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venerdì, Maggio 3, 2024

Punta Molino, il dramma di Alessandro D’Abundo e la manovre finanziarie: da mezzo milione e 10 mila euro

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La storia di Alessandro D’Abundo, il giovane ischitano ferito durato la cerimonia di un battesimo e di cui vi abbiamo parlato più volte, si collega in maniera forte, almeno stando a quelle che sono le prospettazioni della difesa delle parti civili, a quelle che sono le dinamiche e le evoluzioni del comparto economico della nostra isola.

La vicenda Punta Molino, che non tratteremo per quello che riguarda la sensibile esposizione creditizia verso il comune di Ischia, situazione molto simile a tanti altri albergatori, è una vicenda che rientra nel dibattito politico sia l’aspetto giudiziario di Alessandro sia quello più squisitamente imprenditoriale. L’Ischia preda di prenditori stranieri inizia ad essere un problema che dovremmo, prima o poi, iniziare a mettere al centro del dibattito. E non dico che questo è il caso, ma qualche riflessione va fatta. Partire dalla vicenda giudiziaria di Alessandro è, però, fondamentale per inquadrare, nel verso giusto, l’intera vicenda.

Era il 27 ottobre del 2018 quando durante la cerimonia di un battesimo, Alessandro precipita da uno dei terrazzi dell’albergo cinque stelle sul lido di Ischia perché cede la balaustra e perché non c’erano avvisi di pericolo caduta. Secondo la difesa dell’avvocato Valentino la colpa è di un bacio. Un bacio che sarebbe dovuto pesare 600 chili. Secondo l’accusa condotta dal pubblico Ministero Canale, invece, la gestione di Eugenio Ossani è responsabile di più capi di imputazione.

Quel volo da 3 metri e mezzo perché una balaustra di 2,60 metri ha ceduto hanno costretto, per la vita, Alessandro a vivere su una sedia a rotelle, a perdere diverse funzionalità, a resettare la sua vita, a perdere l’amore ma a non perdere la forza di sorridere ancora. Quella forza che gli consente di combattere, udienza dopo udienza, giudice dopo giudice e di assistere al crollo, balaustra dopo balaustra, le tesi della difesa. Una caduta che gli ha procurato un danno superiore al 95% secondo quanto ha detto al giudice il consulente dell’accusa, il dottor Paternoster.

Il suo fascicolo, giovedì mattina, sarà uno di quelli che saranno aperti dal dottor Vecchione, il nuovo giudice togato destinato alla Sezione Distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli. Un’udienza importante perché, dopo la rinuncia dei testi da parte della difesa, si dovrebbe andare direttamente alla sentenza ma dopo l’entrata in vigore della Cartabia, la difesa di Ossani potrebbe richiedere al giudice di riascoltare i testi escussi nel 2023.

Se questo è stato, in breve, il percorso penale, la battaglia civile è quella che ci preoccupa di più perché, si collega in maniera, in alcuni tratti anche imbarazzante, a quella imprenditoriale visto che l’avvocato Salvatore Scardamaglio ha ripresentato istanza di sequestro conservativo. Ma lasciamo l’aula di Via Michele Mazzella e trasferiamoci al lido di Ischia. Qualche mese vi avevamo raccontato del cambio di gestione.

“Lo storico Punta Molino Beach Resort & Thermal SPA di Ischia – si legge nel comunicato stampa diffuso ad inizio aprile -, già affiliato al network del lusso Condè Naste Johansen, riparte dal weekend di Pasqua con Fedegroup – azienda leader nei servizi in outsourcing per l’hotellerie – per un nuovo inizio, in continuità con la tradizionale ospitalità dell’isola e con uno sguardo al futuro e all’innovazione. Sotto la guida di Antonio Barbieri -manager napoletano di origini ischitane con straordinarie esperienze in progetti di ristrutturazione e riposizionamento alberghieri, in Italia e all’estero- lo storico resort, già icona della Dolce Vita di Ischia, riapre le sue porte al pubblico dopo un’importante riqualificazione dei servizi”.

Una notizia che vi avevamo anticipato, in perfetto stile Dispari e che, però, lascia più di una perplessità che vedremo tra poco.

