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domenica, Aprile 28, 2024

Clotilde Di Meglio: “Sanno solo consigliare professionisti, ma non sanno dare risposte ai cittadini”

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«Dai ponti sospesi al naufragio sulla spiaggia dei Maronti il passo è stato fin troppo breve. Il Sindaco inaugura così in emergenza il suo quinquennio, che nasce con tutta evidenza sotto una “buona” stella». E’ pronta alla battaglia consiliare Clotilde Di Meglio e attacca Dionigi Gaudioso senza mezzi termini.

Consigliere, che accade ai Maronti?
«Direttore si sa, alcune emergenze non si presentano dall’oggi al domani e il dato sotto gli occhi di tutti è che ciò che rischia di mettere in ginocchio l’economia del paese affonda le sue radici in un passato risalente nel tempo e testimonia dell’assenza di volontà di dare al cittadino risposte di certezza relativamente alla sua condizione. Il provvedimento del GIP consegue agli accertamenti della Capitaneria di Porto dell’inverno scorso e oggi, gli stabilimenti balneari presenti sulla spiaggia dei Maronti che risalgono ai primi anni ’60, si trovano a dover subire sequestri e chiusure»

Una situazione vecchia, quindi?
«Nel 1978 il Comune, sulla base del Piano Spiaggia approvato dalla Soprintendenza e dall’Ente Provinciale del Turismo, rilasciò ai richiedenti le concessioni edilizie per la realizzazione di bouvette per la ristorazione. Quelle strutture avrebbero dovuto avere le medesime caratteristiche onde assicurare un colpo d’occhio esteticamente gradevole. Le unità dovevano avere la superficie di mq 52 con modulo cabinato di mq 18, fatta eccezione proprio per la Colombaia oltre che per  l’Ottomano che ottennero l’autorizzazione alla realizzazione di due unità con una superficie doppia rispetto alle altre. È evidente che queste strutture devono rispondere a esigenze di igiene e sicurezza diverse e più pregnanti rispetto a semplici punti di ristoro».

Però?
«Però accade che il Comune ha consentito la realizzazione di strutture più imponenti ma non ha mai esaminato le domande di condono relative alle stesse e, nonostante il rilascio di concessioni pluriennali, ha continuato a ufficializzare nei propri atti l’occupazione del suolo demaniale marittimo solo in via stagionale. L’iniziativa della Procura della Repubblica non fa però altro che mettere l’accento sull’inadeguatezza dell’azione amministrativa che trascina il cittadino in una condizione di precarietà che non dovrebbe esistere»

Ma siamo nel 2017 e parliamo ancora di leggi condonistiche e di licenze del 1978…
«Vede, dopo il 2012 con le modifiche introdotte al Testo Unico dell’edilizia e in particolare all’art. 5 è stato stabilito che l’unico interlocutore del cittadino è il comune che deve attivarsi per conseguire tutte le autorizzazioni di ogni altro ente pubblico anche mediante conferenza dei servizi e che ogni risposta al cittadino deve passare esclusivamente per il tramite dello sportello unico. In questo contesto normativo il comune nel momento in cui ha riesaminato le pratiche di concessione demaniale, come di sua esclusiva competenza, avrebbe dovuto attivare ogni tipo di collaborazione tra tutti gli enti e quindi potuto e dovuto intervenire per rimuovere ogni dubbio relativamente alla condizione di questi cittadini, assicurando loro la possibilità di svolgere serenamente la propria attività con sicuro ritorno relativamente all’economia del paese».

In breve è colpa del comune?
«Se la risposta dell’Ente corrisponde solo al consiglio di rivolgersi a questo o a quel professionista per la risoluzione del problema è evidente che non siamo di fronte a un’azione amministrativa trasparente, efficace,  sistematica e tale da consentire il rilancio del paese».

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