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mercoledì, Maggio 15, 2024

A ottobre si va al voto per il nuovo governo dell’avvocatura

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Paolo Mosè

Si vota il 18 ottobre prossimo. Francesco Cellammare non potrà più ripresentare la propria candidatura a presidente dell’Assoforense. Non è passata la sua proposta di modificare lo statuto che consentiva di ricandidarsi. E’ stato il punto più discusso, anche con toni accesi in qualche sprazzo di dibattito, che ha visto la presenza di un buon numero di avvocati iscritti. Molti dei quali lo hanno fatto nelle ultime 48 ore, proprio per avere la possibilità di partecipare, di prendere eventualmente la parola e soprattutto votare. E’ passata invece la proposta, con 62 voti, del già presidente avv. Gianpaolo Buono, che aveva chiesto di mettere da parte in questa fase pre-elettorale la modifica dello statuto e di approvare la delibera per nuove elezioni a distanza di quattro anni dall’ultima tornata. 27 sono stati i voti conseguiti dalla seconda proposta, dell’avv. Giovanni Regine, che ha sì chiesto che non venisse modificato lo statuto in questa fase, ma che venisse nominata una commissione per stilare la nuova “costituzione” dell’associazione e di congelare tutto il resto. La terza proposta è quella di Cellammare, che chiedeva comunque che si andasse a discutere e approvare le modifiche statutarie, ma dopo averle modificate andare alle elezioni. Scegliendo una data che l’assemblea ritenesse più giusta. Questa proposta ha ottenuto 25 consensi.

Da questi dati emerge in modo inequivocabile che il presidente Cellammare esce perdente, eppure fino a qualche minuto prima che iniziassero i lavori si è cercato di trovare una intesa che potesse evitare una spaccatura della classe forense. Ma le risposte del presidente uscente sono state altalenanti, fino a decidere di andare comunque al confronto serrato, al muro contro muro. Credendo, comunque, di avere dalla sua parte un buon numero di “soldati”. Che gli consentisse di avere più di una possibilità di spuntarla. Ma così non è stato.

Ora l’assemblea ha deciso che dovrà essere il direttivo uscente a predisporre tutti gli atti per le elezioni, accogliere le candidature alla presidenza e allo stesso direttivo. Di chi dovrà essere il nuovo presidente, allo stato non si vede una figura che abbia i massimi consensi. Fatta eccezione per Gianpaolo Buono, che se intendesse riproporsi otterrebbe certamente ampi consensi. Compreso anche quello di Cellammare, che avrebbe la possibilità di tentare di candidarsi al direttivo e diventare nuovamente il segretario dell’associazione, come lo è stato già nel passato. Ma ora non siamo ancora maturi per il ragionamento e cercare di dare un assetto ad un’associazione che certamente si trova, ancora una volta, di fronte a problematiche complesse e difficili, per il funzionamento della complessa macchina della giustizia sull’isola. Legate perlopiù a dare una certezza che venga nominato un giudice togato per il penale dopo i noti fatti accaduti dieci giorni fa. Sulle incertezze che riguardano poi gli altri uffici giudiziari passando per il settore civile e concludendo il percorso al Giudice di Pace.

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE

Francesco Cellammare è rimasto malissimo del voto assembleare, ma tutti gli indizi andavano verso questa direzione e lui non lo ha neanche capito durante gli interventi che gli chiedevano di mettere da parte la modifica dello statuto, che aveva il sapore di mantenere una porta aperta per la sua possibile candidatura alla presidenza. E le sue parole all’inizio dei lavori sono suonate in questa direzione. Partendo in quarta. Ma prima di farlo ha ringraziato tutti coloro che lo hanno sostenuto e che gli hanno concesso la fiducia. Per poi impugnare il fioretto sottolineando che «le polemiche e i veleni che hanno montato in questi giorni per la scelta di modificare lo statuto mi hanno colpito. Non ho alcuna velleità a candidarmi a presidente, ma comunque resto a disposizione della base dell’avvocatura. Se questo è il problema, invito a discutere il punto successivo dell’ordine del giorno».

Per l’avv. Carmine Passaro, invece, bisogna «indire per prima le elezioni, è necessario invertire l’ordine del giorno. Non si può approvare uno statuto, che è l’elemento fondante dell’associazione, che ci viene proposto dalla sera alla mattina, senza alcuna riflessione e valutazione della nostra Carta. Noi non siamo fruttivendoli. Per una modifica così sostanziale e importante serve necessariamente la massima partecipazione di tutti gli iscritti. Quella che ci viene proposta oggi è una scelta esclusivamente strumentale e non la si può proporre e cambiare lo statuto a partita in corso, ad elezioni imminenti».

PROPOSTA VINCENTE

L’ex presidente dell’Assoforense Gianpaolo Buono ha tentato di ricucire, ricordando di «essere stato un convinto sostenitore di Cellammare e dell’apporto dato per la sua elezione. Approvando tutte le mosse e le attività che ha posto in essere in questi anni. Ma oggi non mi convincono queste azioni muscolari ed ho tentato in tutti i modi di farlo recedere. Ora siamo in un momento drammatico per gli ultimi fatti accaduti, vedi la situazione venutasi a creare al penale con il serio rischio di trasferire a Napoli buona parte dei processi. Perché oggi non abbiamo più un giudice togato. Una drammaticità che si estende al civile e al Giudice di Pace. E di fronte a questi problemi seri, andare allo scontro comporta che l’associazione rischia di apparire e di uscire comunque con le ossa rotte all’esterno. Le divisioni non fanno bene a nessuno e in questo momento necessita la maggiore unanimità».

