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venerdì, Maggio 3, 2024

I titoli non si sprecano

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La politica gonfia il petto, o, almeno, così sembrerebbe se ci limitiamo a dare ragione ai soli titoli delle notizie di questi giorni, quelle notizie od interviste che prorompono nella piatta quotidianità degli ultimi mesi. In verità si potrebbe parlare di una piatta che negli ultimi anni e’ stata scompensata solo  dall’arresto di un sindaco e di qualche funzionario, dall’”avviso di cattura” di un senatore salvato da quelle immunità parlamentari che mettono a tacere, seppur lascino scorrere misure cautelari esclusivamente per improbabili tuttofare. Eppure se ci facciamo caso, i titolati da prima pagina restano ancora quelli che hanno creato le crepe nella piatta, ed ancora la scompensano perché tanto, alla fine, i giochi sull’isola intera, senza di loro non “sanno da fare”. L’inconorazione del prossimo sindaco d’Ischia passerà per la benedizione dell’uno o dell’altro e tutto il resto continuerà ad atteggiarsi da a mo di  valvassori o valvassini, chiamati a stenderne i tappeti. Per carità, con la pletora di “aspiranti eterni sindaci indecisi”, più valvassini che valvassori, non credo che si possa pianificare qualsivoglia alternativa per Ischia. Se e’ vero che tra il primo cittadino attuale ed il senatore pluridecorato e’ già stata sottoscritta la bolla dell’investitura, allora non c’e’ di che meravigliarsi. Non hanno alternativa al mettersi insieme! Inutile girovagare tra bar alla ricerca di adepti tra coloro che parlano senza aver mai fatto, tra chi critica senza essersi mai messo alla prova, tra chi vorrebbe, ma non può, tra chi parla di programmi, ma davvero non ne ha mai letto uno, figuriamoci se mai dovesse pensare di scriverlo. Eppure, i titoli ci sono, e ridondano, palesano un qualcosa che sembrerebbe nuovo, ma che invece ci propina solo vecchiume ed inconsistenza. C’e chi è giovane e si crede il vaso di Pandora, c’e chi e’ già superato, ma si crede superman senza poteri. C’e’ chi cerca di comporre una lista solo per andare da solo in minoranza, sempre, comunque ed a tutti i costi, e chi invece, anche se in minoranza, della  maggioranza non potrebbe mai farne a meno.   Ed intanto le voci circolano,e saltellano da un comune all’altro, si razzelano e poi si ridestano di orgogli che ci stupiscono solo nel titolo. Le prospettive all’orizzonte sono ancora ricoperte da un velo di omertà che non inganna, ma cui comunque consentiamo di provarci. Il petto si gonfia e la parola detta e non detta e’ peggiore di quello che nel terremoto veste l’alta uniforme e non la tuta da lavoro. Ma in mano a chi ci siamo messi o vogliamo metterci? Sembra il teatro degli orrori: siamo consapevoli di chi si propone a noi, e gli facciamo anche credere che sia giusto che si propongano loro piuttosto che i nostri figli che di titoli ne hanno, ma non da prime pagine, piuttosto di studio e lavoro, di passioni e di aspirazioni.

Ci vogliono i programmi e gli uomini? Concordo in pieno così come concordo che Ischia non sia la una terra da potersi spartire dall’alto di verticismi solo di facciata. Se il tutto gira attorno ad una questione di portafogli, allora siamo destinati a perdere tutti la nostra dignità ed il rispetto che dovremmo nutrire per la cosa pubblica in cambio di qualche misero soldone. Se invece siamo consapevoli che le cose possano andare diversamente, che la giustizia civica ed il bene comune possano conciliarsi in una società civile che non manca di persone davvero capaci, che amano la propria isola per ciò che e’ e non per una terra da sfruttare, allora possiamo farcela a cambiare prospettiva e titoli.

Non e’ più il tempo del dire e non dire, del tergiversare nell’attesa che qualcuno compia un passo per consentire a noi di camminare. I passi in avanti  si compiono da soli e non c’è spinta che possa spianarci la strada.

L’immobilismo politico-amministrativo degli ultimi mesi è l’unica notizia che dovrebbe titolare ogni giorno le nostre pagine di giornale, come monito, come schiaffo a chi non fa nulla per cambiare le cose, specie scrivere i programmi che enuncia, sempre e solo nei titoli di un giornalista attento a cogliere un pensiero lucido in una mole di parole sfilacciate ed insicure.

Il progetto di chi verrà o di chi resterà? Lettera morta per entrambi, ed il tutto a preannunciare la desertificazione in atto anche per il futuro prossimo. Fiumi di parole e di inchiostro per non dire altro che disserbante e’ stato già gettato,e che l’erba non crescerà per molti anni. Altro che fusioni di comuni, qui la fusione del nulla e’ al completo.

Lacco Ameno, Casamicciola Terme ed Ischia: insieme per fare cosa? Il favore al Senatore o ad un sindaco uscente che purtroppo, visti i dondolii di chi attende chissà cosa da lui, non ha altra alternativa che assecondare il primo, quello che almeno sembrerebbe avercelo un disegno, nefasto, ma pur sempre un disegno?

