La POLPA E L’OSSO di Francesco Rispoli | Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele. L. A. Seneca
Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna.
G. Leopardi, Canto notturno di
un pastore errante per l’Asia
Umberto Galimberti ha così descritto il viandante e la sua etica: «senza meta e senza punti di partenza e di arrivo, come riferimento ad una umanità a cui la tecnica ha consegnato un futuro imprevedibile». Il viaggiatore invece percorre una via per arrivare a una meta. Con un’avvertenza: «non si legga l’etica del viandante come anarchica erranza. Il nomadismo e la capacità di disertare le prospettive escatologiche per abitare il mondo nella casualità della sua innocenza, non pregiudicata da alcuna anticipazione di senso, dove è l’accadimento stesso, l’accadimento non iscritto nella prospettiva di senso finale, della meta o del progetto, a porgere il suo senso provvisorio, all’interno del quale occorre prendere le nostre decisioni a partire da come le cose si presentano e con i mezzi al momento a nostra disposizione. (…) L’etica del viandante anticipa questi pensieri» (L’etica del viandante, 2023).
Le figure del viaggiatore e del viandante rimandano a due sguardi necessari per affrontare viaggi – oggi più che mai – pieni di incertezze, percorsi insicuri, pieni di inciampi e di ricominciamenti.
Quelli che il viandante incontra nel viaggio, diventano un vero e proprio materiale di esperienza e di progetto. Per meglio comprendere il senso dell’esperienza, «conviene rifarsi alla lingua tedesca e alla differenza che essa conosce tra Erlebnis ed Erfahrung (…). Nell’idea di Erlebnis sta tipicamente un’impronta di immediatezza: essa deriva dal verbo Erleben, che propriamente significa “essere in vita (Leben) mentre una cosa succede” (es.: guardo in televisione il servizio su Gaza, ndr). Erfahrung proviene invece da Erfahren: “passare attraverso” (es.: sono a Gaza sotto le bombe, ndr). Essa intende sia il movimento stesso, sia il suo risultato» (P. Jedlowski, Il sapere dell’esperienza, 1994).