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domenica, Maggio 19, 2024

Indagato in quarantena. I poliziotti rischiano il Covid per un arresto

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Ora si attendono i risultati dei tamponi, che dovranno essere più di uno prima di autorizzarlo a lasciare la residenza della madre. E’ stato tratto in arresto su denuncia della convivente, con la quale ha vissuto otto anni e da cui è nato un figlio. La donna riferisce di essere stata costantemente molestata con messaggi telefonici, tentativi di contatti fisici e appostamenti sotto l’abitazione. E’ particolarmente complesso disporre l’interrogatorio di garanzia se la situazione non dovesse sbloccarsi

Paolo Mosè | I poliziotti alla fine rischiano seriamente per essere entrati nell’abitazione dell’indagato al fine di eseguire una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Non sapevano, infatti, che tra quelle quattro mura, vi è una donna positiva al Covid-19 e che il figlio destinatario del provvedimento del gip era stato posto in quarantena dall’Asl. Perché fortemente sospettato che potesse essere stato infettato. Ne è nata una complessa attività di collegamento con la responsabile dell’ufficio per l’emergenza Covid-19, la quale non è stata facile da reperire sulle utenze telefoniche. Si è dovuta mettere in moto la macchina della Polizia di Stato con messaggi e-mail e interventi presso il suo ufficio per chiedere informazioni e soprattutto per acquisire il provvedimento di quarantena disposto nei confronti dell’indagato sottoposto a misura coercitiva dal giudice.

E con grande stupore si è scoperto che nessun atto scritto era stato approntato per notificarlo all’interessato. Ma solo un elenco di persone che risultano ristrette domiciliarmene per motivi sanitari.

Questa situazione non ha certamente rallegrato i tutori dell’ordine, che oggi si ritrovano di fronte a duplici provvedimenti di autorità dello Stato e non si sa se l’indagato arrestato per stalking possa essere prelevato dalla sua abitazione e condotto dinanzi al giudice per l’interrogatorio di garanzia. La domanda che si pone spontanea: quale sarà il poliziotto che ubbidirà all’ordine di accompagnamento? Siamo alle solite cose italiane.

BEN DUE ACCUSE

Tornando alla vicenda giudiziaria, quest’uomo in quarantena e che continua a vivere nella stessa abitazione con la madre affetta da Covid, deve rispondere di due episodi di stalking in danno della sua convivente, dal cui rapporto è nato un figlio minorenne. Per fatti che si sono consumati non molto tempo fa e che vengono descritti nella prima ipotesi di reato, all’interno del quale vengono riportati alcuni messaggi ritenuti fortemente lesivi e che avrebbero creato uno stato d’ansia per la vittima. Preoccupata per la sua incolumità e dei suoi familiari, che sono stati anche loro attinti da minacce: «Perché al termine della relazione con la compagna con reiterate condotte di molestie e minacce consumate in danno della predetta, consistite nell’inoltrare numerosissimi messaggi sms e WhatsApp del tipo: “guarda le iene, c’è una donna sfigurata con l’acido… Controllati la pelle e tutelati se puoi… Satana è mio amico, lo manderò da te. Controllati le spalle se puoi… Sai come muore… vi devo ammazzare uno ad uno e voglio i tuoi fratelli… Se entro in casa faccio una strage… Statti attenta” e altri di analogo tenore, nel tempestarla con numerose telefonate al giorno, contattandola sulla propria utenza sia con numero in chiaro che con numero oscurato, recandosi più volte presso il luogo di lavoro, in una di queste lasciandole un barattolo di disinfettante così colpendola ad una spalla, chiamandola ripetutamente sull’utenza del luogo di lavoro, appostandosi sotto casa sua e suonando ripetutamente al citofono, tagliandole improvvisamente la strada con il motorino dopo averla seguita nonché inviando a omissis, fratello della parte offesa, foto di nudo di quest’ultima a lui inoltrate dalla stessa, cagionava alla predetta parte offesa un perdurante e grave stato di ansia e di paura, facendole altresì temere per la propria incolumità e per quelle dei propri familiari, per la paura di essere costantemente spiata e di poter essere aggredita fisicamente e costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita, non essendo più libera di uscire ed entrare dalla propria abitazione in sicurezza, di recarsi alla sede del proprio lavoro e di intrattenere relazioni sociali con terze persone. Con l’aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di persona alla quale è stato legato da relazione affettiva e attraverso strumenti telematici».