Ci ottureremo il naso, ci abitueremo alla puzza anche questa volta, e non perché magari è scoppiata una fogna come nel comune ameno, ma perché ci tufferemo a pesce nella cloaca della nostra vigliaccheria, quella che ci rendera’ piu  immobili osservatori di oggi, più  succubi sudditi che mai  di valvassori e valvassini che alla fine stenderanno il tappeto a quelli che volenti o nolenti, possono fare davvero bella mostra di se dinanzi ad una alternativa inesistente.

Ci vorrebbe un temporale, una tempesta capace di spazzare via tutto, di azzerare e riproporre il programma dei programmi, la ricostruzione di un orgoglio cittadino.

 

5 COMMENTS

  1. l’unico disegno che hanno,i due compari,consiste nel difendere le loro proprietà e accrescere la ricchezza della propria famiglia.tutto il resto è noia,o inutile chiacchiericcio dei soliti raccoglitori di briciole .come si dice :il coraggio uno non se lo può dare;e nemmeno la capacità di leader lungimirante e onesto.(a proposito,sembra che l’onestà non sia necessaria nell’attività politica;ma il bene comune al disopra dell’utile personale,almeno quello è richiesto ? )

  2. Bell’articolo Anna, condivido molte cose che hai scritto. Su una cosa non sono d’accordo, o almeno in parte, e cioè che l’Unione dei comuni possa rappresentare solo un favore ed una utililità politica ( economica?) a De Siano e Ferrandino. Asserire questo equivale a dire : non uniamo l’Italia perchè Cavur se ne avvantaggerebbe oppure non mettiamo in commercio la penicillina perchè Fleming poi prende il Nobel, non ascoltiamo Copernico perchè è contrario ai dettami della chiesa. Fra un mucchietto di anni di De Siano e Ferrandino se ne avrà solo un leggero ricordo, invece l’Unione dei Comuni sarà (speriamo) con tutti i suoi vantaggi un dato di fatto stabile e per tutti. Se poi credi che l’Unione dei Comuni sia un danno per l’isola allora sarei curioso di sapere le motivazioni.

    • Carissimo Sandro, la mia posizione sul Comune Unico è chiara da sempre: sono più che a favore. Credo di essere stata tra le poche fautrici di una riflessione pubblica sui vantaggi di una fusione dei comuni sotto l’aspetto tecnico e non di mera propaganda politica. Per il rispetto che nutro nei confronti dei cittadini e delle istituzioni ritengo che ogni speculazione e strumentalizzazione sulla questione sia dannosa. Il Comune Unico non è uno “spot elettoralistico” né può essere a ciò asservito per aspirazioni che non vanno oltre l’interesse personale. La fusione dei comuni può rappresentare una grande rivoluzione, ma solo se pianificata, studiata in ogni suo dettaglio di vantaggi e svantaggi, e soprattutto se realmente calibrata sugli interessi dei nostri territori e di tutti noi. Non vorrei mai che per la superficialità, ma soprattutto le negligenze della nostra politica attuale in termini di programmazioni, analisi e studi di fattibilità, si rischi di realizzare alla fine un qualcosa solo perché imposto dall’alto con modalità e strumenti inadeguati rispetto le nostre peculiarità. Il problema non è il Comune Unico, ma intercettare le intelligenze, che non mancano sulla nostra isola, per guidarne il processo di attuazione in una logica di bene comune e condivisione con i cittadini e le imprese. Una fusione come quella dei sei comuni dell’isola d’Ischia non può essere svilita da straordinaria opportunità di crescita e sviluppo a mera soluzione per condizioni di dissesto o di deficit di bilancio di un comune piuttosto che di un altro. Nelle mie riflessioni volevo solo che passasse questo principio: l’interesse pubblico non si baratta con l’interesse personale ed il Comune Unico deve rispondere solo ad un interesse pubblico.

  3. Finchè non si supererà la logica del becero clientelismo di paese, il Comune Unico sarà difficile da realizzarsi nella nostra isola, ammenocchè non sia un’imposizione “tecnica” dall’alto da ratificare eventualmente con un Referendum Popolare, sui cui esiti comunque, dopo l’iniziale entusiasmo, nutro sempre più dubbi. Chi te lo dice è uno che da sempre crede che la migliore soluzione ai problemi operativi (servizi, economia, promozione, etc. etc) della nostra isola sia proprio il Comune Unico. Sono daccordo con l’ottimo Sandro quando dice che dissertare sulla materia quale logica spartitoria dei due soggetti indicati nel tuo articolo, significa ignorare che gli ischitani, nonostante tutto, sanno essere intelligenti. Chiudo questo mio breve intervento con una considerazione di stampo personale: Complimenti! Lo “spirito libero”, parzialmente tacitato in otto anni di attività comunale, ti si addice ed è tornato a cantare. Ad maiora.

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