La pessima abitudine tipica dell’imprenditoria media ischitana di piangersi addosso in attesa di chissà quale ennesima forma di assistenzialismo, aggravata da amministrazioni inerti e incapaci come quella che abbiamo nel comune capoluogo, non è solo il modo peggiore di affrontare i momenti di crisi ma anche quello di sprecare, ignorandole, le innumerevoli opportunità di sviluppo ed attrazione che il territorio, per grazia del Buon Dio, offre nonostante la presenza di tanti inutili indigeni.
Eppure siamo ischitani, ma fondamentalmente napoletani. Apparteniamo anche noi alla terra di Parthenope, prim’ancora che all’ormai ex provincia di Napoli. Ma dalla nostra metropoli-madre e, soprattutto, dell’arte di arrangiarsi, della creatività e della voglia di emergere di quel popolo così vicino e simile a noi, che notoriamente “se fa sicco ma nun more”, non riusciamo a prendere esempio in alcun modo. Sia chiaro, parlo di esempi dai fenomeni positivi della realtà napoletana, quelli che negli ultimi anni ne stanno rilanciando l’economia, la dignità e la notorietà internazionale in barba alla vecchia reputazione da popolo di sfaticati tutto pasta e mandolino, dai vicoli pericolosi da cui stare alla larga specie se con un Rolex sul polso o una vistosa borsa di marca sulla spalla, dai bassi abitati all’insegna del degrado e dal “paccotto” incombente per i turisti ignari di tanta astuzia.Napoli, pian pianino, sta diventando ben altro, proponendo sé stessa, la sua gente e l’enorme patrimonio artistico-culturale che le appartiene in modo totalmente diverso, dimostrando di aver appreso quanto l’accoglienza, il sentirsi al sicuro e, di conseguenza, far sentire al sicuro i propri visitatori sia la più efficace forma di consolidamento di una brand awareness che negli ultimi anni sta crescendo vertiginosamente fino a sfociare nel più scontato degli overtourism e diventare fenomeno di studio da parte di autorevoli testate, come avvenuto ieri per Il Sole 24 Ore.
Ma tutto questo fa ancora più rabbia agli ischitani di buona volontà se si considera che alla fine, con tutto l’oro a disposizione, Napoli possiede un sito d’attrazione contemporaneo e dall’origine totalmente popolare (e anche molto populista e un tantino blasfemo) che è diventato il più visitato in Italia dopo il Colosseo e subito prima degli scavi di Pompei: il murale di Maradona, ai Quartieri Spagnoli, a quattro anni dalla morte del Pibe de Oro, porta annualmente ben sei milioni di visitatori, con un indotto economico mica da ridere che ha rigenerato non solo la gente e le attività della zona, ma l’intera città. E ad Ischia, dove autentiche proposte di unicità di certo non mancano, continuiamo a veder chiudere negozi, vendere immobili all’asta e tentare invano di metterci una pezza, tra un’improbabile DMO e uno stantio albero di Natale. Che pena!
Daily 4ward di Davide Conte del 29 novembre 2024