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venerdì, Maggio 3, 2024

«Missione Ischia» poche ore per cambiare 4 articoli del decreto emergenze

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Gaetano Di Meglio | Raffaele Russo. Potrebbe essere questo il nome che potrebbe cambiare le sorti del decreto per la ricostruzione di Ischia.
Come vi abbiamo ampiamente raccontato in questi giorni, con puntualità, precisioni e conoscenza, la delicata battaglia per non lasciare nessun terremotato senza risposta è legata alle sorti del Decreto Emergenze. Un decreto che il governo ha approvato “salvo intese”
C’è un passaggio di un interessante articolo del “Corriere della Sera”, che riporterò anche in seguito che spiega bene il significato della frase “salvo intese”
«Infatti i più importanti provvedimenti finora varati dal governo sono stati approvati dal Consiglio dei ministri con la formula «salvo intese». Vuol dire che c’è un voto ma non c’è ancora un accordo. È così anche per il decreto Genova. Per questo è «vuoto».» sono queste le parole di Francesco Verderami che illustra, perfettamente, lo stato dell’arte.
Ma prima di affrontare la tematica Ischia è quanto mai opportuno fare un punto sulla questione politica che vede protagonista il governo.
«L’altro ieri la delegazione leghista – scrive Verderami – ha minacciato di non partecipare alla riunione di governo: troppo delicata la materia per approvare un testo che non era stato reso noto in pre-Consiglio, e sul quale si chiedeva un sostegno a scatola chiusa». Il giornalista del corriere della Sera svela un retroscena su quanto accaduto prima del consiglio dei ministri.
Il ministro dell’Interno (Salvini, ndr) è dovuto intervenire anche su Tria e Moavero, in evidente imbarazzo durante la riunione – racconta Verderami – , perché il titolare della Farnesina quanto il responsabile dell’Economia avevano annunciato di non voler partecipare alla votazione.
«Sia Tria che Moavero – racconta il Corriere – temevano piuttosto gli aspetti tecnici del decreto, e per le parti di loro competenza volevano analizzare il testo, avere garanzie — per esempio — sul fatto che le norme guida per l’appalto non entrassero in conflitto con le regole europee. Né sembravano bastare le garanzie offerte da Conte, che li esortava ad avere fiducia perché il provvedimento era posto all’esame degli uffici del Quirinale».
Poi Salvini ha invitato i colleghi di governo a superare le obiezioni ed evitare la figuraccia con la nazione. Ma per completare il quadro è necessario leggere l’ultimo capoverso dell’articolo del Corriere per comprendere la verità nascosta su questo decreto.
Il leader della Lega, si è rivolto verso gli alleati grillini ed è andato giù piatto: «Noi abbiamo già portato pazienza sul decreto corruzione. Ma ora basta. Perché c’è un problema di metodo. Prima si prepara un provvedimento e si trova tra noi un accordo, e dopo viene il resto. Così non si lavora».

E torniamo ad Ischia! E al nostro decreto.
Tutti i problemi stanno in queste tre piccole cifre, 326, i numeri che identificano il famoso terzo condono. Quello voluto da Silvio Berlusconi e che da anni è la condanna, peggiore, che lo stato italiano potesse comminare ad alcuni dei suoi concittadini: quelli della Campania.
Come abbiamo letto, seguito in rete e capito, la polemica alla base del decreto Genova e, soprattutto, Ischia è legata all’intesa politica su quale direzione prendere. Abbiamo perso giorni a seguire semplici funzionari statali che hanno voce in capitolo molto relativamente. Sopravvalutato in maniera eccessiva Borrelli (funzionario graziato dal tritacarne grillino chissà per quale potere forte) abbiamo perseguito inutilmente la strada tecnica senza, nemmeno, intavolare il dibattito politico necessario per affrontare il vero problema: quello delle norme.