E poi ha aggiunto di avere «letto di dimissioni irrevocabili dei membri del direttivo e anche del presidente e contestualmente è giunta la richiesta di cambiare lo statuto. A Cellammare chiedo di dare una prova di maturità, di trasparenza in questa fase delicata. Bisogna giocare come una squadra, perché i presidenti passano, ma restano i risultati. La mia proposta è di passare direttamente al voto per la convocazione delle elezioni nel più breve tempo possibile».

Non potevano mancare le parole pirotecniche dell’avv. Francesco Pero, il quale si è assunto la scelta di aver proposto «il cambiamento dello statuto, perché è necessario equipararci alle nuove norme che governano il consiglio dell’Ordine degli avvocati per la scelta dei consiglieri e per la durata dello stesso consiglio».

E poi bordate a destra e a manca, accusando anche la stessa categoria: «C’è buona parte dell’avvocatura che non ha avuto il coraggio di battere il pugno sul tavolo affinché venissero scelti dei magistrati da inviare alla sezione distaccata e poi ci sono avvocati contigui alla politica, che per un incarico fanno di tutto e di più. La mia proposta è del rinvio dell’assemblea per approfondire le nuove norme dello statuto.

Mentre l’avv. Giuseppe Di Maio ha ricordato che «in presenza di un voto contrario del direttivo, che si dissociava dalla scelta del presidente, ci impone di rinviare oggi la modifica dello statuto e sono d’accordo con l’invito proposto dal collega Gianpaolo Buono».

La sollecitazione giunta candidamente dall’avv. Nunzia Piro, di leggere le sostanziose modifiche dello statuto, ha allarmato più di un suo collega. Leggere prima e poi passare eventualmente al voto. Abbastanza chiaro nell’altrettanto breve intervento l’avv. Alberto Morelli, leader storico dei colleghi che operano nell’ambito del Giudice di Pace. Ricordando da subito che «quello che è stato proposto da Cellammare non è stato affatto condiviso dal direttivo. Di voler cambiare lo statuto senza un confronto. E saremmo felici di conoscere chi ha materialmente scritto quelle modifiche». E proponendo di andare direttamente ad approvare la delibera per la scelta della data delle elezioni.

Antonio De Girolamo invece ha richiamato due interventi di altrettanti colleghi che avevano sottolineato alcuni particolari su eventuali rapporti stretti con la politica e di altri di aver firmato un documento proposto da Cellammare senza capirne il significato. Chiedendo soprattutto a Pero di non generalizzare, come ha fatto allorquando ha riferito che l’avvocatura era collusa con la politica «perché molti di noi hanno una dignità e una professionalità che ci pone lontano dalla politica».

APPELLO ALL’UNITA’

Senza mezzi termini la chiosa dell’avv. Stefano Pettorino, che senza tanti giri di parole ha detto sostanzialmente che ora è «il momento di approvare la delibera che ci consenta di andare a scegliere il nuovo presidente e il nuovo direttivo. E in questa fase è necessario rivolgere un appello all’unità dell’avvocatura. Nel passato vi era una classe forense unita che si muoveva all’unisono e che le cariche ricoperte passavano in secondo piano. C’era un’avvocatura che remava nella stessa direzione. Se oggi si continua con discorsi calunniosi o con interventi molesti, allora è giusto e necessario chiudere definitivamente la sezione distaccata».

L’avv. Giuseppe Di Meglio, uno dei decani della classe forense, ha subito messo in chiaro di apprezzare «gli interventi degli altri colleghi allorquando hanno chiesto di mettere da parte le modifiche statutarie, perché in questa fase non il caso di spaccare l’avvocatura, perché in questo caso non si farà altro che indebolire il nostro ruolo e consentire a chi ha in animo di trasferire il penale a Napoli. Condivido appieno la proposta di rinviare la modifica dello statuto dopo la scelta del nuovo presidente e del nuovo direttivo».

Un tantino polemico l’intervento di un altro decano, l’avv. Giovanni Regine, il quale dopo aver udito gli interventi che lo hanno preceduto ha lanciato una stilettata dicendo che è emerso che una parte dell’avvocatura pensa ai fatti propri, lasciando al proprio destino Cellammare. Per poi proporre di «rinviare il voto della modifica dello statuto e contestualmente nominare una commissione che abbia il compito di stilare quelle modifiche che tutti auspicano».

Poche battute da Alberto Barbieri, che ha ricordato che «le dimissioni del direttivo hanno creato una situazione acefala e che è quindi necessario andare senza indugi dritto alle elezioni».

Francesco Cellammare ha voluto rintuzzare qualche polemica con un intervento breve. Per cercare come ultima spiaggia di allontanare possibili scenari che lo vedrebbero protagonista nel senso di ritornare in gioco e sperare di essere un presidente riconfermato. Dicendo: «Qui non è in gioco la mia persona, poi potete fare quello che volete, ma decidete al meglio».E l’assemblea ha deciso al meglio dicendo e riassumendo che l’unica cosa da fare oggi è andare a votare, scegliere il nuovo governo dell’Assoforense e solo dopo iniziare ad affrontare le modifiche statutarie e passare da due a quattro anni la carica per ogni presidente. Con la possibilità, questa volta, di potersi riproporre per ricoprire lo stesso incarico. Era quello che sperava Francesco Cellammare, ma che si realizzasse oggi e non domani.

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