Se per l’aspetto penale delle lesioni gravissime ricevute da Alessandro D’Abundo abbiamo un solo imputato, Eugenio Ossani, la parte civile ha citato quale responsabile civile anche Cofano Patrizia, la moglie di Ossani, la proprietaria del 16% della Punta Molino Alberghi srl (per 80 mila euro), il direttore tecnico del Punta Molino dal 20 giugno 1995 al 20 giugno del 1997 e direttore generale dal 20 giugno 1995 fino al 25 novembre 2021, così come si legge dall’estratto del Registro delle imprese in data 24 marzo 2023.

Nel frattempo, come il lettore potrà ben intuire, dalla difesa della parte civile, sostenuta dall’avvocato Salvatore Scardamagno, sono diversi i sequestri preventivi richiesti al giudice e, fino ad ora, non concessi. Ed è interessante collegare la vicenda aziendale del Punta Molino a quella penale e civile. Sembrerebbe un dettaglio secondario, tuttavia, è utile ricordare al lettore che l’avvocato Scardamagno ha chiamato in causa quale responsabile civile la Signora Cofano Patrizio il 4 dicembre del 2020. E veniamo all’attualità.

Leggendo il comunicato di inizio aprile, abbiamo scoperto (si fa per dire) che “il resort, che ha impresso un marchio indimenticabile nella storia dell’isola, fu costruito nel 1968 su progetto dell’architetto Giulio de Luca e comprende 84 camere di cui 24 suite, una spiaggia privata, un parco di oltre 8.000 mq affacciato sul mare, un centro spa e termale e 2 ristoranti, La Terrazza e il celebre O Rangio Fellone (di prossima riapertura)” ora è gestito della LIATER srl in forza di un contratto di fitto da 800 mila euro l’anno di Azienda Alberghiera sottoscritto dal Notaio Ludovico Maria Capuano.

Basta leggere i primi righi di questo contratto per porsi la prima domanda. La Punta Molino Alberghi srl ha un capitale versato di 500 mila euro (420 mila Ossani e 80 mila Cofano) mentre la Liater Srl un capitale di 10 mila euro ed è di proprietà della F&DE Group srl di cui Antonio Barbieri è amministratore unico così come riporta l’estratto dal Registro delle Imprese del 29 marzo 2023.

Una società, la F&DE Group srl che, però, dall’estratto del Registro delle Imprese in data 29 marzo 2023, ha un solo socio, la Nabucco srl. Una società che ha un pegno di 110 mila euro nei confronti della Banca BPM Società per Azioni. Un fitto e un cambio di gestione che arriva a pochi mesi dalla sentenza di primo grado del processo in corso. Ma se proprio non vogliamo pensare ad una exit strategy per mettere al sicuro il patrimonio, è legittimo chiedersi come sia possibile gestire un hotel con il Punta Molino con una società con un capitale sociale di 10 mila euro. Non staremo qui ad interrogarci su garanzie o altro, tuttavia, ci chiediamo (anche nelle vesti del Comune di Ischia) se il passaggio da una società da 500 mila euro di capitale sociale versato ad una di 10 mila euro di tutte le autorizzazioni rilasciate alla Punta Molino srl sia lineare così come ci chiediamo che ne sarà di lavoratori che verranno assunti dalla Liater.

E potremmo continuare, ma sarebbero solo suggestioni e ipotesi senza un reale fondamento. È interessante, però, leggere il punto 9.3 del contratto di fitto. È interessante perché la Concedente (Punta Molino srl) “si farà carico della manutenzione degli immobili e degli impianti interrati” ed è tenuta a “ed eseguire gli interventi di manutenzione ad essa spettanti”. E guardando Alessandro D’Abundo spingere la sua carrozzina sulla rampa di Via Michele Mazzella, pensando a quel bacio da 600 kg, provando a pensare a quella balaustra mal tenuta sembra una beffa nella beffa.

1 COMMENT

  1. sotto questi nomi (se non erro ci sono gia molte aziente importante gestite dai medesimi–)anche dall apparenza isolani chi si nasconde ??????siamo sicuri che l isola è l araba felice che si descrive ??????mi sa che stiamo navigando a vista senza sapere la destinazione-oppure la conosciamo bene

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