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venerdì, Maggio 17, 2024

CORBELLI: E TU, A RO STIV… L’unità di Bacino scarica le colpe della frana sulle vittime

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Dito puntato contro l’alterazione del territorio e i mancati interventi a Casamicciola. Ma poi fa un richiamo ai fondi tagliati e ammette che la stessa Autorità va ristrutturata. E quanto alla mitigazione del rischio…

Gaetano Di Meglio | Il senso dell’audizione di ieri alla camera è condensato in poche parole. Le ha pronunciate un deputato. Dopo tante parole, dopo tanto dire, slide e altri ragionamenti, il succo di tutta l’audizione è quanto richiesto al sindaco Pascale prima di dare la parola al Commissario Legnini.
Sindaco, oltre gli emendamenti, inviateci anche il conteggio aggiornato delle ordinanze di demolizione che ci sono sui vostri comuni, gli abbattimenti realizzati e un aggiornamento anche sul piano di emergenza di protezione civile. Grazie.”
Quasi un’ora e mezza ridotta ad un’unica questione. Unica domanda. Unica curiosità: quante demolizioni avete fatto. E non parliamo di quelle delle giudiziarie che spinge la Procura della Repubblica, ma quelle che dovrebbero realizzare i comuni e che, sempre per amore di verità, sono bloccate da tutte le istanze presentate ai sensi delle prime due leggi di condono.
Ad essere sinceri ci è sembrata una grande perdita di tempo. Una pausa tra un’udienza e l’altra. La fretta di raggiungere il ministro Crosetto alle 16 ha condizionato i tempi e l’attenzione.

La Commissione Ambiente – si legge della descrizione pubblica dell’evento -, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto n. 186 del 2022 recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi eccezionali verificatisi nel territorio dell’isola di Ischia a partire dal 26 novembre 2022 (C. 674 Governo), ha svolto le seguenti audizioni: l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, con la dottoressa Vera Corbelli; il Vice Presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola; il sindaco di Forio, Francesco Del Deo; il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, il Commissario prefettizio di Casamicciola Terme, Simonetta Calcaterra e il Commissario delegato dal Capo del Dipartimento della Protezione civile ad Ischia, Giovanni Legnini.

In questa edizione vi riportiamo quello che è stato l’argomento Ischia alle Camere. Una testimonianza storica che lascia il segno e che, per la prima volta vede il governo impegnato nel riconoscere misure per l’isola. La conversione di questo decreto legge è sicuramente un percorso importante per la storia di una comunità che non si è ancora risvegliata dall’incubo del 26 novembre.
Il vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, ha focalizzato la questione ruoli e, in maniera quanto mai chiara ha evidenziato come il lavoro realizzato all’interno del Decreto Genova (immediatamente dopo il terremoto del 2017, Ischia fu trattata come una Cenerentola, ha detto) fosse un lavoro raffazzonato, sbagliato, inutile e poco coerente: “Siamo chiamati ad affrontare la Babele delle varie competenze, con i comuni, le comunità montane, le province, le città metropolitane, le regioni, i Commissari ai vari dissesti, le strutture di missione, il Ministro dell’Ambiente e poi altri ministeri: secondo voi si può fare una politica per la difesa? In questo modo non è possibile. Non è possibile in tempi normali e a maggior ragione non è possibile in tempi di cambiamenti climatici”.
Un’audizione che merita tre elementi di valutazione.
In primo piano, ed è quello che facciamo in articolo, c’è sicuramente la relazione della dottoressa Vera Corbelli dell’Unità di Bacino che ha affondato il colpo ferale. Una relazione che autoassolve lo stato e accusa le vittime.
In secondo piano, quello che poi alla fine verrà valutato nel dettaglio, ed è la relazione del Commissario Legnini di cui pubblichiamo un ampio stralcio nelle pagine seguenti e le parole dei sindaci e del commissario Calcaterra.

La relazione della dottoressa Vera Corbelli

L’audizione in Commissione Ambiente, come detto, si è aperta con la relazione dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, a cura della dottoressa Vera Corbelli.
Una relazione che è una pezza a colori per l’agire dell’Autorità stessa, ma una triste e rapida ricognizione di alcuni fattori di rischio che meritano di essere affrontati con calma e con equilibrio.
Ascoltando e guardando le slide proiettate, dalle frasi della Corbelli emergono parole non dette. Una sorta di “è colpa loro” che ferisce oltre modo pensando alle 12 vittime che abbiamo appena sepolto.
Un’aggressione verbale e fotografica che merita un riascolto e una rilettura degli atti con più calma.
Perché, se è vero che da una parte la Corbelli punta il dito, dall’altro parla di piani realizzati con scale non adatte, di metodi diversi, di fondi tagliati e, soprattutto di un’Autorità di Bacino da rifondare e ristrutturare. E, allora, il potenziale concorso di colpe tra cittadini e Autorità diventa molto grave e difficile da calcolare in maniera separata.
Chi ha più colpe: il cittadino che si è arrangiato e ha trovato soluzioni per vivere, magari errate, o uno Stato che non riesce a dare risposte e ad essere presente sulle aree più a rischio del Paese?

