Il video virale del genovese che inveisce contro Mario Draghi all’anniversario del Ponte Morandi, dandogli del “curatore fallimentare dell’Italia” e chiedendo inutilmente spiegazioni sui presunti nove miliardi e mezzo che il Governo starebbe per concedere ai Benetton tramite la Corte dei Conti per la cessione di Autostrade s.p.a., ha trovato ulteriore eco, ieri nello scarso aplomb del Presidente del Consiglio a proposito di suoi futuri ruoli prospettici in politica attribuitigli da più esponenti di partito.

Mi ha colpito molto il tono stizzito con cui l’ex Presidente della BCE ha tentato di imbonire ai giornalisti la sua più totale estraneità ad un futuro politico e, soprattutto, ai piani di certi politici, affermando che “qualora dopo questa esperienza dovessi decidere di lavorare, un lavoro me lo troverei da solo e non avrei bisogno di altri che provvedano per me”.

Ho sempre affermato con forza che Draghi fosse l’unico personaggio in grado di catalizzare con la sua autorevolezza tante forze politiche così opportuniste ed eterogenee tra loro, ad esclusione di Fratelli d’Italia che, quanto a coerenza ed autonomia da certi schemi, resta ormai l’unica scelta disponibile. Tuttavia sorrido rispetto al tentativo maldestro di nascondere la delusione accumulata dopo la mancata elezione al Quirinale, unico vero oggetto del desiderio in contropartita che scaturì, a suo tempo, la sua nomina a capo del governo. Un flop cocente per un uomo di cotanto spessore, che con la politica è stato costretto per l’ennesima volta in poco meno di un anno a scendere a patti, ma che pur non volendo continuare l’esperienza corrente anche dopo il voto (anche se non si sa mai, Mattarella docet), non escluderebbe affatto di salire al Colle più alto dopo l’insediamento del nuovo Governo e le dimissioni del bis-predecessore.

Ieri, intanto, Draghi ha anche promesso di occuparsi nuovamente, nella prossima settimana, del caro energia per imprese e famiglie. Tanto il weekend pure passa…