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mercoledì, Maggio 1, 2024

Batosta da 225mila euro, il Comune di Forio ottiene la sospensiva

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Ugo De Rosa | Il Comune di Forio ha appellato la sentenza del Tar che lo condannava al pagamento di ben 225mila euro quali interessi su un vecchio debito risalente agli anni ’90. E ha ottenuto dal Consiglio di Stato la sospensione della sentenza. Tutto è rinviato dunque a marzo del prossimo anno, all’udienza di trattazione del merito.
Il debito risale peraltro all’epoca della gestione commissariale di liquidazione, essendo stato il Comune dichiarato in stato di dissesto. E all’epoca ammontava alla bellezze di 3 miliardi di lire. Ammesso il debito alla massa passiva, all’originario creditore Alessandro Iacono era stata liquidata solo la sorta capitale, ma non gli interessi. Il che ha dato vita a un contenzioso che si è trascinato negli anni.

Il creditore originario, nel frattempo deceduto, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo ai danni del Comune e ben due sentenze del tribunale civile, di cui la seconda confermata in appello.
Il mancato pagamento degli interessi ha infatti indotto gli eredi Giuseppe, Carlo, Domenico e Mariano Iacono a citare il Comune dinanzi alla giustizia amministrativa per ottenere l’integrale esecuzione del decreto ingiuntivo del 4.1.1993, rinotificato in forma esecutiva in data 4.4.2016, e della sentenza del Tribunale civile di Napoli del 8.2/25.3.1995, rinotificata in forma esecutiva in data 7.4.2016, passata in giudicato, per essere stata confermata in appello con sentenza del 4.6/13.6.1997 della Corte di appello di Napoli.
Il Comune si è difeso dinanzi al Tar eccependo una serie di motivazioni, ma è stata accolta parzialmente quella relativa alla prescrizione. In sostanza i giudici hanno ritenuto prescritti solo gli interessi precedenti al 1996. Ritenuta fondata l’eccezione di parziale compensazione delle somme dovute per il controcredito vantato dall’Ente per il mancato pagamento da parte dei ricorrenti delle spese legali in giudizi che li avevano visti soccombenti.

Una “magra” consolazione per il Comune. Dei 250.378 euro e spiccioli dovuti, nella sentenza di primo grado ne sono stati “limati” 25mila.
La batosta si è concretizzata dunque nella condanna al pagamento di 225.283,17 euro.
Di qui l’appello al Consiglio di Stato per la riforma previa sospensione della sentenza. Nel “disperato” tentativo di risparmiare alle casse comunali quel salasso.
Il collegio della Quinta Sezione, dopo aver respinto la richiesta del Comune di differimento dell’udienza per impedimento del difensore, «stante l’opposizione manifestata dal difensore degli appellati», come detto ha accolto l’istanza cautelare di sospensiva.

Nell’ordinanza si legge: «Ritenuto che l’invocata misura della sospensione dell’esecutività della sentenza (resa in sede di ottemperanza) appellata, in ragione della pluralità dei motivi di gravame svolti con l’appello principale, meritevoli di approfondimento nella sede propria del merito, al pari di quanto dedotto con l’appello incidentale, è assistita dalla prospettazione di non irragionevoli esigenze cautelari, correlate all’utilizzo di risorse finanziarie pubbliche».
In questa fase ha dunque prevalso l’interesse pubblico di tutela delle risorse economiche dell’Ente. Una boccata d’ossigeno, per il momento. I 225mila euro restano in ballo e la parola decisiva sarà pronunciata nella camera di consiglio per la trattazione del merito, fissata per il 26 marzo 2024.

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