L’ARTICOLO 24
Il famoso articolo 24, quello che da ieri tutti dibattiamo, è l’articolo che apre o chiude la strada ai terremotati di Ischia di poter ricevere il tanto atteso contributo statale. Prima di approfondire se la scelta del “credito di imposta” sia la strada migliore per soddisfare le esigenze economiche delle popolazioni colpite dal sisma, è giusto ricordarci che l’articolo in questione serve per definire una “credenziale” di accesso al credito. Senza il condono, in pratica, niente soldi. E questo vale per tutte e tre le leggi. Ma attenzione, il decreto è diretto, in maniera specifica, ai soli casi in cui è stata redatta la scheda AEDES. Un elenco e una selezione di immobili chiara, definita, chiusa e che non può variare.
In pratica parliamo di 680 immobili completamente inagibili. E, volendo, si sarebbe potuto parlare solo di questi! O, al massimo di tutte le schede AEDES. Anche qui, un numero ben definito. 1695 richieste che sarebbero potuto servire alla politica per studiare una formula ad hoc. Ma così non è stato.
Perché, e lo leggeremo tra poco, se non vale il concetto che il decreto è relativo solo alle abitazioni colpite dal sisma, allora significa che il decreto è valido all’intera nazione! E non importa che i comuni siano quelli del Cratere o dell’isola. A quel punto vale tutto il territorio nazionale essendo una legge dello stato.

I SINDACI “USCITI” DAL SONNO
Come avevo sollecitato giorni fa, i sindaci dei comuni dell’isola si sono svegliati dal torpore e dalla indifferenza con cui hanno trattato l’argomento “terremoto” e, per un motivo sbagliato, hanno chiesto al Premier Conte di essere inclusi nel “Decreto Ischia” in virtù di una paventata riapertura dei termini per il condono. Ma se questo fosse vero, come osservano quelli attenti, la paventata apertura dei termini del condono sarebbe valida non solo per i comuni del cratere ma, invece, per tutto il territorio nazionale. E, in questo caso, per tutta la Campania, la nostra regione che paga pegno con il terzo condono.

LA QUESTIONE REGIONE
La battaglia che dobbiamo vincere e portare avanti, è proprio questa. Una battaglia politica che metta al centro questa assurda disparità di trattamento tra cittadini di Serie A e cittadini di Serie B.
Ipotizziamo, un attimo, lo scenario. Riusciamo a vincere la battaglia e Ischia strappa una deroga al “terzo condono”. Non so come, ma immaginiamo che sia così, pensate che Luigi Di Maio possa mai tornare a casa dalla sua famiglia indenne? Perché non voglio allargare troppo il giro, ma pensare che a Pomigliano D’Arco non si siano RESA? O non ci siano domande di condono secondo la 326/03? E qui entra in campo il buon Raffaello Russo, il sindaco di Pomigliano.

DI MAIO INDATTO ALLA MATERIA?
In questa battaglia, abbiamo bisogno di alleati. Fino ad oggi il sistema dei partiti non ci ha saputo tutelare. Ci hanno preso in giro con il DDL Falanga e con tutti le altre iniziative parlamentari ma in questo caso abbiamo un “motivo in più”. Luigi Di Maio, cittadino di Pomigliano d’Arco, potrebbe essere il nostro “ariete” contro un sistema che non ci ha mai voluto dare ascolto. E trovare un alleato forte come quello che potrebbe essere, appunto, il sindaco di Pomigliano, sarebbe un’occasione da non perdere. Le nostre zone hanno bisogno di questa norma, quella del terzo condono.

IL MOMENTO GIUSTO ANCHE DI SALVINI
Matteo Salvini ormai è in rotta di collisione con i giudici e la magistratura. L’altra metà del cielo del nostro governo ha dimostrato pochissimo rispetto per le toghe e affrontare anche questo argomento, da tempo sotto lo schiaffo della Procura, non dovrebbe risultargli difficile. Difendere la “casa” sembra sia una “cosa di destra”. Se qualcuno pensa che sia giusto sparare ad un altro uomo per difendersi da un possibile furto, non vedo perché non dovrebbe pensare che l’aver costruito la propria abitazione sia un “semplice” reato. E’ il tempo di una battaglia di civiltà e di coraggio che vada nella direzione del riconoscimento dell’abusivismo di necessità! Lo è anche perché, quelli al nord, oltre a distruggere un fiume e farsi le loro case abusive godono della stessa legge che a noi ci è preclusa per colpa della sinistra!

