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venerdì, Maggio 3, 2024

Ecco a voi “Maestra Annalisa”

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Elena Mazzella | I sogni che facciamo da bambini sono la nostra unica ricchezza: è questo il primo insegnamento di Annalisa, la “Maestra per un sogno”.

Di soli 22 anni, la dolcissima Annalisa è la “nostra” prima maestra sull’isola diplomata SD (Sindrome Down) che affianca ogni giorno, per alcune ore, le insegnanti e aiuta nella cura e nello sviluppo della routine i piccoli allievi della Scuola dell’infanzia del plesso Aurora dell’Istituto Comprensivo Forio 1, candidata a Scuola dell’inclusione.
Annalisa, fiera del suo percorso che l’ha portata alla realizzazione del sogno di una vita, con il suo esempio esterna concretamente la sindrome Down evidenziandolo come valore aggiunto e portandolo nel mondo della scuola, del lavoro, del tempo libero, combattendo così i pregiudizi che le vedono ancora solo come persone da assistere.
La sindrome di Down (sdD), condizione genetica ancora di causa sconosciuta e diffusa in tutto il mondo, viene vista quale arricchimento e non come sinonimo di problema.
Ha studiato tanto, Annalisa, sicuramente molto di più rispetto a bambini normodotati, le sue attività hanno spaziato tra musica, arte, teatro ed oggi, realizza il suo sogno: torna tra i banchi della sua scuola, che ha lasciato solo qualche anno fa, nelle vesti di maestra amorevole e attenta verso i suoi piccoli alunni.
Ha tanto affetto da offrire ed esternare e questo è sicuramente l’ingrediente segreto che la rende realmente diversa dagli altri.
C’è stato un tempo in cui le differenze creavano barriere e incomprensioni, e davano vita a mostri terribili: i mostri della solitudine, del giudizio di chi è visto e vissuto come diverso, ma oggi, grazie all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, come specificato dal MIUR, si è creata una scuola che «vuole essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale». Ma perché questo avvenga, è fondamentale impegnarsi per creare una nuova cultura della diversità.
È questa la visione che orienta il cammino di chi ha conosciuto da vicino la condizione delle persone con disabilità e, in particolare, delle persone con sindrome di Down.
Di chi vive la disabilità all’interno del proprio nucleo familiare e di chi si impegna nel creare le migliori condizioni sociali e lavorative possibili.
Non solo ostacoli e difficoltà, dunque, nel percorso che porta alla loro piena inclusione. Lo testimoniano le tante associazioni presenti sul territorio nazionale e attive su questo fronte: come CoorDown, Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down.
Grazie a realtà associative come questa, i giovani hanno l’opportunità di formarsi e apprendere un mestiere attraverso tirocini e percorsi mirati all’interno di aziende e strutture che ne fanno richiesta. Queste storie di autonomia e inserimento non sono ancora sufficientemente numerose, anche se la Rai sta attivando sceneggiati che trattano questo argomento come “Ognuno è perfetto”.
La strada dell’inclusione reale è lunga e come indicano i dati elaborati dall’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle Persone con Disabilità, OND, aggiornati al 2013: gli inserimenti lavorativi si attestano attorno al 12%

“E’ necessario partire da esperienze come queste, per imparare a guardare oltre gli ostacoli e raggiungere mete importanti… ma non impossibili”, ci ha detto, emozionata, la Dirigente scolastica Chiara Conti (coordinatore pedagogico) e la docente Nuzzi Luberto (responsabile tutor): “Dall’analisi di queste esperienze è evidente che le scuole dovrebbero puntare su una formazione che miri a sviluppare competenze spendibili nel mondo del lavoro non solo per gli alunni normodotati ma anche per le persone diversamente abili. Per loro non c’è un lavoro specifico per il quale sono portate ma è necessario costruire, specialmente nelle scuole superiori, un ICF che rappresenti un vero progetto di vita.
Ad esempio – continuano la Conti e la Maestra Nuzzi -, le persone con sindrome di Down, secondo la formazione che hanno e le loro specifiche potenzialità dovrebbero essere indirizzate insieme alle famiglie verso un possibile sviluppo lavorativo. Poi, chiaramente, esistono mestieri manuali e tecnici che potrebbero prescindere dalla scolarizzazione.
Da queste riflessioni e dall’attenzione e la cura che la nostra scuola ha verso gli alunni speciali è partito il nuovo progetto “Maestre…per un Sogno”, che vede l’inserimento nella scuola di una ex alunna diplomata SD. E’ un progetto in crescita e che potrà coinvolgere anche altre disabilità secondo le potenzialità che si presenteranno”.
Di certo per Annalisa, che orgogliosamente definiamo la “nostra” prima maestra con trisomia 21, non deve essere stato un percorso facile. Il confronto con la normalità è spesso deleterio e angosciante, ma la sua grinta ed energia unita a determinazione l’ha portata ad avere una classe tutta sua, in cui insegna soprattutto purezza d’animo e amore.
La sua è e sarà una grande sfida: trasmettere ai tanti bambini, fortunati ad averla come maestra, i veri valori della vita: amore, rispetto, lealtà e, soprattutto, uguaglianza.
Buon lavoro, maestra Annalisa.

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