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venerdì, Maggio 3, 2024

Filomena Mattera: «Contro la violenza educhiamo i nostri figli alla fragilità e alla gentilezza»

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La presidente dell’associazione Legami e Radici presenta il convegno di sabato. Al Polifunzionale di Fontana sarà ospite Anna Maria Scarfò e all’evento sono stati invitati i ragazzi di alcuni istituti superiori. L’ultimo caso di Giulia Cecchettin: «Stiamo crescendo dei bambini che dentro di sé covano rabbia, rancore, che non si sentono adatti verso una società che viene vista come perfetta»

Gaetano Di Meglio | Con Filomena Mattera dell’associazione Legami e Radici affrontiamo il tema del giorno, quello della violenza sulle donne. Filomena è la presidente di questa associazione che opera fondamentalmente a Serrara Fontana, ma man mano sta allargando il suo raggio d’azione.

Partiamo direttamente dalla vostra iniziativa, per poi magari allargarci. Sabato mattina al Polifunzionale di Fontana ospitate Anna Maria Scarfò, una donna che diventa un simbolo soprattutto in questi giorni.
«Sì. Noi come associazione siamo nati l’anno scorso e il nostro primo evento sono stati proprio dei laboratori sulla gentilezza rivolti ai bambini, preparatori all’evento che poi si tenne in piazza a Serrara il 1 marzo per dire no alla violenza e per dire insieme ai bambini, che l’amore non è proprietà, ma è libertà. Quest’anno continuiamo su questo solco, ma abbiamo voluto fare qualcosa in più.
Abbiamo contatto Anna Maria Scarfò, che si è resa disponibile a venire qui per raccontarci la sua storia. Una storia sicuramente molto triste. All’età di 13 anni è stata stuprata. Per tre anni ha lottato contro le violenze, ma soprattutto contro l’omertà e l’indifferenza. Nonostante ciò ha trovato chi le ha teso una mano, ha denunciato, è riuscita a uscire da quell’incubo e sarà lei a ricordarcelo. Perché abbiamo fatto questa scelta? Perché speriamo che questo messaggio arrivi forte al cuore e alle coscienze dei nostri ragazzi. Infatti al convegno abbiamo invitato le classi superiori di alcuni istituti dell’isola, proprio perché vogliamo che i giovani ascoltino quanta sofferenza ci sia dietro dei gesti di violenza».

Tu hai letto anche il libro che narra la storia di Anna Maria Scarfò. Un libro che non fa sconti, un libro che magari forse ci scuote un po’ dentro perché non mantiene l’educazione nel racconto, bensì va al fatto reale.
«Sì, l’ho letto e mi ha colpito molto. Sembrerà strano, ma è come se la violenza nuda e cruda che si percepisce si percepisce tutta, forse in qualche modo offuscata dall’omertà, è come se avesse impregnato ogni pagina di quel libro. E questo mi ha generato un sentimento di rabbia perché ritengo che Anna Maria potesse essere salvata molto prima. Ma non è avvenuto. E’ proprio questo che vorrei dire ai ragazzi. Potete fare sempre qualcosa per aiutare chi è in difficoltà e dovete farlo senza chiedervi: è mia sorella, è mia moglie? No, perché non è questa la domanda che ci dobbiamo porre. Anzi, questa è proprio la domanda che ci ha allontanato da quello che dovrebbe essere il senso di sentirsi cittadini di una comunità.
Anna Maria è sicuramente una figlia, Anna Maria probabilmente è una sorella, anzi è una sorella, in questo caso probabilmente una nipote. Quindi smettiamola di dire vabbè, non sono fatti miei. Lei è una donna e in quanto tale un membro della nostra comunità e noi abbiamo il dovere di correre in suo aiuto».

L’ELEMENTO SCATENANTE

Ti volevo chiedere, per avere un attimo di attualità, avrai seguito sicuramente la cronaca di questi giorni su Giulia Cecchettin, ma non solo, anche quella di Giulia Tramontano. Era una storia diversa? L’aspetto di questa violenza, in particolare dell’ultima, è il motivo scatenante. Ne volevo parlare perché so anche tu quanto hai combattuto per raggiungere l’obiettivo. Giulia è stata uccisa perché si voleva laureare. E so anche tu quanti sacrifici e quante rinunce hai dovuto affrontare e come è stato bello poi conquistare quel titolo. Proviamo un po’ a fare questo paragone, che è un’assurdità. Non ti uccido perché mi tradisci, ma perché ti vuoi realizzare?
«Sì, questo aspetto dolorosissimo mi ha fatto riflettere molto, per quanto queste storie di violenza si somiglino un po’ tutte, soprattutto purtroppo nel finale. Questa mi ha colpito proprio per il motivo che hai appena detto. C’è stato questo elemento scatenante, una gelosia per il fatto che la sua ex fidanzata riuscisse a laurearsi prima di lui. Questo è ancora più triste e deve far riflettere tutti noi genitori. Cosa stiamo sbagliando? Forse stiamo sbagliando a non educare i nostri figli alla fragilità. Li stiamo educando a dei modelli che non ammettono imperfezioni, sbavature.

