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martedì, Maggio 7, 2024

Se la “Passione” si apre alle quote rosa

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Leo Pugliese | La processione del Venerdì Santo di Procida è una tradizione antichissima, risalente alla fine del Seicento. Organizzata dalla “Confraternita dei Turchini” (fondata nel 1629 dai Gesuiti) i giovani di sesso maschile dell’isola, vestiti della classica “veste” di “confratello” (saio bianco sormontato dalla “mozzetta”, o mantello, di colore turchese), portano a braccia rappresentazioni plastiche (detti “misteri“) di carattere religioso per un percorso che si snoda attraverso il centro storico, dal borgo più antico di Terra Murata fino al porto della Marina Grande.

L’origine della processione è da porsi fra la fine del sec. XVI e il sec. XVII, quando anche a Napoli la confraternita della Solidad organizzava una processione con i misteri della Sacra Passione, il cui svolgimento era in tutto simile a quello della Processione di Procida.

Se nel corso dei secoli tanti aspetti sono stati modificati, a integrazione o a corollario dell’evento, quello che è rimasto fermo è – come dicevamo – legato all’aspetto processionale da sempre a vantaggio degli uomini. Punto fermo che non è stato mai messo in discussione nei secoli anche perché forse non vi era nemmeno la richiesta dal gentil sesso di prendere parte al corteo. O forse i tempi poco maturi.

Da sempre per una vastità di persone e anche di clero, le Processioni – si dice – che non hanno alcun fondamento nelle Sacre Scritture.

Per altro verso, a sostegno della loro tesi, i critici della Chiesa cattolica evidenziano le analogie intercorrenti tra le Processioni religiose dei Cattolici e quelle che nei secoli antecedenti la venuta di Cristo si snodavano in Egitto lungo le sponde del Nilo ed in Grecia nella città di Olimpia prima dei giochi.

Di converso però va notato che nel Nuovo Testamento si scopre che Dio, impersonando la figura del Figlio, percorre in lungo ed in largo la Palestina, stando in mezzo al suo popolo ammaestrando con la sua predicazione e che lo seguiva nei suoi spostamenti, mettendo da parte la stanchezza e la fame per nutrirsi della sua Parola. Ebbene, nella tradizione religiosa della Chiesa cattolica, le Processioni in generale rappresentano il popolo dei Fedeli che segue Dio e cammina con Lui. “Venite dietro a me…” (Mt 4,19). “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. (Mc 8,34)”.

L’itinerare fisico lungo le strade non simboleggia  – dunque – soltanto un momento di preghiera comunitaria ed un atto penitenziale, ma anche un fine ed un mezzo per portare il messaggio di Cristo fra la gente, sollecitandola a seguire il Suo esempio e quello di coloro che hanno saputo “rinnegare se stessi”, prendere la propria croce e seguirlo, cioè i Santi e la Madre SS. di Gesù, quella Vergine che non ha esitato a rispondere alla chiamata di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38)”

Se questa è l’interpretazione anche della nostra processione, da tutto ciò non possono e non debbono essere escluse le donne.  In questa direzione, crediamo, vada letta la lettera che i rappresentanti delle associazioni “L’isola dei Misteri” e “ I Ragazzi dei Misteri” hanno indirizzato al Responsabile della Congrega dei Turchini, AL padre Spirituale  della Congrega dei Turchini, sindaco e decani vari, per rappresentare ciò:

«In previsione del tempo pasquale e in particolar modo del Venerdì santo, le Associazioni “L’Isola dei misteri” e “I ragazzi dei misteri”, sentono l’urgenza di porre una scottante situazione alla vostra attenzione e riflessione. Da anni, siamo sollecitati e assillati da bambine e giovanette riguardo la possibilità di essere accolte e coinvolte nella costruzione e trasporto del mistero, ma dobbiamo sempre deluderle dando risposte approssimative riguardo questo veto che, ancora oggi non si riesce a comprenderne la motivazione.

Ci chiediamo, come si può restare rigidi su questo aspetto, nonostante la Chiesa sia pervenuta a nuova consapevolezza. Questo desiderio accorato e forte, ci perviene da bambine e ragazzine, che non riescono, giustamente, a vedere la distinzione di genere. Spesso le loro domande sono:<< Ma pensano che non siamo in grado di portare i misteri perché pesano tanto>>? Non riescono ad immaginare altro.

Di sicuro le ragazze più grandi si rendono conto della discrasia, tra la buona notizia e la realtà, “regole troppo umane”, che non possono nascere dal vangelo. Noi ci auguriamo che, su questo aspetto così importante possiate fermarvi, farne motivo d’ incontro e di riflessione, sarebbe una bella notizia, per la nostra realtà, se vi esprimeste favorevolmente a quanto sottoponiamo alla vostra attenzione. Rallegrarsi e gioire di sapere tante bambine e giovani donne avvicinarsi a questo tempo speciale. “Quel Tempo Opportuno” che non bisogna lasciar passare senza scommettere la novità. Questo tempo offrirebbe occasioni nuove d’incontro, spazi di tempo ove confrontarsi e approfondire il Vangelo, e per molti incontrarsi per la prima volta con le logiche di vita dell’Uomo Gesù. 

Se vogliamo fare memoria, nei vangeli non troviamo episodi in cui Gesù vive in conflitto con le donne, non le ritiene di seconda categoria, non ha posto limiti alla loro persona, le da dignità  ed ad una donna, che svela la sua vita da Risorto!.. Crediamo che le motivazioni date secondo le quali queste non possono partecipare, sono così fragili e povere di fondamento che a noi e a molti lasciano perplessi.  Ci vien detto che possono partecipare solo le donne iscritte alla Congrega.

Allora bisogna fare una puntualizzazione: la maggioranza dei giovani e dei ragazzi che realizzano e portano i misteri non sono iscritti alla Congrega. Allora bisogna fare un altro stravolgimento? … Siamo consapevoli che, tutta la storia vive una fase di grossi cambiamenti, un processo di gestazione che sta provocando sofferenze, contrasti e incomprensioni.

Si stanno verificando esperienze che impongono cambiamenti profondi nel modo di vivere, ove tradizioni millenarie vengono scardinate, pertanto occorre essere attenti ai cambiamenti in atto. Tuttavia è chiaro che ogni novità ha sempre suscitato contrasti, resistenze e rifiuti. II laborioso e faticoso lavoro di rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II:(La celebrazione in italiano, libertà religiosa, apertura ai laici, ministero del diaconato, ministri dell’eucarestia, ecc… e negli ultimi tempi, la luminosa intuizione sull’affidamento del ministero diaconale anche alle donne) è ancora agli inizi e richiede molta pazienza. La cosa più urgente, tuttavia è diffondere la convinzione che la via intrapresa è quella giusta e che i risultati, prima o poi fioriranno. Nella paziente perseveranza raccoglieremo la promessa (cfr Eb 10,36).  Fiduciosi in una accoglienza positiva. Salutiamo cordialmente»

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