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lunedì, Aprile 29, 2024

Modalità Settantuno. Ciro Curci è mio fratello

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Gaetano Di Meglio | Da qualche giorno Ciro Curci, uno dei tifosi più rappresentativi dell’Ischia Calcio, è stato oggetto di una mini Shitstorm social. Una manovra molto probabilmente casamicciolese che ha mischiato il pubblico e il privato. Non più tardi di qualche giorno fa, sempre Ciro, ha rimarcato il suo essere “fratello” con quelli che mi augurano di morire con un tumore in testa e con quelli che gridano “71 dispari”.

Quando la vita ti porta ad avere un lato pubblico e uno privato, si entra sempre in una zona in cui ti senti diviso in due. Dopo un po’, va detto, ti abitui e vivi al doppio.
Sempre con Ciro Curci (uno dei pochi che reputo interlocutore), sempre sui social, abbiamo avuto uno confronto (diciamo così) nel merito delle mie valutazioni su Angelo Iervolino, sull’Ischia e sui risultati della squadra di Emanuele D’Abundo.
Senza rimarcare le date, perché sarebbe un’attività di fine a sé stessa, avevo risposto a Ciro e ad altri tifosi che difendevano Iervolino che sarebbe passato qualche mese e che avrebbero dovuto fare un passo indietro e che avrebbero dovuto darmi ragione.

Non andrò a cercare la chat per fare gli screen shot perché agli uomini basta la parola, ma basta la foto a corredo di questo articolo. Una foto chiara. Un messaggio chiaro. Una denuncia chiara. Giusta? Sbagliata? Vera? Io dico sì. E, finalmente, non sono solo più io a dirlo. Evidentemente il “71 pensiero” inizia a fare proseliti.
Evidentemente il brand Iervolino inizia a mostrare il suo lato light. Forse la rosa tutta ischitana senza “anziani” inizia a mostrare il suo essere troppo leggero? Forse la selezione o la formazione che piace allo spogliatoio e all’altro allenatore non è quella che restituisce i migliori risultati?

Vuoi vedere che un approccio meno fideistico e più realistico anche del tifo permetterebbe una valutazione più attenta? Mi rendo conto che è una contraddizione in termini e che il tifoso ha bisogno dei suoi idoli per andare avanti, ma ci rendiamo conto che siamo nell’anno del “Centenario” e nessuno tiene il coraggio di contare i fallimenti? I cambi di società? Le figure di merda? E fare una bella galleria di quelli che ne hanno approfittato (per poco o per tanto)?

Stiamo ancora a raccontarci di quando c’era Basentini, di quando c’era questo e di quando c’era quell’altro e, nel frattempo, oggi siamo come una squadra di “basket giovanile” con un allenatore giocatore.
Spero che la ragione inizi a prendere il posto che merita anche tra “Ciro e i suoi fratelli” e che, “finito il tempo degli applausi” inizi il “tempo del rispetto”.
Rispetto per la società civile e per la comunità che viene offesa dai fatti di domenica scorsa. Indegni e inaccettabili.

Rispetto per la tifoseria che merita una vittoria. Che merita giocatori che danno l’anima e che giocano fino all’ultimo minuto senza fare i protagonisti. Credendosi mast e fest per qualche annata in una categoria superiore o perché si è vissuto qualche mese sopra “Roma”.

Rispetto per gli altri che la pensano in maniera diversa. Una volta era Crisano, una volta è Iervolino sembra che la “famosa” mamma sia sempre incinta.
Rispetto, in qualche modo, per quello che è lo sforzo della proprietà (sapendo che l’Ischia non è una prescrizione medica) che giustamente incassa le critiche ma che, comunque e a modo suo, risponde presente. Almeno adesso.
Diciamo che il “tempo del rispetto” ci vuole un po’ da parte di tutti. Nel frattempo, il mio rispetto è per questi striscioni. Non mi aspetto rispetto da chi mi ha augurato di morire con un tumore in testa perché il livello è così basso che è inutile anche provarli a capire.

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