POCHE ORE PER OVVIARE AL “GRANDE ERRORE”
Con la lettura del Decreto Ischia, nonostante lo avessimo scritto in tutte le lingue un anno fa, possiamo ancora avere la possibilità di ovviare ad uno dei torti più gravi che abbiamo subito. Quando un anno fa Livorno fu allagata, lo stato riconobbe come “cratere” l’intero comune di Livorno e molte delle iniziative a sostegno delle imprese e delle popolazioni livornesi furono gestite con un doppio binario: alcune legate alle schede AEDES, altre al territorio. Bene. E’ arrivato il momento di chiedere la modifica non solo dell’articolo 24, ma anche dell’articolo 16, quello dove vengono identificati i comuni del cratere. E non serve solo per beneficiare di una possibile iniziativa relativa ai condoni, bensì per consentire all’intera isola colpita dal terremoto del 2017 di godere dei benefici previsti dal decreto.
Perché, è inutile dircelo non è vero che è il “terremoto di Casamicciola”. Perché non è il terremoto solo di quei due comuni, ma è il terremoto dell’intera isola e la necessità dell’intervento statale deve essere relativo all’intero sistema paese!

ANCHE PER ISCHIA LE STESSE AGEVOALZIONI DI GENOVA: Sostegno a favore delle imprese danneggiate in conseguenza dell’evento e Istituzione della zona franca urbana per il sostegno alle imprese colpite dall’evento
Come è giusto che sia, siamo tutti attenti alle norme che hanno a che fare con i problemi endemici della nostra isola: condoni, depurazione, traffico e amenità varie. Ma è urgente che i sindaci dell’intera isola si sveglio, sul serio dal sonno, e inizino a battere i pugni sul tavolo.
Non credo ci sia bisogno di altre parole per commentare gli articoli 4 e 8 del “decreto Ischia”. Due articoli che hanno un peso specifico davvero importante e da leggere con attenzione!
Ecco l’articolo 4 dello stesso decreto urgenze, quello che prevede anche “Ischia”.
«Sostegno a favore delle imprese danneggiate in conseguenza dell’evento. Alle imprese aventi sede operativa all’interno della zona xx che nel periodo dal 14 agosto 2018 al 30 settembre 2018 hanno subito un decremento del fatturato rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2017 è riconosciuta, a domanda, una somma pari al 100 per cento del predetto decremento e nel limite massimo di euro xx. Il decremento di fatturato può essere dimostrato mediante dichiarazione dall’interessato ai sensi dell’art. 46 del D.P.R. 28 dicembre 2000 n. 445, accompagnata dall’estratto autentico delle pertinenti scritture contabili attinenti ai periodi di riferimento. Lo Stato è surrogato, nei limiti della somma erogata ai sensi del comma uno, nei diritti dei beneficiari nei confronti dei responsabili dell’evento, ai sensi dell’articolo 1203, primo comma, n. 5 del codice civile. »

Vogliamo svegliarci dal sonno politico e iniziare a fare gli interessi dei cittadini dell’isola d’Ischia o vogliamo, invece, continuare a farci prendere in giro da tutti i governi che si sono succeduti?
Pensate che le nostre aziende non hanno lo stesso diritto di quelle genovesi a vedersi riconosciuto il “decremento del fatturato rispetto al corrispondente periodo dell’anno”.
Così come sarebbe giusto che anche l’articolo 8 del decreto in questione fosse allargato anche alle nostre aziende. L’Istituzione della zona franca urbana nel Comune di Genova per il sostegno alle imprese colpite dall’evento, potrebbe essere necessaria anche per noi. “Le imprese che hanno la sede principale o una sede operativa all’interno della zona franca di cui al comma 1, e che hanno subìto a causa dell’evento una riduzione del fatturato almeno pari al 25 per cento nel periodo dal 14 agosto 2018 al 30 settembre 2018, rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2017, possono beneficiare, in relazione ai redditi e al valore della produzione netta derivanti dalla prosecuzione dell’attività nel Comune di Genova, delle seguenti agevolazioni”. Siamo cittadini e aziende di un terremoto di serie B per questi motivi!

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