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sabato, Maggio 18, 2024

Ischia e Pozzuoli: diocesi in fibrillazione |#4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 2 luglio 2023

Grazie a un prelato ischitano che stimo moltissimo sia sul piano personale che religioso, ho avuto modo di leggere un articolo del Vescovo di Acerra, Mons. Antonio Di Donna, il cui titolo è molto più di un monito: “L’importanza di conservare le diocesi più piccole”. Un pezzo, questo, che viene sovratitolato come “La lettera dei Vescovi italiani” e i cui contenuti, mai come in questa fase, ci riguardano molto ma molto da vicino.

Di Donna ci ricorda che negli ultimi anni sono state ben quaranta le piccole diocesi italiane accorpate tra loro “in persona episcopi” e spiega che quelle diocesane non sono semplici divisioni territoriali, bensì vere e proprie chiese particolari, il cui accorpamento richiede una motivazione ben precisa e di profondo carattere teologico-pastorale che, allo stato, proprio non appare. E punta il dito, con la sua dichiarazione riportata nell’occhiello, sul fatto che “se si afferma che il Vescovo dev’essere vicino al popolo, risulta difficile comprendere l’unificazione di più diocesi”, alla luce del fatto che è stato proprio il Concilio Vaticano II a stabilire che egli “dovrebbe esercitare l’abituale cura dei fedeli, guidandoli con il consiglio, la persuasione e l’esempio”.
Verrebbe da proporre la lettura dell’articolo di Mons. Di Donna a qualche pezzo grosso delle stanze vaticane che contano, a cominciare dalla proposta di “approccio sinodale” ad un’analisi degli effetti quasi quarantennali dei primi accorpamenti diocesani del 1986. Ma soprattutto, sottoporre loro l’esito dell’azione pastorale del primo vescovo ischitano post-accorpamento, di cui ho avuto modo di scrivere la scorsa settimana e che ho definito, un po’ impietosamente, “non pervenuto”.
Intanto, purtroppo, la Chiesa di Ischia e anche quella di Pozzuoli continuano a lacerarsi a causa degli effetti di questo poco oculato provvedimento. L’ultima notizia è quella che preannuncia da parte di molti sacerdoti sia ischitani che puteolani il rifiuto totale dei prossimi movimenti a livello parrocchiale che, secondo la voce di clero (fondata almeno quanto quella di popolo), non avrebbero alcuna valenza in quanto concepite retroattivamente ed eseguite ingiustamente fuori tempo massimo da un amministratore diocesano (Pascarella, appunto) e non dal Vescovo.
E la Chiesa locale potrebbe tranquillamente esclamare: “Io già stavo bene. E ora, per stare meglio, mi ritrovo così!”

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