Se è colpa del cittadino aver modificato il reticolo idrico, che colpe ha l’Autorità del giorno dopo? Le stesse? Magari maggiori?
E veniamo alla relazione della Corbelli: «Tra i 7 distretti in Italia c’è il nostro che è il più esteso con sette regioni. Un distretto che si caratterizza per la diversità, a carattere ideologico, culturale e quindi anche dal luogo a dai toponimi completamente diversi da territorio a territorio. In Europa, come sappiamo, sono 110 distretti, in Italia 7.
Riguardo a questi territori, i piani sono realizzati con una scala a 25.000, 100.000 o 600.000, ma alcuni problemi, come il problema di Ischia, hanno bisogno di un approccio con tipo euristico e non quantitativo.
Cosa abbiamo editato? 12 piani, di cui 2 già redatti. E ci siamo trovati con altri piani realizzati con metodi diversi e a scala diversa. Nel 2018 abbiamo incominciato ad elaborare delle linee guida, anche se a livello nazionale non presenti, per mettere in atto percorsi di gestione del rischio.
Abbiamo avviato, grazie anche al supporto delle università, questi lavori con un approccio multi scalare fino ad arrivare ad una scala di dettaglio a 5000. Certamente questi blocchi sono in stretta correlazione. Questo significa che io in un territorio ho un’idea di tutte le caratteristiche e le criticità che pervengono fino ad una connotazione delle zone a più alto rischio che sono soggette ad un approfondimento».

ALTERATO IL RETICOLO IDROGRAFICO
La Corbelli quindi punta il dito contro l’alterazione dei luoghi: «Dal 2000, Presidente, le Autorità di Bacino non hanno avuto più i fondi destinati alla pianificazione. Il piano di Ischia lo abbiamo aggiornato nel 2015 e come vediamo tutti i territori dei comuni sono soggetti a rischio.
Quanto all’evento dell’anno del 26 novembre, Presidente, il giorno dopo che si è registrato l’evento l’Autorità di Bacino, per i propri compiti, ha avviato subito un sopralluogo. Noi abbiamo riportato quella che è stata l’evoluzione dell’evento registrato.
Parliamo di un territorio, abbiamo detto ad alto rischio, che è caratterizzato da piroclastiche, che poggiano su un tufo come tutto il territorio della Regione Campania.
Come vedremo dopo, Presidente, c’è stata negli anni, poi vediamo come abbiamo ricostruito, una forte alterazione dei luoghi. E’ stato modificato completamente il reticolo idrografico. Hanno realizzato delle opere in qualche modo per regimentare questo materiale che potenzialmente poteva cadere, attraverso delle improbabili opere, tra cui vede, quel tubo. Il tubo che doveva raccogliere il materiale soprastante, ma quel tubo si trova proprio sopra delle case.
Vediamo come si è urbanizzato, non parliamo solo delle case ma di tutte quelle strade, stradine, opere per consentire queste aree, queste abitazioni. Questa è l’evoluzione invece dell’urbanizzato dal 2000 al 2011 e come vediamo negli ultimi anni è aumentato di una decine di case.
Tra le alterazioni del reticolo si vedono delle altre, tra le quali anche un muro a protezione di un vigneto. Questo abbiamo riportato per le case colpite. Quindi c’è stata in maniera silente, Presidente, una modifica dei luoghi deviando poi quello che era il reticolo idrografico di base e quindi alterando tutto ciò che poi c’era, tutto il territorio».

L’ACCUSA AL COMUNE DI CASAMICCIOLA
A questo punto arriva l’accusa al Comune di Casamicciola per i mancati interventi: «Questi sono gli interventi finanziati per il Comune di Casamicciola, e nessuno di questi riguarda l’area dell’evento. Bene, come vede Presidente, qui ci sono degli interventi, dei finanziamenti dal Ministro dell’Interno. Il Ministero dell’Interno però qualche anno fa decise di programmare e di destinare delle risorse a degli interventi da realizzare direttamente dai Comuni. Quindi questi interventi non passano per la Regione, non passano per l’Autorità, non passano per il Ministero dell’Ambiente, ma c’è un rapporto diretto Ministero dell’Interno-Comuni. Di queste risorse non riusciamo a sapere tutto perché non ci vengono date informazioni, ma da quello che abbiamo potuto appurare molte vengono poi utilizzate per strade e per quelle necessità che il Comune presenta. Sugli interventi per i quali l’autorità ha espresso parere, e che sono ancora in fase progettuale, stiamo facendo anche delle verifiche sulle aree interessate da future opere».

LA GESTIONE DEL RISCHIO
La dottoressa poi si pone una domanda che, in verità, ci poniamo anche noi: «Cosa che facciamo per la gestione del rischio? Abbiamo le carte di mitigazione del rischio, siamo a posto?». La risposta è «non è così» e poi chiarisce: «Le carte della pericolosità e del rischio ci danno l’idea di quelle che sono le zone critiche. Negli anni hanno evitato di aumentare il rischio, perché laddove è stato possibile, hanno evitato di costruire. Adesso dobbiamo capire cosa possiamo fare, cosa dobbiamo fare, perché abbiamo tutti gli strumenti per farlo, sia per aggiornare i piani e sia per approcciare il rischio quantitativo in quelle zone ad alta priorità. Servono i fondi, bisogna strutturare le Autorità, ristrutturare le Autorità dei Bacini in termini di risorse umane e di risorse economiche, far sì che la protezione civile faccia la parte d’emergenza, che è giusto così, ma le Autorità di Bacino attraverso i piani devono poter controllare il territorio attraverso un percorso organico e sistemico».

1 COMMENT

  1. Per la serie
    Esopo news

    Ognuno per se stesso e Dio per tutti! (sesto commento uguale)

    Alla presidente dell’autorità di bacino distrettuale (tutto assolutamente minuscolo
    e, se possibile, sbarrato) dell’Appennino Meridionale farei una sola domanda: “Cosa sarebbe cambiato se la suddetta “autorità di bacino distrettuale (tutto assolutamente minuscolo e, se possibile, sbarrato) dell’Appennino Meridionale” non fosse proprio esistita?”
    Poiché sono buono e capisco il conflitto tra din din + potere / la verità + la salute giudiziaria, suggerisco anche la riposta: “NIENTE (tranne il fatto che lo Stato avrebbe risparmiato una montagna di soldi)”.

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