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giovedì, Maggio 2, 2024

La Cimice asiatica arriva a Procida. Scoperta sull’isola dal Prof. Costatino D’Antonio

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Dopo l’Aromiabungii, un altro insetto è arrivato sull’isola di Graziella. Questa volta è la cimice Asiatica.

Questo insetto è polifago e può causare danni a diverse tipologie di coltura, tra le varie le maggiormente danneggiate sono: l’olivo, il pesco, le nettarine, il pero, il melo, il ciliegio, il kiwi, il nocciolo e il kaki.

Halyomorphahalys, comunemente nota come cimice asiatica, è un insetto infestante altamente polifago della famiglia dei Pentatomidae, originario di Cina e Giappone. Questo insetto è noto per attaccare diverse piante da frutto, ortaggi, colture erbacee e ornamentali.

In Italia, il primo esemplare di H. halys è stato ritrovato in provincia di Modena nel 2012 e da allora si è rapidamente espanso in quasi tutta la nazione, manca al momento all’appello la regione Molise. L’insetto causa danni alla frutticoltura e all’orticoltura perforando il rivestimento del frutto della pianta ospite con l’apparato boccale; questo sistema di alimentazione comporta la nascita di fossette o aree necrotiche sulla superficie esterna dei frutti e ne compromette anche il sapore.

Durante l’autunno, H. halys cerca ambienti riparati e asciutti per sopravvivere all’inverno come adulto; una volta all’interno del riparo, andranno in uno stato di letargo, aspettando la fine dell’inverno. La cimice ha un istinto gregario e spesso si radunano centinaia di individui nella stessa zona.

H. halys, nota come cimice asiatica, è stata segnalata in Campania solo nell’estate del 2018. Il Servizio Fitosanitario Regionale ha intensificato il controllo del territorio per seguire la diffusione del fitofago, valutare l’entità delle popolazioni e la loro dinamica, accertarne gli eventuali danni causati alle coltivazioni e adottare tutte le misure possibili per contrastarlo.

La Rete di monitoraggio è costituita da oltre 100 siti di osservazione distribuiti in tutta la regione, ubicati in prossimità di colture agrarie suscettibili agli attacchi di H. halys (actinidia, melo, nocciolo, pero, pesco, ciliegio).

Il monitoraggio viene eseguito settimanalmente in ognuno dei siti di osservazione, attraverso l’impiego di trappole attrattive del tipo Pherocon innescate con feromoni di aggregazione (Trecé) e controlli visivi della vegetazione.

Inoltre, prosegue anche nel corrente anno il controllo biologico attraverso il rilascio dell’imenonotteroooparassitoideTrissolcusjaponicus quale Agente di Controllo Biologico della Cimice asiatica, anch’essa specie aliena capace di parassitizzare le uova della cimice affinché le larve non si sviluppino.

La segnalazione di un paio di giorni fa, dalla parte dell’emerito prof. Costantino D’Antonio, risulta essere la prima per la nostra Isola.

Meccanismo di attacco della cimice asiatica

Come accennato riesce a nutrirsi di molte specie vegetali arrivando a circa 150.

La tipologia di attacco crea danni ingenti sia a carico dei frutti, che delle foglie con alterazione della polpa per i primi, con aborto dei semi, e con danni estetici e qualitativi. Possono causare anche danni alle leguminose (pisello, fava), con danni ai baccelli, e ancora a piante erbacee quali pomodoro, mais e peperoni.

L’alimentazione avviene pungendo e succhiando, causando danni sia per sottrazione delle sostanze interne all’organo attaccato, sia danni per l’immissione di sostanze che portano a necrotizzazione e suberificazione del punto lesionato. Tali danni provocano un deperimento qualitativo del prodotto con odori sgradevoli e deformazioni nei frutti e nei semi. L’azione del patogeno può causare anche cascola anticipata e si possono notare danni indiretti per la presenza di un elevato numero di individui, soprattutto in relazione alle deiezioni che imbattano le piante.

Difesa dalla cimice asiatica

Spesso la difesa si concentra su tipologie di approccio integrato che prevedono diverse tipologie di intervento, a causa della sua elevata mobilità e prolificità.

In alcune produzioni è possibile utilizzare reti anti insetto poiché già le neanidi di seconda età non riescono a passare tra le maglie. Ovviamente i problemi sono collegati agli spazi tra le reti che devono essere chiusi ermeticamente e al fatto che tale soluzione può essere applicata solo su alcuni fruttiferi.

Possono essere usati prodotti chimici attivi principalmente sulle forme giovanili come: Piretroidi, Neonicotonoidi e Fosforganici. Ricordo che alcuni di questi possono provocare danni alla entomofauna pertanto se ne consiglia un uso oculato.

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