avrà ripercussioni ben più profonde del coronavirus in sé per sé.

Il sistema del turismo in Italia ha subito il suo colpo forte. Le cancellazioni delle prenotazioni hanno toccato tutte le località, tutti i tipi di vacanza e di tipo di viaggio, ma nessuno, come noi, si è reso protagonista di quello che abbiamo fatto noi.
Nessuno e dico nessuno, ha fatto quello che abbiamo fatto noi. Eppure in Italia si contano 3088 casi positivi al covid-19 ma nessuno come Ischia.
E oggi, ci troviamo con 3 infermieri in quarantena domiciliare per l’imperizia del turista bresciano e poco più.
Oltre al CASO ci resta il DANNO.

Questione personale
Sabato 22 febbraio ho iniziato a scrivere contro le scelte che stavano assumendo i sindaci perché ritenevo, ritengo e riterrò la scelta di imporre il divieto di sbarco ai residenti di Lombardia e Veneto una scelta giusta. Sabato 22 febbraio, come tutti, non solo i sindaci, ma tutta l’Italia abbiamo preso atto che da quelle due regioni specifiche si stava scatenando il contagio che ha messo ko la nostra nazione non solo nei nostri confini ma anche, e soprattutto, all’estero. 16 paesi hanno fatto quello che abbiamo fatto noi con la Cina e, in qualche modo, avremmo voluto dire al mondo che Ischia si chiamava “fuori” da questo casino. Che limitavamo la circolazione ad una grossa fetta di cittadini italiani e tanto altro.

Bene, sempre sabato, mi era ben chiaro che il contagio sarebbe potuto arrivare, in particolar modo, da quelle che poi sono diventate zone rosse e gialle. Mica era un segreto. Mica era una scoperta. Quella che si apprestavano a fare i sindaci, domenica mattina, era un atto sbagliato. Che il virus arrivasse tramite un lombardo o un veneto era prevedibile. Così prevedibile che poi è arrivato.
Meno prevedibile e meno praticabile, invece, era comportarci come uno stato estero. Chiudere i porti a lombardi e veneti non ci è dato da nessuna legge. Imporre il divieto di sbarco non era possibile. Anche col rischio che potessero arrivare cittadini, liberi di muoversi, liberi di credersi sani, liberi di essere cittadini italiani ma che, invece, avevano il virus.
Certo, potevano scegliere di rinunciare alla vacanza come hanno fatto tutti quelli che hanno disdetto nei giorni successivi e hanno mandato in crash l’intero sistema economico basato sul turismo. Certo, potevano scegliere di non partire e restare a casa loro per scelta. Certo, potevano fare tante cose. Davvero tante. Ma avrebbero dovuto sapere che erano contagiati. Che venivano da una zona che sarebbe diventata, poi, in poche ore, pericolosa. Quando sono partiti, infatti, non erano a rischio.
Ho criticato l’ordinanza di domenica mattina perché insufficiente a limitare il contagio. E’ vero, abbiamo avuto un caso da quel bus… e allora? Questo ci mette al sicuro? Assolutamente no. Perché l’ho ritenuta razzista come la gran parte degli italiani. Perché sono meglio e non voglio essere come quei polentoni che ci hanno detto “colera” e ci hanno cacciati perché avevamo la malattia. E perché, nonostante i toni allarmistici il caso coronavirus di Ischia ha dimostrato che abbiamo una buona sanità e che sappiamo reagire anche a questo.

Questa idea che siamo un posto che non appartiene al paese Italia non riuscirò mai ad accettarla. Questa idea che noi possiamo chiudere le nostre frontiere perché siamo meglio degli altri, anche. Questa idea, malsana, che solo noi abbiamo il diritto di non ammalarci e di chiuderci dentro la comprendo ma non la condivido. Questa idea che gli altri 3088 casi in Italia siano colpa di un sindaco che non firmato un’ordinanza come la nostra, mi sembra ridicolo. Questa idea che il Prefetto sia responsabile di un contagio su 3088 mi sembra ancora più ridicola.

5 COMMENTS

  1. [18:40, 6/3/2020] Giorgio Iacono: Non nego la gravità della malattia del covid 19 . Temo solo che le misure adottate non servano molto e che il danno economico e psicologico possa essere ancora più grave . Inoltre controlli medici rimandati per la chiusura degli ambulatori, interventi chirurgici dilazionati etc. anche alla fine produrranno le sue vittime Magari ci saranno più morti anche a causa di questa crisi economica . L’isolamento avrebbe un senso se si protraesse fintanto fosse pronto e somministrato un vaccino che immunizzando la gran parte della popolazione interrompesse la catena trasmissiva del virus. Infatti l’influenza stagionale termina dopo che ha sfuriato facendo ammalare milioni e milioni di persone e grazie anche in parte alle vaccinazioni non trova più tanti soggetti recettivi per continuare la catena trasmissiva.
    : In conclusione fermare il mondo per poche settimane potrebbe essere poco utile e appena si riprende la vita normale il virus riprenderà la sua corsa trovando comunque la gran parte della popolazione non immune.

  2. Mi sa che nn è ancora chiara a tutti (anzi, pessimisticamente, penso sia chiara a pochi!) la gravità della situazione!
    Un complimento al Direttore: nn sapevo che Lei avesse un contatto diretto con il Padreterno, il quale le anticipa il futuro! Quando avrò bisogno di sapere qualcosa mi rivolgo a Lei!!!!

  3. La gravità di questa epidemia è ben nota a tutti, anzi c’è chi vive in una condizione di ansia e , per alcuni, di panico Non è per nulla nota e al momento neanche immaginabile la gravità derivante da una tale crisi economica e da un sovvertimento della vita sociale senza precedenti . Il governo si dovrà far carico dei bisogni più elementari di molte famiglie e temo, ottimisticamente, che ci vorrà almeno una generazione per ritornare ai precedenti livelli di vita.

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