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venerdì, Maggio 10, 2024

TENDENZA “ARANCIO SCURO” SINO A PRIMAVERA? | Attori e Spettatori di Anna Fermo

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Emergenza Covid-19: torna il sole e con lui la rinnovata ipotesi di un nuovo lockdown … Ok CDM al decreto “Stop spostamenti fino al 27 marzo” e adesso sul tavolo tre piani per un nuovo lockdown a partire dal 25 febbraio.

Dopo essere retrocessi in zona arancione, ecco arrivare una nuova doccia gelata con il primo provvedimento targato Draghi. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il decreto legge Covid che proroga il divieto di spostamenti tra Regioni fino al 27 marzo. Sono chiaramente fatti salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute, così come resta comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. Tra le novità previste dal decreto, anche lo stop agli spostamenti in zona rossa verso abitazioni private. Resta invece nelle zone gialle e arancioni la possibilità, una sola volta al giorno, di spostarsi tra le 5.00 e le 22.00 verso un’altra abitazione privata abitata, tra le 5 e le 22, in massimo due persone, con i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale) e le persone conviventi disabili o non autosufficienti. Nelle zone arancioni, per i Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, sono consentiti gli spostamenti anche verso Comuni diversi, purché entro i 30 chilometri dai confini.

Si tratta in sintesi del divieto di spostarsi fino a primavera nell’intento di arginare la diffusione del Coronavirus e ridurre soprattutto i rischi legati alle varianti Covid che davvero non ci stanno dando tregua: quella inglese, la brasiliana e la sudafricana. 

“L’inglese è più diffusa e diventerà dominante, ma dobbiamo fare di tutto per limitare le altre”, ha detto Silvio Brusaferro dell’ Iss confermando che “nella migliore delle stime è emerso che l’aumento di trasmissibilità della variante Uk è del 39% ma con un range molto vario sul territorio, ciò vuol dire che la Uk si trasmette il 39% in più” e non solo.

Essa richiede di immunizzare ben oltre il 70% della popolazione, almeno il 75-80%. “Nelle Regioni dove si è registrato un rapido aumento dei casi come Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province autonome di Trento e Bolzano, le varianti di Sars-Cov-2 sarebbero, secondo le simulazioni sull’andamento dei ricoverati, già tra il 40% e il 50% del totale dei positivi. Questo trend è in aumento”. A dirlo è Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr. In effetti si teme un picco per la metà di marzo.

D’altro canto, è la terza settimana che si registrano segnali di tendenza ad un graduale incremento nell’evoluzione epidemiologica generale, cosa che sta richiedendo misure di mitigazione nazionali e puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione.

“Un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per COVID-19 in area critica”, come è stato giustamente osservato. Ecco perché è fondamentale che evitare tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo a meno che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile.

Il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, secondo quanto si apprende, ieri ha illustrato, in Consiglio dei ministri, le proposte messe a punto dalle regioni per la gestione dell’emergenza Covid, ovvero quelle da inserire nel prossimo Dpcm (ricordiamo che quello attualmente in vigore scadrà il 5 marzo). Le Regioni chiedono misure nazionali di base «omogenee, come avviene nel resto del mondo, che superino l’attuale zonizzazione», salvo prevedere misure più stringenti per specifici contesti territoriali laddove i parametri rilevino significativi scostamenti.

Tra le proposte avanzate dai governatori al governo c’è chiaramente anche quella che riguarda ristori più rapidi e tempestivi, a qualsiasi livello, per le attività economiche che vengono colpite dalle misure restrittive adottate sia a livello nazionale, sia locale. «In via strutturale, lo stesso provvedimento che introduce restrizioni per il Paese e poi restrizioni particolari per singoli territori – si legge nel documento approvato dalla Conferenza – deve anche attivare gli indennizzi e salvaguardare le responsabilità, garantendo la contestualità a prescindere da chi adotta il provvedimento». I presidenti di Regione hanno chiesto di inserire nella cabina di regia politica – non quella del monitoraggio del contagio – anche i ministri economici «al fine di dosare gli impatti delle decisioni sui cittadini e le imprese». Le Regioni chiedono poi di accelerare decisamente nella  campagna vaccinale, tassello strategico nella partita contro il Covid, reperendo le dosi necessarie, e collegando il problema ai criteri che hanno regolato finora i colori, in primo luogo l’inesorabile Rt, l’indice di trasmissibilità. Il dossier vaccini tra l’altro sarà  al centro del Consiglio europeo straordinario sulla risposta Ue al Covid, in agenda per il 25 e 26 febbraio e siamo certi che il nuovo Dpcm terrà conto anche degli esiti di questo incontro.

