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giovedì, Maggio 2, 2024

Luigi De Filippo, Giametta e i topi della pineta Nenzi Bozzi

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Gianni Vuoso | Diciotto anni fa, la Compagnia di Luigi De Filippo sbarcò ad Ischia. Io avevo la delega alla Cultura, sindaco Gigiotto Telese. Mi occupavo anche delle manifestazioni che si tenevano ogni sera, in Pineta e ad Ischia Ponte: musica, teatro, incontri. Fu un’esperienza molto ricca, un’esplosione di iniziative. L’esibizione di De Filippo era prevista nella pineta Nenzi Bozzi. Io proprio quel giorno, fui invitato a Procida per un’altra manifestazione culturale. Intorno a mezzogiorno mi chiamò la signora Laura, la moglie di De Filippo e mi comunicò che la Pineta era chiusa per derattizzazione! Ma come? Tutto pronto, locandine diffuse, comunicati stampa diramati. Ma come è possibile? Che figuraccia. Non è successo mai niente con nessuno e ora proprio con Luigi De Filippo, come se si trattasse dell’ultimo attore di primo pelo. Ma scherziamo? Cominciai a chiamare ad Ischia, in Comune per chiedere notizie più precise. Niente da fare: anche Gigiotto mi confermò che la derattizzazione era urgente e necessaria. E proprio la sera con De Filippo in programma? Sì. Incredibile. Fra le varie telefonate ne lanciai una a Gennaro Giametta, Capitano, personaggio di spicco del Comando Vigili Urbani. Gli raccontai quanto successo e gli chiesi aiuto. Gennaro sottolineò, ma amichevolmente, le nostre diversità politiche: lui di destra e io di sinistra, ma nello stesso tempo mi garantì il massimo impegno per risolvere il problema. Si attivò, frenetico ma concreto. Sollecitò la squadra addetta a mettere in piedi i palchi, Luciano Di Massa in prima fila. Si interessò per l’attacco luce. La Compagnia di De Filippo era munita di tutto, occorreva solo l’attacco. Riuscii a rientrare in pomeriggio e mi resi conto che Gennaro aveva messo a punto il piano B ad Ischia Ponte, nel Piazzale delle Alghe. Il maestro non riusciva a credere ai suoi occhi. La moglie fuori di sé, ma nello stesso tempo, era entusiasta per quanto fatto da Giametta che continuava a sottolineare, con tutta la sua modestia ed il suo senso del dovere, che il suo compito era solo quello di risolvere i problemi. E infatti, il problema l’aveva risolto.
Io continuavo a chiedere spiegazioni alla ricerca di un bandolo della matassa. Riuscii a sapere che secondo una vecchia abitudine, per me antipatica e clientelare, le amministrazioni erano solite gestire un certo numero di biglietti e inviti da distribuire ai propri amici e migliori elettori. Pare che la signora Laura si fosse rifiutata di accettare la condizione che qualcuno le aveva imposto e la derattizzazione sarebbe stata la risposta ufficiale.
Il piazzale delle Alghe fu la nuova sala teatrale estiva, improvvisata ma ospitale. La gente affluiva, forse qualcuno non riuscì a sapere dell’improvviso trasloco e liberandosi ovviamente, in mille imprecazioni contro un’amministrazione incapace di gestire una iniziativa del genere. Finalmente, comunque, in scena. In prima fila il sindaco, Luigi Di Vaia, Luigi Boccanfuso e qualche altro che ora non ricordo. io, fra le ultime file con l’ansia di vedere tutte le sedie occupate. Prima di iniziare, Luigi De Filippo salutò il pubblico, chiese scusa per l’imprevisto e a mia insaputa, ringraziò “l’assessore Vuoso” che era riuscito, nonostante tutto, a mantenere l’impegno per offrire agli ischitani ed ai turisti una bella serata.
Di tanto in tanto, a distanza di tanti anni, ricordo con Gennaro Giametta l’episodio, non senza… certe considerazioni, e sempre con immensa gratitudine.
Quell’episodio mi ha permesso di incontrare De Filippo in altre successive occasioni, a Napoli ed a Roma. E durante uno di questi incontri occasionali, la signora Laura espresse il desiderio del maestro di trovare casa ad Ischia, un’isola che gli stava nel cuore. Non sono mancati i tentativi, ma non mi risulta che sia riuscito a soddisfare il suo desiderio. Personalmente ed egoisticamente, invece, posso ritenermi soddisfatto di aver potuto conoscere da vicino un personaggio così grande, molto disponibile da un punto di vista umano, affabile, come un amico di vecchia data.

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