Lo stesso personaggio è ritenuto responsabile di aver divulgato delle foto della donna in atteggiamenti intimi, che ha spedito al fratello di lei e ad alcuni amici: «Perché al fine di commettere il delitto di cui allo stalking dopo aver ricevuto foto della ex compagna ritratta a seno nudo e in atteggiamenti intimi, le inviava al fratello della parte offesa e le mostrava ad altri amici, nonostante le foto avessero chiaramente contenuto sessualmente esplicito e fossero, quindi, destinate a rimanere private. Con l’aggravante di aver commesso il fatto con persona alla quale è stato legato da relazione affettiva e attraverso strumenti telematici».

LA DENUNCIA DELLA VITTIMA

Il rapporto tra i due è iniziato ben otto anni fa. Intervallato da una “separazione”, secondo la denunciante causata dal comportamento del suo ex, che usava violenza, tant’è vero che ne era nato un procedimento penale poi conclusosi in fase dibattimentale con il ritiro della denuncia. Un nuovo rapporto d’amore che a quanto pare ha retto poco o nulla. Come lei stessa spiega nella premessa, partendo proprio dall’inizio della conoscenza, dei figli avuti in più di una relazione e fino a quando l’indagato non ha cambiato letteralmente atteggiamento ponendosi in modo a volte violento: «Premetto di avere avuto una relazione con l’indagato dal gennaio 2012 e fino a qualche mese fa e da questa è nato nostro figlio che ha 20 mesi e vive attualmente con me ed altre due figlie avute da una precedente relazione, una di 20 e l’altra di 16. Lui da quando ci siamo lasciati non solo non mi passa gli alimenti per nostro figlio o meglio, qualche volta mi ha lasciato qualche cosina ma minaccia continuamente me e la mia famiglia. I fatti sono andati così: Durante la nostra relazione man mano che passava il tempo scoprivo che lui spesso sembra un’altra persona. Tre anni fa, a seguito di un diverbio nato per gelosia, mi prese per i capelli e mi spinse con la testa contro il muro di casa sua in presenza di sua madre. Quel giorno, andata in ospedale, decisi di denunciarlo.

A seguito di ciò gli fu dato il divieto di avvicinamento dal tribunale di Napoli, fino a quando decisi di perdonarlo e ritirare la querela nei suoi confronti. Ripresa la relazione, poco dopo rimasi incinta di omissis e omissis venne a vivere a casa mia con le mie figlie. Dopo aver partorito scoprii che lui si scriveva continuamente con altre donne e con queste si scambiava foto intime. Data la difficile convivenza a settembre del 2019 decisi di mandarlo via di casa. Nonostante ciò ci incontravamo spesso anche per permettergli di restare vicino a nostro figlio. Questa situazione è durata ancora per alcuni mesi, poi con l’emergenza sanitaria, dovuta alla pandemia da coronavirus, ci siamo allontanati. Lui veniva qualche volta a vedere il bambino».

E poi nella denuncia la donna prosegue raccontando altri episodi rilevanti che hanno portato alla misura cautelare: «Sicuramente la situazione difficile che abbiamo affrontato tutti a causa dell’isolamento ha peggiorato il suo umore e la sua personalità; infatti devo dire che i messaggi più gravi, sia a me che ad altri miei familiari, sono iniziati proprio nel mese di marzo. Io ho ancora tanti sms che mi ha inviato in questi mesi; mentre i messaggi WhatsApp non li ho più perché durante i litigi, bloccavo il suo numero e cancellavo tutto. Nei messaggi che ancora ho, mi scrive di stare attenta, di guardarmi la pelle; mi ha anche minacciata di divulgare le foto mie intime».

PERSECUZIONE ASFISSIANTE

E poi passa a specificare gli episodi più salienti, ricordando soprattutto le date: «Lo scorso 10 marzo mi scrive che è convinto di ammazzarmi di guardarmi le spalle. Il giorno 10 giugno mi ha inviato un messaggio scrivendo di guardare l’episodio che stavano andando in TV a Le Iene e di guardarmi la pelle. Il programma in questione mostrava una donna sfigurata con l’acido dal suo ex. Poi scrive che Satana è un amico suo e lo manderà da me. In uno di questi messaggi inviatimi lo scorso 12giugno mi chiede se so come muore una persona senza aria nei polmoni. In questi tre mesi spesso ho dovuto bloccare il suo numero per i troppi messaggi, poi ho dovuto sbloccare il numero per permettergli di vedere il figlio. Ogni volta che lo sblocco mi chiama con un numero privato anche tutto il giorno con decine o centinaia di telefonate anche mentre sono al lavoro. Questa situazione mi sta debilitando molto, infatti ho perso diversi chili, situazione che, dopo alcuni esami clinici, ho scoperto essere dovuta allo stress».