Sempre su questo fronte della lotta alla pandemia la Conferenza delle Regioni ha sottoscritto finalmente  con i medici di medicina generale il protocollo d’intesa legato al contributo che daranno alla campagna vaccinale: l’accordo mette a disposizione un potenziale di 44 mila medici, pronti a somministrare dosi anti-Covid, ma il nodo da sciogliere restano ancora i carichi in arrivo da Pfizer, Moderna e AstraZeneca, decisamente troppo scarsi per far lavorare la macchina a pieno regime.

Ad ogni modo, tutto allo stato fa presagire che un nuovo provvedimento draconiano di qui a qualche giorno potrebbe davvero portare tutto il Paese in una zona arancione rafforzata, o c.d. “arancione scuro”. Una sorta di lockdown soft (non come quello del marzo scorso) per qualche settimana allo scopo di fermare l’avanzata delle varianti e la ripresa dell’epidemia.

Il Nuovo governo Draghi starebbe proprio in queste ore valutando quale decisione assumere dinanzi all’unica alternativa possibile: chiusure, ancora dopo un anno di sacrifici. 

Non a caso, il piano per portare tutta l’Italia in zona arancione scuro è stato anticipato proprio dal presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini: “Io credo che sarebbe il caso, nelle prossime ore, di trovarci tra governo e regioni, per capire se non valga la pena una restrizione per qualche settimana omogenea cercando anche di andare a rivedere le regole perché per esempio quello dei bar e ristoranti é il settore più penalizzato di tutti”. Secondo Bonaccini il sistema dei colori “ha avuto una sua validità nei mesi precedenti. Ho l’impressione – sostiene Bonaccini che non l’arrivo delle varianti (Covid-19, ndr) vada fatta una valutazione diversa. Si rischia un saliscendi che dà preoccupazione. Siccome le varianti circolano in tutta Italia, anche nelle regioni in giallo i parametri stanno peggiorando, credo sarebbe il caso nelle prossime ore o giorni di trovarci tra governo e Regioni”.  La proposta della zona arancione per qualche settimana allo scopo di arginare le varianti prevede che si cambi il sistema delle aperture e delle chiusure che disorientano i cittadini e penalizzano i titolari degli esercizi commerciali.

Sul tavolo ci sarebbero tre ipotesi di piani di restrizioni da varare in tutta Italia a partire dal 25 febbraio per questo lockdown soft: 

  • La prima ipotesi prevede la sospensione del sistema di zone gialle, arancioni, rosse e bianche per portare una stretta da zona arancione scuro dal lunedì al venerdì, vietando così tutto quello che già è vietato nelle zone arancioni; nel fine settimana la stretta andrebbe rafforzata chiudendo i centri commerciali oltre a bar e ristoranti;
  • La seconda ipotesi invece prevede il modello Natale: nei feriali tutta l’Italia in arancione e fine settimana in rosso lockdown. Quindi dal lunedì al venerdì ristoranti e bar chiusi tutto il giorno. Ferma restando la possibilità di asporto fino alle 18 e il delivery senza restrizioni;
  • La terza ipotesi è quella più radicale e prevede anche la chiusura delle scuole: materne, asili ed elementari; sarebbe la prima opzione se il piano più light delle regioni o quello modello stretta natalizia dello stesso governo non dovessero funzionare.

Quel che sarà deciso ci dovrà trovare pronti ad essere recepito. Questo non è tempo per protestare! Questo è il momento, di sicuro l’ennesimo, in cui ci viene chiesto di dare il nostro contributo affinché si riesca finalmente a venir fuori da questa pandemia. Ischia con molta probabilità oggi si sente un’isola felice, per i numeri molto bassi di contagi registratisi negli ultimi mesi, eppure, non deve sottovalutare affatto quanto sta accadendo in terra ferma. La situazione è davvero preoccupante o quanto meno da non sottovalutare!

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