giovedì, Ottobre 10, 2024

Cosa resta oggi di Immanuel Kant? riflessioni a 300 anni dalla nascita. Approfondimento.

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Il 22 aprile 1724, in una cittadina di uno Stato che oggi non esiste più, la Prussia orientale, nasceva, quarto di ben undici figli, una tra le personalità più grandi e influenti di tutti i tempi: Immanuel Kant. Precocemente orfano di madre e poco dopo del padre, riuscì a studiare solo grazie ai sostentamenti economici di lontani parenti. In breve tempo dimostrò le sue doti brillanti, amava la fisica e la matematica e, a soli ventisei anni, costruì una teoria sull’origine dell’universo.

Ma nel suo destino c’era la filosofia e, in una stagione della sua vita in cui sarebbe stato docente affermato e pensatore illustre, le avrebbe arrecato una svolta rivoluzionaria.

Tra i banchi di scuola, forse non tutti riescono a comprendere il complesso itinerario filosofico di Immanuel Kant, uomo dall’esistenza elementare ma dalla mente altissima, che oggi avrebbe compiuto ben tre secoli. Non poco influisce il suo aver rappresentato per molti decenni un hipse dixit, una sorta di identificazione assoluta con la filosofia stessa, che il sentire comune percepisce come lontana, eterea, infinitamente al di sopra di noi e i nostri bisogni pragmatici.

Proprio per questa ragione, allora, ci si potrebbe chiedere: perché ricordare oggi Immanuel Kant? Escludendo la motivazione vanesia della celebrazione fine a se stessa, esiste ad oggi una giustificazione sensata ad un simile omaggio? Esiste, ad oggi, qualcosa che Kant ha professato e che ancora influisce sulla nostra storia?

Facendo un salto lontanissimo nel tempo, ci catapultiamo in un ventennio che va dal 1770 al 1790, fondamentale nella storia di Kant e in quella dell’intero pensiero umano; fino a quel momento al centro degli interessi della filosofia vi era stato indagare, cercando di comprendere, sia i meccanismi della natura e del mondo (come la fisica), sia la struttura dell’anima e delle verità di Dio (e in questo si avvicinava alla teologia). In Kant, nel corso di quell’intenso ventennio, va progressivamente maturando la convinzione che l’unico vero oggetto su cui l’indagine razionale poteva portare i suoi frutti era la ragione stessa, che già allora veniva immaginata dal filosofo come qualcosa di molto più esteso di un semplice spazio logico, freddo e vuoto.

Per Kant la ragione poteva sì pensare, indagare, vagliare, ma era in grado anche di immaginare, desiderare, credere, sentire. Tutto ciò di cui fa esperienza l’uomo è un qualcosa di prodotto al suo interno, un’autoaffezione; quel che riproduce e ritrova nel mondo è un riflesso della sua attività logica, emotiva e morale. È un’intuizione enorme e straordinaria, tant’è che da essa non si tornerà più indietro.

L’invenzione della psicologia e la sua convinzione che tutta la realtà si produca all’interno della mente umana; l’evoluzione neuroscientifica e la sua curiosità verso i processi della conoscenza e del desiderio, rappresentano oggi la più consistente eredità del filosofo di Königsberg. Da esse sono nate poi nuove creature, come il counseling, la mindfulness e nuove pratiche meditative che riaccompagnano l’uomo dentro se stesso mostrandogli come, modificando il proprio pensiero, può modificare la realtà.

Un universo di saperi che oggi non esisterebbe senza l’intuizione kantiana di ricondurre la riflessione dell’uomo all’uomo stesso. Ai suoi tempi non era ancora in auge la settorialità dei saperi, e la filosofia costituiva l’unica disciplina teorica e laica che permetteva di interrogarsi sulla realtà nella sua interezza.

Oggi, in una società sempre più computerizzata che sembra non voler cedere spazio al pensiero critico, si ha l’impressione che la sopravvivenza stessa della filosofia non abbia senso, collegandola ad un modo di procedere e operare perduto per sempre; ma, se si guarda tra le piegature, qualsiasi creazione del nostro mondo moderno è figlia di strutture di pensiero ben definite senza le quali niente potrebbe mantenersi in piedi. In particolare, quell’ampio settore di giovani saperi dediti alla cura della persona umana, nulla sarebbe potuto essere senza che fosse mai esistito, trecento anni orsono, Immanuel Kant.

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