Per la vittima una vera e propria persecuzione che si è protratta per mesi e mesi fino a quando non ha deciso di porre fine a questa situazione presentandosi negli uffici del commissariato di Polizia di Ischia: «Ultimamente si è presentato spesso sul mio posto di lavoro. Faccio la segretaria di una ditta di un mio congiunto e il suo perseguitarmi mi ha fatto commettere diversi errori. Una di queste volte, meno di una settimana fa, è venuto sul mio posto di lavoro chiedendo un caffè, alla mia risposta che non si trovava al bar, mi ha lanciato prima un barattolo di disinfettante per le mani colpendomi alla spalla, poi il telefono fisso e poi ha provato con un videoproiettore che però era fissato e non è riuscito a staccare. A questo punto ho chiamato soccorso ed è giunto un uomo e lui si è allontanato; ho chiuso la porta dell’edificio e lui ha preso un ferro dal suo furgone e ha iniziato a batterlo sul vetro per attirare la mia attenzione, poi è andato via. Il giorno 16 giugno, dopo avermi chiamata ripetutamente mentre ero al lavoro, per avere notizie del figlio, gli ho detto che al momento mi trovavo al lavoro e non potevo stare al telefono, così si è presentato sul posto di lavoro per controllare che ci fossi veramente. Stamattina, come tante altre volte, non avendo avuto risposta dal mio telefono cellulare, ha chiamato ripetutamente sul luogo di lavoro, tanto che il mio collega esasperato per le continue chiamate, gli ha risposto che non c’ero. In effetti ero uscita a comprare le sigarette e lui mi ha chiamato per dirmi che il mio collega era stato maleducato e che stava venendo in ufficio per menarlo. Al suo arrivo il mio collega non era in sede e quando un mio congiunto lo notato, gli si è avvicinato per dirgli che la sua presenza non era gradita, ne è nata una discussione abbastanza accesa e vedendo che stava passando la Polizia municipale, ho fermato la macchina per chiedere aiuto. Dopo questo episodio ho pensato di rivolgermi a voi della Polizia. sono molto preoccupata per me e la mia famiglia, temo proprio che abbia dei problemi mentali e che possa compiere qualche atto folle».

GLI ULTIMI EPISODI

Come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, la vittima di questa ennesima vicenda di stalking, è stata nuovamente sentita il «23 giugno 2020 sui fatti di cui alla denuncia-querela, la parte offesa oltre a confermare tutto quanto già esposto, riferiva ulteriori episodi, come sinteticamente riportato negli atti giudiziari: “il giorno 20 giugno alla sera tardi mio figlio era nervoso. Sono andata a preparargli il biberon con l’acqua dopodichè ho ricevuto inquietanti messaggi da parte del mio ex convivente: ‘ma il bimbo piange? Sto registrando tutto. Il bimbo con voi piange sempre… Tu sei isterica e il bimbo piange sempre… Ti devo ammazzare uno ad uno e voglio i tuoi fratelli… Se entro in casa faccio una strage… State attenti’.

Ho poi chiesto l’intervento della volante della Polizia ieri sera 22 giugno poiché lui era sotto casa nonostante non fosse previsto che dovesse vedere il figlio. Questa mattina alle ore 8.30 ho visto che era sul furgone ed era parcheggiato poco distante da casa mia; lui ha messo in moto, io a piedi, temendo che potesse arrivare ad investirmi, mi sono nascosta tra le macchine in sosta. Io sono tornata in ufficio e ho chiamato il commissariato. Tutte le gravi minacce di episodi persecutori hanno portato uno stato di forte agitazione e di ansia. Ho molta paura per me e per i miei fratelli che sono stati minacciati”».

Nei prossimi giorni conosceremo l’andamento di questa vicenda, che si intreccia in questa fase nell’emergenza sanitaria e in quella giudiziaria. Quale prevarrà? Se entro dieci giorni non verrà sottoposto a interrogatorio, ovviamente l’ordinanza decadrà e tutti a tifare nei risultati dei tamponi che si susseguiranno per accertare o meno se il virus si è appropriato dell’imputato molestatore.

1 COMMENT

  1. Se la signora non avesse ritirato la denuncia dopo il primo episodio di violenza, quando le sbatte’ la testa nel muro, questo galantuomo sarebbe stato condannato e ci saremmo risparmiati le successive tarantelle.
    Invece l’ha “perdonato” e l’ha accolto pure in casa..
    Sono sempre più convinto che “C’è posta per te” e Beautiful abbiano fatto molto male alle menti fragili delle nostre concittadine.

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