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Uno Statista con la S maiuscola |#4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 7 marzo 2022

Per uno del novantaquattro azzurro come me, uno che ancora si emoziona se ascolta l’inno di Forza Italia anche se oggi ha scelto una casa diversa pur nello stesso condominio, ricordare Antonio Martino è molto più di un atto dovuto, ma un gesto di assoluto rispetto.

Fui tra quelli che ventotto anni fa raccolsero l’appello di Silvio Berlusconi e partirono alla volta del Palafiera di Roma, gremito in tutti i suoi padiglioni estesi anche nelle aree esterne con enormi maxischermi per contenere una folla senza precedenti al “battesimo” di un progetto politico rivelatosi presto rivoluzionario e avanguardistico ad ogni livello. Martino, insieme a Giuliano Urbani, Mario Valducci, Antonio Marzano, Antonio Tajani e lo stesso Berlusconi erano lì. E proprio Martino mi colpì quanto a cultura, competenza, pragmatismo e capacità di confrontarsi senza alcun timore con un pubblico così ampio.

La visione liberal-democratica di Martino è stata un valore aggiunto non solo per Forza Italia, ma per chiunque aveva modo di recepirla ritenendola credibile quale parte integrante di un movimento che, di lì a poco, sarebbe diventato il primo partito italiano della seconda repubblica con ben il 21% dei consensi, spazzando via le mire di governo della gioiosa macchina da guerra comunista di Achille Occhetto. Rimasi folgorato dalla lucidità del “professore”, di cui sono diventato presto un fedele quanto nostalgico ammiratore e che pochi mesi dopo ritrovai come rettore della LUISS alla laurea di mio cognato Gianmaria. Esemplare il suo passaggio recente alla Fondazione Einaudi: “Io sono favorevole a qualsiasi provvedimento accresca le libertà personali. Sono reazionario, per conservare le libertà che sono state perdute. Conservatore, per difendere le libertà ancora esistenti. Rivoluzionario, quando la situazione non ci consente altra via per tornare liberi. Progressista sempre, perché senza libertà non c’è progresso.” Una chiosa finale, questa, che Egli amava ripetere spessissimo, tanto la ritenesse alla base del suo pensiero.

Ma Antonio Martino è stato anche un grande amico e assiduo frequentatore di Ischia. La compianta sorella Carla aveva sposato il Barone Berti Von Störer, imprenditore di origine tedesca che creò quel piccolo paradiso del Parco Termale Castiglione, tuttora tra le perle della ricettività made in Ischia. Non era difficile, di tanto in tanto nella bella stagione, venire a conoscenza della sua pur discreta e talvolta fugace presenza dalle nostre parti, che arricchiva il qualificato parterre di ospiti illustri che ci appartiene da sempre.

La scomparsa di Antonio Martino oggi impoverisce ulteriormente un panorama politico dove gli statisti degni di tale appellativo diventano sempre più rari, in quanto sopraffatti da un pressapochismo, un’improvvisazione ed un’incompetenza che la più bieca antipolitica ha foraggiato a danno del Paese e della stessa democrazia. E se fin troppo spesso penso all’indifferibile necessità di una scuola di formazione obbligatoria per tornare finalmente ad ottenere una classe dirigente che si rispetti, di certo il modello Martino meriterebbe di diventare un esempio, prima che un argomento di studio.

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