Questo genera poi violenza, perché se non insegniamo loro che il bambino può piangere come piange una bambina e non per questo è considerato un debole, non per questo è considerato un uomo, stiamo crescendo dei bambini che dentro di sé covano rabbia, rancore, che non si sentono adatti verso una società che viene vista come perfetta. Secondo un canone che sia quello estetico o professionale. E’ come se ai nostri figli dettassimo continuamente il ritmo senza concedere loro la possibilità di cadere, di piangere, di fermarsi. Facciamo vivere questi momenti non come un momento per ripartire, quindi un momento per guardare dentro di sé, trovare la forza, ricominciare, migliorarsi, crescere, ma come un fallimento. E questi fallimenti, questi pesi che noi mettiamo sulle spalle dei nostri figli, a un certo punto esplodono prima dentro di loro, per poi esplodere all’esterno. Potrebbe essere questa, purtroppo, la ragione che ci ha portato ad assistere a questa ennesima tragedia, perché è una tragedia per tutti noi e sinceramente mi ha fatto veramente soffrire tanto, come tutte le storie di violenza che sentiamo».

«NON BASTANO LE LEGGI»

Sei mamma di due bambine, hai paura per loro pensando al domani?
«Sì, ed è per questo che cerco di fare la mia parte. Sto provando a farlo all’interno di questa associazione e ci credo molto. Amo veramente tanto il territorio in cui abito e facendolo crescere vorrei che un giorno loro riuscissero a restare lì, a crescere su quest’isola che veramente reputo un paradiso. Purtroppo molti di noi ancora non se ne rendono conto e temo per loro. Temo per loro, come per tutti gli altri bambini, perché mi rendo conto che c’è un’escalation di violenza che continua, che parte dalla scuola.

Per quanto riguarda le leggi i progressi sono innegabili, ma non bastano perché è necessario un processo di formazione continua a tappeto, a tutti i livelli, ma partendo soprattutto dai genitori, perché i genitori devono essere educati per poter educare bene i propri figli; per passare poi alla scuola e così al mondo del lavoro. Io penso che questo occorra veramente e basta con il dire che ormai è andato tutto perso, non c’è più nulla da fare, perché è solo un alibi per continuare a stare fermi. È un alibi che trova chi non vuole dare il proprio contributo. Ma è sbagliatissimo, perché possiamo fare sempre qualcosa e noi vogliamo anche dimostrare questo. In un anno abbiamo cercato di portare avanti tante piccole iniziative, veramente con poco. Abbiamo imparato a “friggere i pesci con l’acqua”, come si suol dire, e ne siamo fieri perché ogni volta cerchiamo di lasciare qualcosa. Questo convegno non è l’unica iniziativa che abbiamo pensato».

“ATTIMI DI GENTILEZZA”

Ci puoi anticipare qualcosa senza spoilerare troppo, però, indicarci qualche ingrediente in più per venire a partecipare?
«Sì, noi abbiamo pensato anche a un’altra iniziativa che vorremmo presentare il giorno del convegno. L’abbiamo chiamata “Attimi di gentilezza”. È una campagna fotografica. L’abbiamo potuta realizzare anche grazie al contributo di Leonilda di Viva Fotografie, che quando l’abbiamo contattata ha accettato di lavorare con noi gratuitamente. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo coinvolto i bambini, abbiamo scattato loro delle foto mentre compiono degli atti di gentilezza verso altri bambini. Queste foto le stampiamo e abbiamo intenzione di regalarle innanzitutto alla primaria di Fontana, perché loro possano tutti i giorni guardare quelle foto e pensare a cosa possono fare, quale atto di gentilezza possono compiere nei confronti dei loro amici, perché la gentilezza è veramente come una cura. Va somministrata a piccole gocce, ma ogni giorno. Poi abbiamo intenzione di regalarne altre alla Biblioteca comunale di Serrara Fontana, perché chiunque entri possa guardarle e rendersi conto di quanto anche piccoli gesti possano essere utili per combattere contro la violenza e l’indifferenza. Mostreremo queste foto per la prima volta nel corso del convegno. E’ un altro piccolo nostro contributo che abbiamo voluto dare per riuscire a seminare un po’ di gentilezza in ognuno di quei bambini che hanno partecipato».

EMPATIA E SOLIDARIETA’

Ti faccio una domanda con un po’ uno spirito critico e un po’ no, però capirai. Il calendario dice che il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne, ma bisogna parlarne anche il giorno dopo, il 26, che è un’altra giornata, e quello dopo ancora…
«Mi sembra che la nostra associazione, anche se non in maniera esplicita, comunque riesca ad avere una sorta di linea orizzontale, un po’ di coerenza, almeno dei contenuti che poi ripropone. Il senso è proprio questo: lasciare dopo ogni evento un qualcosa ai bambini, insegnare loro che prendersi cura delle persone è importante, prendersi cura del territorio è importante, e tutti gli eventi sono andati in questa direzione, hanno un unico filo conduttore. Tornati a casa dopo un evento divertirsi sì, ma capire che c’è in ogni momento e in ogni luogo qualcosa che noi possiamo dare agli altri. Insegnarlo anche a loro, perché noi stiamo dedicando tempo e passione, ma mi sto anche arricchendo ed è una cosa che è da provare, che ora sto vivendo in prima persona. Conosci storie, fai nuovi incontri ed è come se crescesse dentro di te veramente quel senso di empatia, di solidarietà che poi ti fa sentire pienamente realizzato. Almeno così è per me come per gli altri soci che compongono la nostra associazione»

Ricordiamo l’appuntamento, gli orari.
«Vi aspettiamo sabato 25 novembre dalle 10.30 al Polifunzionale di Fontana e vi ricordiamo che l’evento sarà trasmesso sulla pagina Facebook Associazione Legami e Radici».

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